Sin dalla nascita, istintivamente ognuno di noi impara a distinguere le cose per macro-categorie antitetiche: buono – cattivo, bene – male, bello – brutto ecc. Crescendo, però, nel momento in cui subentra la consapevolezza e la coscienza di ciò che ci circonda, queste sfere generiche vengono comprese e applicate a situazioni sempre differenti e sempre più numerose. I binomi iniziali diventano banalità, luoghi comuni e aleggiano semplicemente per ricordarci che esistono sempre due facce della stessa medaglia.
Tali categorie oppositive vengono adottate dall’artista brasiliano Tunga, il quale le applica a tematiche diverse. Alla base del suo lavoro permane l’idea di mettere a confronto la realtà artificiale e quella naturale, analizzate da vari punti di vista. In occasione della seconda personale dell’artista presso la Galleria Franco Noero (To), le opere esposte raccontano i percorsi stilistici che hanno segnato la vita di Tunga attraverso molteplici serie che le raggruppano in nuclei espressivi e tematici. Se partiamo considerando la prima stanza che ci troviamo di fronte, è possibile sin da subito comprendere la poetica della sua arte: “Untitled” (2010-2014) è un’opera che comprende due corpi meccanici che richiamano due marionette che pendono dal soffitto, differenziate materialmente, in quanto una fatta di cristallo di rocca e una di spugna. Già loro, di per sé, introducono lo spettatore al conflitto tra due supporti diametralmente opposti nella consistenza, che idealmente richiamano l’umano e il naturale.
Essi trovano il punto di contatto nella fotografia “Pitagoras (From La Voie Humide)” (2010-2014), la quale sintetizza le due entità nel gesto dello stesso Tunga intento a mettersi davanti al volto una conchiglia. Quest’ultima risulta essere delle dimensioni perfette per coprirlo totalmente, come se fosse stata pensata appositamente per quello scopo. La stanza successiva, come una delle ultime, ospitano dei disegni appesi alle pareti, rispettivamente appartenenti agli “Anjos Maquiados” e alle “Quase Auroras”: la prima serie, più recente, fu realizzata con prodotti di make-up su carta, attraverso cui l’artista sembra riprodurre immagini esplicitamente erotiche; nella seconda, gli acquarelli si perdono sempre sul supporto in carta fino a formare delle silhouette quasi effimere, eteree.
Il binomio uomo-donna è una costante nel lavoro di Tunga, e viene rielaborato a suo piacimento in un gioco di rimandi surrealisti e simbolici che trattengono la sostanza dell’unione tra le due entità, ma ne tralasciano la classica rappresentazione – tranne nell’“Untitled” (2008) alla fine del percorso espositivo. Nella serie “Morphological”, giustappunto, troviamo opere risultanti da assemblaggi di oggetti di materiali svariati, in cui l’eterogeneità straniante raggiunge equilibri perfetti, poiché ogni elemento è funzionale alla stabilità del tutto, rendendo talvolta visivamente leggero ciò che in realtà è pesante e viceversa. In questi esempi Tunga utilizza anche delle piante, dei cristalli, a sottolineare ulteriormente la distanza tra il mondo naturale e quello artificiale, annullata però nel momento in cui questi vengono messi in contatto e resi essenziali l’un l’altro per la riuscita delle opere. Il cuore dell’esposizione è troneggiato da “Delivered in Voice” (2015), ultima installazione realizzata dall’artista, nella quale tutte le caratteristiche del suo lavoro sono riassunte in un grande dialogo tra “personaggi”, al quale è invitato a partecipare anche il pubblico (non in questa sede però).
La tensione che si instaura in questa eterogeneità di elementi, supporti, raffigurazioni, dimostra come, nonostante l’alterità e la differenza apparente, ogni cosa è complementare e compensa qualcos’altro, in un’armonia risultante che fa sembrare normali questi strani accostamenti.
Galleria Franco Noero
Piazza Carignano, 2, 10123 Torino
Tunga
Fino al 20 giugno 2019
Info: dal martedì al sabato, 12.00 – 20.00, o su appuntamento