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Ultimo giorno dell’Armory Show NY

Ancora poche ore per visitare a New York la più importante fiera statunitense, The Armory Show. La fiera, diretta da Nicole Berry (subentrata in corsa per via delle accuse di molestie sessuali mosse al suo predecessore), ha presentato meno gallerie rispetto allo scorso anno, sono 198 da 31 diversi paesi, senza marcare la divisione tra quelle che propongono opere del XX secolo e quelle con opere contemporanee. Una mossa intelligente, dal momento che molta arte “storica” ​​degli anni ’50, ’60 e ’70 viene ora mostrata anche nelle gallerie contemporanee.

Ad accogliere i visitatori una gigantesca maglia ispirata alla Native American Ghost Dance opera di Jeffrey Gibson. La sua installazione Without you I’m nothing, presentata dalle gallerie Kavi Gupta e Roberts Projects, è sospesa al soffitto del Pier 94. Sempre in tema di elaborazione di tessuti, Athi-Patra Ruga, alla Galleria Whatiftheworld di Cape Town, espone arazzi che rendono omaggio a François “Feral” Benga, un ballerino senegalese che suonò alla Folies-Bergère di Parigi negli anni ’20. Kiki Smith espone un arazzo in tessuto Jacquard alla Galleria Lorcan O’Neill con il trifoglio quale riferimento alle sue origini celtiche. La galleria cubana El Apartamento, mostra la parete di tessuti di Reynier Leyva Novo prelevati da uniformi e vestiti dei lavoratori. La maestra tessitrice Sissel Blystad, dalla Norvegia, presenta una selezione di tessuti realizzati con lana tinta a mano, in mostra da Downs & Ross.

In questa edizione della fiera newyorkese sono tante le opere di grandi dimensioni o che occupano sorprendentemente lo spazio: Pink Forest di Patrick Jacobs da Pierogi, è uno dei numerosi diorami presenti dell’Armory Show, mentre all’esterno del Pier 94, l’artista francese JR, presentato da Artsy e Jeffrey Deitch, sostituisce i volti degli immigrati che attraversano Ellis Island con quelli degli attuali rifugiati siriani. Il designer Nacho Carbonell crea sculture di luce espressive alla Carpenters Workshop Gallery, ricreando il suo studio di Eindhoven in Olanda. Tara Donovan da Pace Gallery, ha invece installato tubi di plastica trasparente di varie altezze che riempiono uno spazio enorme. Sagomato come un gigantesco cuneo, Donovan usa un singolo materiale per giocare con luci e bordi che sembrano espandersi all’infinito. Berndnaut Smilde, alla Galleria Ronchini, in fondo al Pier 94, crea nuvole temporanee generate artificialmente in una scenografia e le fotografa.

Molte delle opere esposte hanno come tema il corpo umano, come le proposte di Ida Pisani della galleria milanese Prometeogallery. La colombiana Maria Evélia Marmolejo è qui rappresentata con le immagini della sua performance, nello stesso stand l’artista guatemalteca Regina José Galindo, con la video performance La Sombra, in cui prova a sfuggire ad un carro armato. Un altro guatemalteco, Naufus Ramírez-Figueroa, offre una visione ancora più inquietante nella galleria tedesca Sies + Höke: Print of Sleep è un video in cui gli artisti giacciono su letti ricoperti di inchiostro, alludendo a varie forme di tortura e privazione del sonno.

Due coreani propongono invece video digitali, Nam June Paik da Gagosian con una scultura televisiva del 2005 e Hyun-Ki Park, in mostra alla Galleria Hyundai, con un’installazione di televisori incastonati tra macigni e fotografie. Rafael Lozano-Hemmer, allo stand di Max Estrella,  presenta opere che utilizzano sensori e software di riconoscimento facciale per creare una varietà di effetti interattivi, mentre Morehshin Allahyari ad Upfor Gallery utilizza video-scultura e 3D per evidenziare il “colonialismo digitale” e trasforma antiche divinità e geni persiani e arabi in guide e avatar futuristici.

La pittura, come in molte fiere, la fa da padrona, come in Margaret, Countess of Blessington di Kehinde Wiley, il primo ritratto dell’artista dopo aver dipinto l’ex presidente Barack Obama, in mostra da Sean Kelly; così come nei lavori della pittrice norvegese Vanessa Baird da OSL Contemporary. Pieter Vermeersch, pittore belga alla Galleria Perrotin, esplora il colore e la superficie in relazione l’uno con l’altro con tele montate su pareti dipinte con bordi e gradazioni delicatamente sbiaditi. Sempre su tela le geometrie rosso scuro di Huang Rui, da 10 Chancery Lane. Molto interessanti anche i lavori di Li Yuan-Chia, artista concettuale e astratto da Richard Saltoun, e quelli di Milton Avery da Hackett Mill mentre Ronchini ha un’eccezionale esibizione di opere di Katsumi Nakai, un’artista che emigrò dal Giappone in Italia dopo la seconda guerra mondiale e che espose con gli Spazialisti milanesi; Two day painting di Sarah Cain alla Galerie Lelong e da Honor Fraser; Mary Corse con le scintillanti tele autostradali da Kayne Griffin Corcoran; I quadri verde-grigio-militare di Claire Tabouret alla Night Gallery, in cui le donne indossano maschere antigas; e i favolosi dipinti a due facce di Dona Nelson alla Thomas Erben Gallery.

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Roberto Sala

Art director della rivista Segno insegna Grafica editoriale all'Accademia di Belle Arti di Brera