Introduzione Trasformatorio è un laboratorio internazionale di arti performative contemporanee che da quattro anni si tiene in Sicilia. Il laboratorio è un progetto della fondazione Dyne.org con sede ad Amsterdam, in Olanda. Trasformatorio 2018 ha fatto parte del progetto europeo Iterations che ha visto la partecipazione della fondazione Hangar di Barcellona, il laboratorio di arte e media Esc di Gratz, e Costant di Bruxelles. L’ideatore e direttore artistico di Trasformatorio è Federico Bonelli, artista italiano che da anni risiede nei Paesi Bassi. Quest’anno location del laboratorio era il borgo di Giampilieri, nella periferia sud di Messina. Quello che segue è un racconto ma anche una riflessione su quanto avvenuto durante i dieci giorni del laboratorio. Ho partecipato a Trasformatorio in veste di artista e dando una mano all’organizzazione. Il mio punto di vista non può certamente essere imparziale, tuttavia cercherò di analizzare il laboratorio secondo una metodologia tematica che riesca a sviscerare la complessità dei temi e delle questioni in gioco.
Sono un curatore d’arte e un artista attivo sul territorio siciliano da circa quindici anni nel campo dell’arte contemporanea, della musica e della scrittura. Conosco bene le realtà culturali del territorio di riferimento, ho operato e opero in contesti laboratoriali, divulgativi e produttivi radicati nella dimensione siciliana ma con prospettive e punti di approdo connessi con il mondo accademico e artistico globale. Cercherò quindi di amalgamare sguardi diversi e suggestioni diverse per offrire una rappresentazione e un’interpretazione in grado di restituire la dimensione multidisciplinare e le varie ricadute del laboratorio.
Questa riflessione viene a quindici giorni di distanza dai fatti di Trasformatorio. Ho ritenuto e necessario porre una distanza per riflettere e ponderare gli avvenimenti. Il ritmo di lavoro e l’intensità del coinvolgimento fisico e psicologico sono statitali che non era possibile lavorare da subito a un “discorso Trasformatorio” senza compromettere la profondità e l’efficacia d’analisi.
Giampilieri Trasformatorio è un workshop sito specific che lavora con il territorio nella sua globalità sociale, culturale e umana. Per tale ragione mi sembra utile introdurre brevemente la location di questa edizione .Giampilieri è un borgo di 1200 anime a circa 20 km dal centro di Messina. Il borgo e si divide in due frazioni: Giampilieri Superiore e Giampilieri Marina. Trasformatorio ha avuto come spazio di iterazione e azione il vecchio borgo di Giampilieri Superiore. Poco certe sono le informazione sulle origini di questo antico insediamento umano, certamente è stata una comunità florida e opulenta che ha toccato anche 2000 anime tra XIX e XX secolo, quando il commercio degli agrumi si rivelò un’attività particolarmente redditizia per i suoi abitanti. Oggi Giampilieri è noto soprattutto per la tremenda alluvione che nel 2009 causò 34 morti nell’area e inflisse gravissimi danne all’antico abitato modificandone per sempre l’aspetto. Attualmente Giampilieri è diviso a metà da un grande canale in cemento armato che dalla sommità del crinale su cui è adagiato il borgo scende con diversi salti fino alla piazza del bar connettendosi al torrente che attraversa la valle. L’enorme opera realizzata dalla Protezione Civile per prevenire frane e smottamenti causate dalle piogge ha come “calcificato” la ferita inferta dalla terribile alluvione spaccando Giampilieri in due parti. Le superfici pallide e brutali della struttura da una parte sembrano erigere una soglia sepolcrale sul corpo vivo del paese, ma d’altra suggeriscono usi assolutamente innovativi in grado di ribaltare la spietata formula funzionalista dell’opera ingegneristica.
