Gli artisti siciliani Sasha Vinci e Maria Grazia Galesi inaugurano con La Terra dei Fiori a cura di Daniele Capra i nuovi spazi milanesi in Piazza Caiazzo della aA29 Project Room.
La Terra dei Fiori è una vera summa dei disegni, delle immagini della performance, del video e del film realizzati in occasione della performance e della mostra tenutesi alla Reggia di Caserta nella primavera 2017. Progetto complesso, maturato in più passaggi, denso della consapevolezza del potere salvifico e taumaturgico dell’arte, La Terra dei Fiori racconta le possibilità simboliche di rigenerazione dei luoghi dell’abbandono, della dimenticanza, dell’offesa.
L’epilogo milanese offre ora l’occasione di poter fruire in altro tempo ed in altro luogo, attraverso foto e video, dell’azione cui Vinci/Galesi hanno dato vita insieme con due gruppi di bardatori di Scicli ed un frisone nero in quel gioiello inarrivabile per splendore e pregevolezza che è la Reggia di Caserta. La coppia siciliana ha celato la propria precipua fisionomia negli avvolgenti mantelli realizzati con la tradizionale tecnica dell’infiorata di Scicli per l’appunto ed adorni dei fiori coltivati e raccolti nella terra dei fuochi che ora torna ad essere terra dei fiori: mantelli che divengono dunque prodigi fiammanti, simulacri di bellezza, di gentilezza, che nella meraviglia della loro tavolozza sinestetica ben rivelano l’anelito ad un’anima vergine, ad una rinascita, ad una creazione e ri-creazione.
La Terra dei Fiori diviene dunque l’occasione per poter approfondire con Vinci/Galesi non solamente i fondamenti della mostra stessa ma della loro opera e della loro poetica tutta.
Serena Ribaudo. Le tradizioni e la poesia di Sicilia sono moventi imprescindibili della vostra opera. Come la natia Scicli ha dunque nutrito la creatività del duo Vinci/Galesi?
Vinci/Galesi. Ogni città è rappresentata dalla sensibilità delle persone che la abitano.Scicli è per noi il luogo della meraviglia, della creazione, delle attese, delle tradizioni, la città della memoria e dell’infanzia; ma è anche il luogo delle contraddizioni, dei contrasti, delle problematiche sociali, civili e politiche.Scicli è la città in cui la luce permea tutto, rende poetico il paesaggio e delinea i volumi delle splendide architetture barocche. Ma l’eccessivo bagliore può anche essere un elemento accecante, che rischia di rendere gli occhi insensibili, di chiudere lo sguardo sul presente, sulla contemporaneità. Lasciando l’iride riposare all’ombra di un passato confortevole e rassicurante. Noi a Scicli immaginiamo mondi possibili, in cui l’arte tenta di lenire le paure verso il cambiamento, il nuovo, l’attuale, per educare ad una visione alternativa del proprio domani.
Infatti, dal 2008 ad oggi, attraverso la realtà indipendente Site Specific abbiamo cercato di colmare il divario con la contemporaneità, promuovendo progetti dinamici che interagiscono con spazi differenti nel tentativo continuo di trasformare la città in un Teatro Vivo. Le nostre idee e la realizzazione dei nostri progetti sono da considerarsi come un’azione civile, il cui fine è innescare un confronto autentico con il pubblico, con altre associazioni e con le istituzioni del territorio. L’azione civile ha trovato la sua sincera espressione nella collaborazione con due gruppi di bardatori, Le Milizie e Balicu & Pagghiara, legati all’infiorata sciclitana.La forza e l’unicità di questa tradizione sono state per noi la fonte di ispirazione che ha portato alla genesi della poetica del fiore. A questo delicato elemento naturale abbiamo conferito una nuova dimensione concettuale legata al mondo dell’arte contemporanea, senza però rimanere imbrigliati nelle maglie del folklore.
Lo splendore transeunte e la ricca simbologia del fiore, nel vostro lavoro, si sposano ad un valore sociale e di legame con la collettività. Potreste meglio approfondirci questo aspetto?
