Una roccia di marna, biancastra, dalle curve dolci, si immerge in un mare profondo, il cui orizzonte coincide con l’ultimo sguardo. Il profumo delle onde accompagna una scenografia senza tempo, in continuo movimento: dalla “platea”, e dagli ulivi sotto cui l’osservatore trova ristoro, si apre l’infinito. Tutto ricorda un antico teatro greco, privato delle quinte. Sulla scena, un parallelismo curioso tra opere d’arte e natura.
Si chiama White Wall. L’ideatore è un giovane curatore siciliano, Giuseppe Alletto, coadiuvato da una squadra di architetti itineranti, gli “Arch.It.Lab” di Agrigento.
Alletto, calpestando le zolle calde sotto il sole siciliano di luglio, ispirato da una musa tanto cara, declama queste dichiarazioni, che sembrano quasi in versi: “White Wall è un parco dedicato all’arte contemporanea, sito in aperta campagna e affacciato sul mare siciliano. Un panorama mozzafiato dalla sommità della suggestiva Scala dei Turchi di Realmonte, a due passi da Agrigento e dalla sua famosa Valle dei Templi. Questo luogo è pensato per far dialogare l’arte contemporanea con il paesaggio, l’operato dell’uomo con la natura; un luogo del sublime, proiettato su un assolato Mediterraneo carico di mito, storia e cronaca”.
Purtroppo anche cronaca, nera. Mi chiedo come si concepisca, o si modelli, la curatela in White Wall. E lui, prontamente: “La curatela viene intesa come opera d’arte allo stesso tempo individuale e collettiva. Individuale perché proviene dalla visione di un singolo individuo, in questo caso me stesso che ha visto in uno spazio inutilizzato, ma dal panorama meraviglioso, un potenziale contenitore di opere ed esperienze artistiche; inoltre la scelta di un luogo così significativo per la storia della mia famiglia vale come riflessione su me stesso, sulle mie origini; d’altra parte l’opera che scaturisce dalla curatela stessa, cioè l’evento, il progetto nella sua totalità, ha una natura collettiva in quanto vi partecipano non solo gli artisti, ma anche tutti gli altri operatori che danno la possibilità all’evento di concretizzarsi e alla mia idea iniziale di inverarsi“.
Ebbene, arte e natura. Difficile binomio, almeno qui ad Agrigento. Ci sono voluti sessant’anni di cemento prima che nascesse una coscienza estetica in provincia. Il cattivo gusto, il quale ha governato senza alcuna ribellione da parte delle generazioni che si sono succedute, dimostra la sua profonda depravazione nelle ferite della città. “Il rapporto tra arte e natura e, più in generale tra uomo e natura -continua Alletto-, è una delle chiavi interpretative fondamentali per comprendere il senso del progetto Scala dei Turchi White Wall. Come curatore ho chiesto agli artisti di creare le loro opere (quasi tutte site-specific) a partire dalle peculiarità del luogo in cui esse sarebbero state installate; peculiarità non solo naturalistiche, ma anche storiche, e, perché no, letterarie, mitologiche, antropologiche e così via. Il sogno dei partecipanti al progetto White Wall sarebbe quello di farsi portavoce, attraverso l’arte, di un nuovo modo di intendere il rapporto con il territorio, in particolare quello delle coste del sud Italia, così martoritate dalla cementificazione selvaggia e dall’abusivismo. Al cemento noi vogliamo sostituire l’arte, la bellezza e il senso del ripetto per l’ambiente”.
Rispetto profondo anche dell’identità? “L’idea nasce dalla volontà di perseguire una via mediterranea all’arte contemporanea, cioè un approccio mediterraneo alla materia, lontano da ogni tentazione esterofila di emulazione di modelli elaborati da altri e da qualsiasi pseudo-internazionalismo fine a se stesso che distrugge ogni autentica espressione del territorio. Noi di Scala dei Turchi White Wall crediamo invece nella necessità di dar vita a una concezione siciliana e mediterreanea in senso lato dell’espressione contemporanea”.
Sono previste anche residenze per artisti? Ambienti non asettici, con un tocco di localismo… “Sì, le residenze constano di due appartamenti che si affacciano direttamente sulla piazza principale di Realmonte. Anche nel caso delle residenze abbiamo deciso di non adeguarci a nessun standard proveniente o, per meglio dire, imposto dal design dominante. Le residenze si presentano come le tipiche case degli anziani del Sud Italia, caratterizzate da quello starno gusto che accosta oggetti antichi o della tradizione e chincaglieria kitsch di oggi. In questo contesto andranno a inserirsi delle opere d’arte di alcuni degli artisti partecipanti a questa prima edizione di White Wall, creando all’interno degli appartamenti un cortocircuito cronologico ed estetico assolutamente surreale”.
Dario Orphée La Mendola
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White Wall
presentazione 17 luglio 2016
Sala consiliare di Realmonte (Ag)
a cura di Giuseppe Alletto
Foto Scala dei Turchi: Michele Lombardo
Foto ritratto di Giuseppe Alletto: Giusi Sciortino