Diversamente da quanto pianificato, per il venir meno agli accordi con il comune limitrofo di Scaletta Zanclea, sede della precedente edizione, Trasformatorio si è spostato nel borgo di Giampilieri nei primi mesi dell’anno trovando subito apertura e disponibilità da parte di un gruppo di giovani abitanti del luogo riuniti sotto il nome dell’associazione Giampilieri 2.0. Il nome dell’associazione non è peregrino, di fatto, le modificazioni urbanistiche successive all’alluvione e le drammatiche ricadute di questo evento catastrofico sono state talmente tanto profonde che Giampilieri è oggi un luogo mutato rispetto al borgo pre-disastro. La peculiarità di questa situazione ma soprattutto lo spirito cooperativo e proattivo dei giovani e degli abitanti di Giampilieri sono stati determinanti per la riuscita del laboratorio. La disponibilità è stata da subito tangibile sia nel trovare gli alloggi per artisti e staff sia per lo sviluppo dei contatti con il territorio.
Oltre all’associazione, il laboratorio ha trovato in Alessandro De Gregorio, parroco della chiesa del villaggio, un punto di riferimento e di sostegno concreto con l’apertura della canonica alle attività della radio di Trasformatorio e nella realizzazione del restauro del paramento in oro e argento effettuato in sacrestia da Monica Cannillo, a porte aperte, durante tutta la durata del laboratorio. Ulteriore e fondamentale collaborazione è stata offerta dalla professoressa Laura Tringali dirigente dell’Istituto Comprensivo Santa Margherita che ha sede centrale nella scuola Simone Neri di Giampilieri Superiore.
Racconto n.1 Giampilieri era un nome. Venivamo da un edizione 2017 perfettibile a Scaletta Zanclea, dove avevamo fatto parecchie cose ottime con il laboratorio precedente ma dove il seme del mio entusiasmo era caduto su un sasso quando ho dovuto accettare che, per incomprensibili motivi di politica locale, Trasformatorio non si sarebbe potuto rifare lì. Giampilieri era il nome della tragedia, perché i media durante l’ottobre 2009 avevano battezzato il disastro ambientale che aveva colpito l’area come “la frana di Giampilieri” anche se di frazioni e di paesi (e di valli) la frana ne aveva interessate più d’una. La proposta me l’ha fatta nella sede di Radio Street una donna in gamba, parte dell’assessorato condiviso della città di Messina: Alessandra Mammoliti. Non ricordavo lo status politico di Messina, lei e Giuseppe Morgana (coordinatore di Trasformatorio) me lo hanno ben spiegato. In sintesi: una giunta “dal basso” in scadenza. Senza risorse in denaro, ma in tono con i metodi e l’attenzione che portiamo da Dyne a l’analisi dell’innovazione sociale, ma non solo, che ha come enzima l’esplorazione artistica dei luoghi. Sono seguiti pochi meeting, con l’assessore e soprattutto con il professor Pierpaolo Zampieri, che tornerà in questa storia appuntata al margine dell’ottimo racconto di Mosè Previti. Quando ho per la prima volta visto il canalone di cemento armato, che spacca in due il paese e lo costringe a vivere con la memoria come rottura, ho detto subito due cose: “è un teatro perfetto”, e, la seconda quasi mormorata: “ed è un taglio”. Per la mia drammaturgia di Trasformatorio 2018 queste due intuizioni si sono rivelate feconde, e per me da quel momento il “vallone” o “il canale” sono stati “il taglio”.
Negli anni precedenti mi sono accorto di come un operazione delicata e fortemente energetica come il Trasformatorio abbia necessità di elaborazione drammaturgica oltre che di metodo per riuscire. La drammaturgia non prende forma in testo o in linee precise di direzione del gruppo, ma si forma dall’interazione e dalla scoperta di tutti i parametri coinvolti, per poi esplicitarsi nella performance finale e nella memoria delle azioni performative riorganizzata nella documentazione o nei racconti che ascolto su quello che “si è fatto assieme”.
