La galleria romana Monitor di Paola Capata si fa in tre: dopo lo spazio a Lisbona, lo scorso sabato, è stato inaugurato il Palazzo Maccafani nel cuore del piccolo paese di Pereto in provincia dell’Aquila e raggiungibile da Roma in poco meno di un’ora.
La scelta inaugurale è forte e decisa. Si punta alla pittura con la personale di Matteo Fato a cura di Simone Ciglia e intitolata Immagine è somiglianza che subito chiarisce il tema della mostra, ovvero come al centro del medium più antico del mondo si trovi il genere del ritratto, nota esplicata nel sottotitolo Come il ritratto sia parte della pittura.
L’esposizione, tuttavia, non è unica, ma si snoda in contemporanea a quella impaginata nella sede romana della galleria che, come in un gioco concettuale di riflessioni e rimandi, collega i ritratti Gilles Deleuze e Scipione in mostra nella capitale a quelli di Pereto dove, tra gli altri, spiccano quelli della stessa gallerista Paola Capata, ma anche di Cesare Manzo, noto gallerista pescarese soprattutto della stagione anni novanta e duemila, o del collezionista Giorgio Fasol.
Il peculiare segno di Fato, carico, materico e pastoso, se da un lato ricorda i caratteristici tratti di noti pittori tedeschi degli anni ‘80 come Rainer Fetting, Karl Klaus Mehrkens o Karl Horst Hodicke, che in quel periodo, rifacendosi all’eredità espressiva e violenta delle avanguardie della Die Brücke, segnavano un ritorno alla pittura nell’arte contemporanea, dall’altro riorganizza nell’attualità la stessa pittura e il tradizionale genere del ritratto. La fluidità dell’IO, che si rintraccia in prima istanza nella caratteristica pennellata dell’artista e sinonimo di un dato introspettivo che sarebbe certamente piaciuto a Bauman, si coglie anche e per l’appunto nella scelta del ritratto che, per definizione, rappresenta la categoria elettiva della memoria personale. Intelligentemente Matteo Fato ritraendo i propri mentori, cogliendone lo spirito e la personalità, testimonia non solo la loro memoria ma anche la sua che si sublima non nella rappresentazione di se stesso, quanto piuttosto nella pittura. A testimonianza di questo discorso, troviamo esposto anche un piccolo blocco di “accumulo” di pittura a olio su lino dal titolo La tentazione dell’uguaglianza (accumulo). Qui osserviamo la sola materia, quella in cui con evidenza Fato si riconosce, scongiurando, tuttavia, la seduzione che nella ricerca d’identità si annida nella similitudine.