In occasione dell’Open House Wien l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna ospita una personale del fotografo Andrea Lunghi. A sceglierlo per rappresentare l’Italia durante una delle maggiori vetrine artistiche internazionali è stato il direttore dell’Istituto stesso, Fabrizio Iurlano. La mostra è stata inaugurata sabato scorso e rimarrà visitabile a Palazzo Sternberg sino al prossimo 7 novembre.
«Il lavoro di Andrea Lunghi – ha esordito Iurlano – si concentra sul territorio a lui più vicino. Non ha avuto la necessità di spostarsi in grandi centri urbani o verso destinazioni esotiche per parlare un linguaggio contemporaneo in maniera universale. E Luigi Ghirri che a sua volta è stato accolto da questi saloni, ha fatto lo stesso indagando la periferia emiliana». L’esposizione che conta diciassette composizioni per una quarantina di scatti, prende il nome da una delle due serie fotografiche che Lunghi ha presentato la scorsa estate all’Isola d’Elba: Tacet, un elogio al silenzio per riscoprirsi esseri pensanti e articolati, per valutare i propri limiti, un’ode alla capacità di ascolto che l’uomo modernosta perdendo progressivamente abbandonandosi a rumori inconcludenti. «Tacet traduce in immagini il senso del silenzio e coglie i dettagli di un tempo trascorso – ha proseguito Lunghi – Dal Tavolo di Hervé Guibert agli ambienti frugali dell’Eremo di Santa Caterina che hanno accolto oltre duecento intellettuali provenienti da ogni angolo del mondo per creare, studiare, progettare, cercare e lasciare una loro traccia in questo luogo unico dell’Elba». Le fotografie di questa serie intendono raccontare gli interni che in quarant’anni non hanno subito trasformazioni, dunque angoli, interstizi e frammenti di spazi che sono stati testimoni di storie individuali quanto della nascita di opere universali. Lunghi aveva in mente Malevič, nello specifico il suo Bianco su bianco, ma anche il Rauschenberg che, ispirato dal compositore Cage, creò dei quadrati totalmente bianchi o totalmente neri. L’atmosfera che cerca di immortale in Porta II, non a caso e magari inconsciamente, era già stata il soggetto (sullo sfondo) sia di uno scatto di Hervé Guibert, sia di Hans Georg Berger,che egli considera il suo maestro.
«In Absentia, invece, è la mia prima riflessione estetica su come rappresentare il silenzio in fotografia – ha argomentato Lunghi – E la soluzione visiva che ho trovato più efficace, più aderente alla mia concezione, è stata mettere in dialogo le singole foto in polittici». Il soggetto è l’architettura di Forte Falcone a Portoferraio. La fortezza fu ideata da Giovan Battista Bellucci su commissione di Cosimo I De’ Medici, mentre la costruzione si concluse nel 1548 sotto la direzione di Giovanni Camerini. In Absentiaè nata in due momenti distinti: «La scintilla, quella dietro l’obiettivo, è stata emotiva e dettata dalla contemplazione degli spazi architettonici, della loro essenza. Ho immaginato di essere in un’altra epoca, quando il senso dell’equilibrio e della misura erano salvi. In un sogno lucido ho visto quanto l’umanità fosse regola e i luoghi fossero sacri. La luce del mezzogiorno creava ombre verticali che esaltavano i pieni e i vuoti. Le mura appena restaurate riflettevano il sole in maniera abbagliante. Da qui la smaterializzazione delle forma – ha concluso – mura possenti sbriciolate dall’elemento naturale della luce». Il secondo, più meditato, gli è stato concesso dall’ispirazione di una musica in particolare, ovvero la colonna sonora composta da Thom Yorke, il frontman dei Radiohead, per il film Suspiria di Guadagnino.
TACET, PER RIDARE UN SENSO AL SILENZIO
Il fotografo toscano Andrea Lunghi rappresenta l’Italia all’Open House Wien
ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA
PALAZZO STERNBERG, VIENNA
Fino Al 7 Novembre 2019