Questa edizione avevo portato con me il libro di Eugenio Barba “Burning the House”, in cui c’è il capitolo sul “rituale vuoto” che per me è tanto importante per comprendere la chiave del lavoro ravvicinato con l’artista. Per il 2018 mi sono portato tre filosofi: Bruno Latur, con il suo concetto di “Parlamento delle cose”, Grotowski, il cui decalogo sul lavoro avevo diffuso tra tutti i partecipanti prima dell’inizio di Trasformatorio, e Boas il suo “Teatro degli oppressi”. Latur è ovviamente presente nel lavoro tramite la rete LoRa realizzata con CoScienza Ambientale, nella tecnica della deriva e della passeggiata sensoriale, nell’attenzione a piante e animali e simili interventi che poi sono diventati parte della produzione dei vari artisti. La Radio è sempre stata parte di Trasformatorio, tramite la costruzione di antenne, la sonorizzazzione dell’esistente e la sua storicizzazione, e la partecipazione di un artista poliedrico come Gabriele Asbesto Zaverio. Quest’anno per la prima volta non solo come “mezzo per mandare al cielo” il prodotto dell’interazione con la terra e i suoi abitanti, ma soprattutto come mezzo tecnico, tramite l’FM e la applicazione studiata e contribuita dall’artista americano August Black, per muovere persone nello spazio del paese. Questo ultimo scopo, mutuato da cose viste in Olanda nell’ambito del site specific, avrà esiti solo di promettente inizio, non veramente compiuto e magari è solo una traccia per un prossimo periodo di studio e lavoro.
Il tendone della scuola “Quartier Generale” delle attività è stata la tenda – palestra accanto alla scuola, ribattezzata da Federico “l’hangar”. La struttura è stata donata all’istituto dalla Protezione Civile ma alcuni problemi tecnico normativi ne hanno inibito l’uso previsto per ragioni di sicurezza. Prima dell’arrivo dello staff di Trasformatorio l’ambiente era adibito a deposito. Con il contributo degli artisti la palestra è diventata una grande sala mensa con pareti attrezzati per utensili, stoviglie e attrezzature. La tenda è stata quindi approntato comunitariamente e con il contributo costante di tutti secondo una logica funzionale, condivisa e auto generata che nella gestione dello spazio comune ha da subito delineato l’autonomia spontanea ed efficace delle relazioni e dei metodi. Ciò che non era nelle disponibilità dell’organizzazione è stato chiesto agli abitanti del villaggio e alla struttura scolastica innescando da subito un clima di fiducia. Inoltre, il fatto di aver aperto e utilizzato un ambiente mai fruito prima ha influito positivamente nella percezione degli allievi con cui, fin dalle prima ore, è nato un rapporto intenso con un coinvolgimento ricco di ricadute positive. La tenda è stata identificata dalla comunità come la “base” degli artisti che ogni giorno hanno ricevuto visite e viveri, compresa una grande cena comune e un finale di musica e convivialità dopo la performance del 30 aprile.
La pratica del pranzo e della cena comune in tenda, l’autorganizzazione degli spazi e delle risorse ha consentito a tutti i partecipanti di sviluppare facilmente partecipazioni, reciproca conoscenza e un sentire comune e che ha fatto circolare informazioni, idee e pratiche utili per le attività.
Il cerchio stando in piedi è uno strumento di organizzazione potente che viene usato anche dall’Agile methodology. Non rappresenta una struttura verticale, con un capo, ma ha un centro implicito, che è la voglia di fare qualcosa assieme, l’obiettivo. Nella sua forma di base si dice a turno cosa si sta facendo, cosa si è fatto e poi se si ha bisogno di qualcosa dagli altri. Gira veloce, e non è necessario che sia sempre io a chiamarlo, anzi meglio se non diventa un obbligo ma resta uno strumento tra i tanti, antiautoritario, ordinatore ma in qualche modo da superare, magari con il grido liberatorio di Asbesto:”Fuck the Circle”.Trasformatorio non è “prodotto” ma autoprodotto, non è organizzato ma si auto organizza.
Gli artisti
35 artisti da 15 paesi. Un team eterogeneo per esperienze e competenze che ha lavorato gomito a gomito giornalmente sviluppando opere e sinergie che hanno lasciato un segno tangibile nel tessuto urbano e nella memoria del villaggio. Musicisti, performers, pittori e scultori, danzatori, e artisti digitali hanno sommato competenze e profili diversi lavorando a stretto contatto con gli abitanti di Giampilieri che li hanno ospitati nelle loro case, favorendone l’interazione con il territorio. Gli artisti hanno prodotto installazioni effimere e opere permanenti, workshop con gli allievi della scuola e gli abitanti del villaggio, video e audio opere, oltre allo spettacolo performativo del 30 aprile. Le opere permanenti sono state georeferenziate e mappate qui. In questa parte della trattazione verranno affrontate le opere permanenti e i maggiori contributi offerti dagli artisti partecipanti.
