Curata dalla newyorkese Tina Kukielski, The Sensitive Surface è una doppia personale dedicata a Ugo Mulas che ha inaugurato ieri, 27 novembre, alla galleria Lia Rumma di Milano e il 22 novembre nella sede di Napoli. Scomparso nel 1973, Mulas è riconosciuto internazionalmente come uno dei più importanti fotografi del secondo dopoguerra. In entrambe le sedi della mostra l’attenzione è posta intorno alla ricerca dell’artista sulle potenzialità “concettuali” della fotografia.
Nella sede milanese, l’ampio spazio del pian terreno si presenta allestito solo da quattro significative foto tratte dalla serie delle Verifiche. Ognuna è accompagnata da un testo di Mulas stesso che ne racconta il significato. L’Omaggio a Niépce (1968-1970), dedicata a quello che è spesso considerato come il primo fotografo, è un portare l’attenzione a quel pezzetto della pellicola che rimane sempre fuori dal caricatore e prende sempre luce, “fatto fotografico puro”, e al pezzetto finale, che resta sempre al buio ma è “presenza fotografica” e parte fondamentale del processo. Autoritratto per Lee Friedlander (1971) indaga invece il problema della macchina che cancella il viso del fotografo mentre si autoritrae. Lee Friedlander, fotografo statunitense a cui è dedicata, è visto da Mulas come quello che più di tutti si è posto il problema di superare la macchina come barriera. Mulas si autoritrae sfocato accanto alla moglie invece nitida in Autoritratto con Ninì (1972): “la vedevo così e così volevo vederla, perché voglio sempre vedere col massimo di chiarezza quello che mi sta davanti, e fotografare è vedere e voler vedere, prima di tutto.” Fine delle Verifiche (1970) racconta invece l’irripetibilità di un’operazione, in questo caso quella di rompere il vetro che era parte della composizione. Quest’ultima foto è un omaggio a Duchamp, o meglio alla sua presenza e influenza sull’arte dopo di lui, “rottura radicale di ciò che precede”.
Esposti al primo piano della galleria sono gli Studi per Verifica 1. Omaggio a Niépce (1968-1970), foto stampate direttamente da negativi vuoti. La serie propone un nuovo punto di vista su temporalità e linguaggio della sequenza fotografica, andando quindi oltre l’azione di immortalare un attimo o un luogo.
A completare l’esposizione sono infine alcuni scatti che raccontano il mondo dell’arte degli anni 60 con l’occhio di Mulas, come alcune foto di studi d’artista: da Fontana a Roy Lichtenstein, passando per James Rosenquist, Andy Warhol e Mario Schifano.
Via Stilicone 19, Milano / fino al 17 gennaio 2015
Via Vannella Gaetani, 12 Napoli / fino al 14 febbraio 2015
martedì/sabato h.11:00 – 13:30 14:30 – 19:00