Watershed è “la metafora fluida”, è “il tempo lento”, «è il crossover il diktat attuale dell’arte. (…) una sorta di espressioni, di messaggi leggeri e forti insieme», secondo quanto scrive Giusy Caroppo, curatore generale del progetto, che ha coinvolto un carnet di artisti di chiara fama (Jan Fabre, NIO Architecten, Birgert&Bergström, Guillermina De Gennaro, Luigi Presicce, Sarah Ciracì, Compagnia delle Formiche/Teatro dei Borgia) in una serie di interventi ospitati da alcuni Paesi europei (Italia, Paesi Bassi, Belgio, Svezia) tra il 2012 e il 2013.
Tema centrale è l’acqua, intesa quale fonte di vita, ma soprattutto di scambio e d’interconnessione tra i molteplici linguaggi della dimensione estetica: teatro-danza, architettura, arti visive, video art, integrati da dibattiti reali e virtuali, residenze d’artista.
A documentare l’intero progetto è un interessante cofanetto-oggetto che ha già destato molta attenzione critica, articolato in una sezione di raccolta di immagini rappresentative dei lavori istallati e dei momenti performativi, sette cataloghi relativi ai singoli interventi ed in un’opera-video originale allegata.
Dalla presentazione dell’evento e delle sue sedi espositive, si passa ad una conversazione con Maurice Nio sull’architettura, legata all’urbanistica, al sociale, all’intervento nel contesto ambientale e paesaggistico, sino al dialogo tra Pietro Marino e Guillermina De Gennaro, la cui istallazione “Volver sin volver” riflette sull’effimero, sulla fugacità del viaggio, sulla fragilità della memoria nel processo cognitivo di acquisizioni identitarie. Se Anna Maria Giannone conversa con Giampiero Borgia – Compagnia delle Formiche -, Birgert&Bergström raccontano di come parlare di acqua implichi l’idea del continuo mutamento, carattere che deve esser rispettato dall’opera d’arte che vuole relazionarsi a tale elemento; mentre Francesca De Filippi si interfaccia con Luigi Presicce e Lorenzo Madaro con Sarah Ciracì. L’uno rivisita la storia sacra per realizzare una performance che concilia mito, religione, folklore, iconografia classica, rilette alla luce della sua visione contemporanea, sempre rapportata ad un luogo ed un tempo ben definiti, sebbene l’intervento porti con sé un’aura di atemporalità. L’altra si sofferma sull’idea di mediterraneità in “Watershed / dove c’è vita, c’è acqua”, opera-video che lascia spazio agli interventi di libera recitazione di Maurice Nio, Filippo Timi, Nichi Vendola, tutti dedicati alla potenza creatrice dell’acqua. Quella stessa potenza e libertà creativa che Jan Fabre esalta con “Art is a Medusa”, che mira ad ispirare immaginazione e fantasia, a «curare le ferite della mente» e che permettere all’arte di esprimere il suo potenziale salvifico.