Alexander Menukhov è un pittore russo. Vive e lavora ad Arcangelo, cittadina sulle rive del mar Bianco. È nella squadra del Taibola festival, un festival d’arte e musica che si caratterizza per le straordinarie installazioni e sculture in legno. Alexander Menukhov ha lavorato intensamente sui muri di Giampilieri con una serie di interventi pittorici tra i vicoli e gli slarghi.
Nei pressi dell’abitazione di Maria Denaro, la sarta ultra ottantenne del paese, Menhuov ha realizzato un grande Angelo Musicante, ispirato al celebre Angelo di Melozzo da Forlì (1480), oggi conservato ai Musei Vaticani. Con un tratto veloce, sintetico ed efficace l’artista russo ha esaltato la prospettiva dell’edificio, vivacizzando la piccola piazza con una figura gentile e insieme monumentale che conferisce tutto lo spazio un’inedita e azzeccatissima dimensione italiana e rinascimentale. Menhuov è intervenuto su fontane e squarci con decorazioni floreali in grado di valorizzare i piccoli passaggi del paese, mentre ha realizzato un grande murales all’ingresso della scuola Simone Neri. Il murales è un’esplosione floreale di forme e colori dai quali fanno capolino i volti sorridenti di bimbi. Realizzato con la collaborazione degli studenti, il murales ha cambiato la percezione dell’ingresso della scuola mutandone la neutra connotazione funzionalista in un tripudio positivo di serenità e gentilezza. Ultima chicca è stata la performance di lunedì 30 aprile quando Menhuov ha interpretato la favola da me scritta e recitata con dei favolosi disegni sulla sabbia, musicati da Samuele Albani, Hansko Visser, Gabriele Zaverio e danzati da Ludovica Avetrani.
Il primo giorno di Trasformatorio mi arriva una foto dell’artista Irene Dominguez, un selfie con i ragazzi russi. Viene dal “parco dei Marinai Russi” di Messina. Sorridono. Nel 1908 un terremoto disastroso decimò Messina e Reggio e lasciò la città distrutta a una ricostruzione ancor più distruttiva. Soccorritori delle prime ore l’equipaggio di tre unità della flotta del Mar Nero. Tra i più amati dai messinesi perché tra i primi e, almeno dai racconti superstiti, veramente disinteressati nel prestare soccorso nell’inferno del dopo terremoto. Nessun nome solo “Marinai”. Qualche giorno dopo a Giampilieri. Campane a morto dalla chiesa. Mi informo. Un funerale una signora anziana, “la morta”. Mi assicuro che tutti lo sappiano e che le usanze locali siano simili a quelle della tuscia da dove in fondo provengo. “Da noi si chiudono le serrande dei negozi quando passa il feretro e l’accompagno al cimitero”. Mi confermano che anche questo è l’uso qui a Giampilieri. Basta smettere di lavorare. Esco dalla canonica per andare a vedere. Il funerale è già passato. La chiesa aperta. Intorno vedo facce che sorridono inspiegabilmente. Molte facce che mi guardano aperte da un sorriso pieno. Scendo verso la bottega di alimentari di Angelo. Un signore mi si avvicina chiedendo che io interceda presso Alexander per dipingere anche il suo muro. E così vedo i primi fiori dipinti sui muri a Giampilieri. E il sorriso si appiccica alle lacrime di parecchi occhi umidi, inclusi i miei.
Ilya Kuzubov Tra gli organizzatori del Taibola Festival, anche lui di Arcangelo, Ilya Kuzubov è stato instancabilmente presente e attivo durante le giornate del workshop, lavorando a stretto contatto con Alex Menhuov e Irene Dominguez, danzatrice e artista spagnola. Ilya e Irene, insieme agli allievi della scuola, hanno realizzato la grande lucertola, “The Lizard”, sui muri di contenimento che delimitano il parcheggio della struttura. Con un piano cromatico dettagliato, Ilya e Irene hanno mappato i singoli rocchi di cemento in uno schema che ha consentito lo sviluppo della figura per tutti i 40 metri dell’opera. I rocchi hanno così simulato anche le squame del rettile i cui numerosi esemplari popolano il giardino. Kuzubov è stato determinante per il lavoro la performance di sand art, e per tutti i lavori di preparazione che hanno consentito ai Menhuov di lavorare con velocità e precisione sui muri di Giampilieri.