Negli ultimi anni la nostra ricerca si è legata in modo inaspettato all’estetica complessa del fiore, alla sua effimera vita e al suo veloce disfacimento. Il fiore diventa simbolo di unione, sintesi dinamica di un universo doppio, nota mancante capace di creare armonia tra due differenti ricerche, che si esaltano e si completano a vicenda, affermando la dignità di ogni singola personalità. Questa presenza naturale eletta a simbolo del contemporaneo è una materia vivente che trasforma e anima; un elemento in grado di ricucire le ferite sociali e farsi carico delle mancanze dell’uomo là dove c’è abbandono e negligenza morale. Un’ “arma” per dissentire alla distorsione politica e culturale del nostro tempo e creare un’indagine volta ad esaltare il senso di pluralità. L’ideale che incarna il fiore è la sublimazione e l’esaltazione di quei sentimenti che rendono tutti gli esseri uguali, senza distinzione etniche, sessuali, sociali o religiose. Dietro ogni opera che creiamo, ogni performance, si cela il vissuto di tutte le persone che ne hanno fatto parte. Tutti noi siamo abituati a pensare ad una performance come atto in sé, che si rivela e si compie in un particolare tempo e in un particolare luogo: in realtà per noi rappresenta solo l’atto finale. L’azione nasce molto prima. La genesi è il momento in cui l’opera si apre non solo agli artisti, ma richiama a sé le persone, innescando in modo spontaneo un dialogo e un confronto tra i differenti partecipanti, dalle differenti personalità e ideologie. Durante questo processo di scambio e condivisione scaturisce l’inatteso: arte e collettività si combinano in un atto che amiamo chiamare performance culturale.
Come nasce il progetto de La Terra dei Fiori alla Reggia di Caserta?
Caserta, Via Ferrante, Radici Clandestine, tre bionde doppio malto, due artisti, un gallerista. Si parla della città. Parliamo di noi. All’improvviso, casualità, intuizione, l’idea…”La terra dei fiori”. In questo modo, assolutamente spontaneo e sincero, abbiamo iniziato a discutere del progetto. Una notte fortunata quella trascorsa in via Ferrante. Fortunato l’incontro con Gerardo Giurin e Andrea Esposito della galleria aA29 Project Room, che hanno accolto con passione l’idea rendendo possibile la realizzazione di un progetto articolato e complesso. Infatti, il giorno seguente, in collaborazione con Antonio Napoletano e Gregorio Vecchione, abbiamo stilato una formale richiesta presentata ai dirigenti del luogo scelto: la Reggia di Caserta. Poche settimane dopo, il direttore dott. Mauro Felicori e il responsabile delle attività culturali dott. Vincenzo Mazzarella, esprimevano il loro entusiasmo approvando il progetto. Il 20 maggio 2017 si inaugurava La terra dei fiori.
Preziosa la collaborazione con Gabi Scardi, che ha scritto i testi critici per La Terra dei Fiori e il curatore Daniele Capra, che con impegno e dedizione ha seguito tutte le fasi del progetto, e con cui abbiamo instaurato un ottimo rapporto professionale e di amicizia. La Terra dei Fiori non si conclude con la mostra e la performance presentate alla Reggia di Caserta, ma le nostre idee sono in continuo divenire, mutano e si evolvono in relazione alla crescita a alla conoscenza della città e dei suoi abitanti. Infatti grazie alla costante collaborazione con aA29 continuiamo a vivere la realtà casertana, aggiungendo di volta in volta nuovi tasselli alla nostra ricerca.
“(…) A tutto questo” scrive Daniele Capra “si contrappone il rigoglioso germogliare della natura, elemento di meraviglia, espressione della volontaria ricerca di riscatto. E’ il tentativo di inversione, l’espressione della necessità di superare l’impasse della situazione attuale che l’arte deve compiere”. E’ quindi La Terra dei Fiori una contro mitologia, un atto di riscatto, un manifesto di resilienza?
Reagiamo alle deformazioni del nostro tempo osservando con sensibilità e positività le opportunità che la realtà ci offre. La nostra ricerca, in particolare La terra dei fiori, è un elogio alla resilienza. Un progetto che ci incoraggia a reagire di fronte alle sofferenze che si incontrano durante l’esistenza. Parla di forza d’animo, una forza irresistibile che ci rende imbattibili di fronte alle avversità, capace di contrastare i dolori che l’uomo infligge al suo Habitat e alla sua Humanitas.La terra dei fiori ci esorta ad ampliare il nostro punto di vista, per educarci ad apprendere nuovi codici di comportamento civile che possono innescare un cambiamento, far fiorire un futuro possibile.
Quali i vostri prossimi progetti?
Giorno 8 febbraio sarà inaugurato, presso la nuova sede milanese della galleria aA29 Project Room, l’epilogo del progetto La Terra dei Fiori, che raccoglie i disegni, le immagini della performance, il video e il film realizzati in occasione della personale ospitata dalla Reggia di Caserta. Un ultimo atto per raccontare come l’arte possa essere un dispositivo politico per esigere riscatto e liberazione. A Maggio, grazie al premio vinto ad Art Verona 2017, il “Sustainable Art Prize” indetto dall’Università Ca’ Foscari, avremo il piacere di vivere un periodo di residenza a Venezia, con l’opportunità di conoscere le comunità locali, affrontare nuove esperienze, sviluppare una nuova ricerca e creare un nuovo progetto.
Sasha Vinci e Maria Grazia Galesi
La Terra dei Fiori
Info:/http://www.aa29.it