La pop art è un modo di amare le cose (Andy Wahrol)
Warhol, la mostra che copre trent’anni di produzione del Maestro della Pop Art, è la storia dell’artista raccontata attraverso gli occhi del collezionista Peter Brant. Intimo amico di Andy Warhol e curatore della mostra, insieme al critico d’arte Francesco Bonami, è infatti appena ventenne quando nel 1967 acquista la sua prima opera dell’artista, un disegno della famosa Campbell’s Soup, iniziando così quella che sarebbe diventata una delle più importanti collezioni d’arte contemporanea del mondo. Sono oltre centocinquanta le opere in prestito dalla Brant Foundation ed esposte a Palazzo Reale di Milano. Ed è attraverso questa collezione che è possibile conoscere il percorso artistico di Andy Warhol dagli esordi come illustratore fino all’ultima mostra di Milano nel 1987 poco prima di morire.
Le prime sale del percorso espositivo sono dedicate ai disegni da illustratore e ad una ricca serie di disegni della metà degli anni Cinquanta che ripercorre la passione di Warhol per la moda. Nelle sale successive si passa alle sperimentazioni con la serigrafia dove in un primo momento utilizzò le strisce dei fumetti dei quotidiani, passando poi alle scatole di zuppa fino ai biglietti da un dollaro, da queste seguiranno tutte le altre sue serigrafie. La ripetizione serigrafica era il suo metodo di raccontare il reale che lo circondava trasformando il quotidiano e l’eccellenza in opera d’arte. Il soggetto veniva ripetuto fino a perdere il proprio significato, divi del cinema e personaggi della politica, bottiglie di Coca Cola, scatole di zuppa e di detersivo, autoritratti,… tutti venivano trattati da Warhol democraticamente trasformandoli in capolavori artistici, in icone. L’arte potè così essere consumata come un qualsiasi altro prodotto commerciale. Nelle sale di palazzo Reale sono presenti le sue opere più famose come il grande ritratto di Mao Tse Tung, i fiori e uno dei suoi maggiori capolavori, Blue Shot Marilyn, il ritratto della famosa attrice americana con in mezzo agli occhi il segno restaurato di un dei colpi di pistola esploso da un’amica dell’artista nel 1964. Né tralascia, Warhol, aspetti drammatici della società americana, con le raffigurazioni della sedia elettrica delle esecuzioni capitali, le Electric Chairs. Attraversando capolavori e opere altrettanto sorprendenti ma meno conosciute, come una serie di Polaroid (tutte originali) che Warhol scatta in modo compulsivo negli anni 70 durante le feste mondane alle quali partecipa, ritratti di personaggi famosi nonché suoi amici e opere particolari come le Ossidazioni e le Shodow ombre rosse e nere che creano uno spazio, forme organiche che sono un negativo rosso in un ambiente nero, il tentativo dell’artista di venire a patti con l’Espressionismo Astratto che era il movimento nato prima della Pop Art, si arriva all’ultima grande sala con le spettacolari Ultime Cene di Leonardo, presentate proprio a Milano nel 1987 e qui riproposte.
La mostra è prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group.
Palazzo Reale Piazza del Duomo, 12, Milano
24 ottobre 2013 – 9 marzo 2014