Irene Dominguez è una danzatrice e artista spagnola che risiede in Norvegia. Coordinatrice del progetto World Cultures United,Irene Dominguez ha realizzato un murales sul muro del bar di piazza pozzo ispirato alla copertina del disco della band messinese Big Mimma che si è esibita per gli artisti del workshop e gli abitanti di Giampilieri e oltre anche alcuni piccoli murales tra le vie maggiormente frequentate dalla colonia di gatti del borgo.
Il suo lavoro è stato determinante anche per il supporto agli artisti russi e le quotidiane sessioni di yoga e danza aperte alla comunità locale e agli allievi della scuola. L’artista spagnola ha lavorato anche alla documentazione del laboratorio, fotografando sia le attività di Trasformatorio sia gli abitanti di Giampilieri in una sessione di foto ritratti realizzati sul sagrato della chiesa.
Irene è instancabile. È anche sensibile e mentre lavora sa cosa succede attorno a lei. Le basta uno sguardo. È con lei che mi confido riguardo i dubbi di “drammaturgia generale”. Decidiamo assieme di evitare di mettere troppa energia nella zona a sinistra del taglio, quasi disabitata, dove sono ancora le case dei morti, quelle vuote e quelle ancora con i segni della tragedia. In particolare angoli del borgo che bisognerà trasformare si, ma non ora, la priorità è ciò che rinasce, ciò che spinge per uscire fuori, non i fantasmi, a volte rumorosi a volte bonari, che si aggirano per le case vuote. A trattare con i fantasmi, e nel modo più dolce possibile pensa Mikko Lajolla, che mette in scena la notte del 28 Aprile un piccolo, silenzioso miracolo solo per loro. Il tavolino, la candela, le vivande. Sole nella notte, per una casa vuota straziante, ancora sporca di fango. Non chiede permesso a nessuno. Saliamo. La luce è li. Silenzio. Giuseppe Morgana scoppia in singhiozzi. Io faccio due foto poi scendo di nuovo verso la piazza. L’installazione ha retto solo la notte, la mattina era già stata distrutta dai gatti, da gente troppo colpita dal suo richiamo da reggere il colpo. Ma i fantasmi hanno gradito.
Ezio Cicciarella Ezio Cicciarella è uno scultore di Vittoria. La sua incredibile abilità tecnica unita a una seducente sensibilità per la materia hanno dato prova di se in un’opera particolarmente significativa, realizzata nella parte alta del borgo. Dopo aver individuato un costolone roccioso in prossimità delle abitazioni, l’artista siciliano ha iniziato un lungo lavoro di sbozzatura e levigatura, un corpo a corpo serrato quanto delicato con una pietra scistosa e friabile che dopo un intenso lavorio si è trasformata in una grande fascia verde quarzo, una sorta di simbolico freno in grado di stoppare la furia della montagna. Durante il lavoro Cicciarella ha avuto il massimo supporto dagli abitanti delle case vicine che gli hanno fornito, elettricità, acqua e viveri instaurando con l’artista un rapporto umano di stima e collaborazione che è stato fondamentale per l’opera.
Hansko Visser Hansko Visserè un compositore e artista olandese. Diplomato in composizione classica è approdato a Trasformatorio con la fedele chitarra “Vincenzo”, una vecchio strumento realizzato in Sicilia una settantina di anni fa, una valigia con la strumentazione per la realizzazione di xilografie e un mattarello. “Mattarello Orchestra” è stato il titolo del suo workshop con gli allievi della scuola Simone Neri. Con le classi dell’Istituto sono stati realizzati prima alcuni disegni con alcuni soggetti naturali: il mare, il vulcano, le lepri etc, che incisi su linoleum sono stati poi “tirati” in numerose copie. Una sequenza di questi lavori, affissa al muro del parcheggio della scuola, ha costituito la partitura visiva per la “Mattarello Orchestra”. Quattro classi, a turno, hanno suonato le immagini con chitarre, basso fisarmonica e altri strumenti. Con questo innovativo metodo didattico Visser è riuscito a stimolare l’interesse di tutti i bambini per l’arte e la musica, fornendo gli strumenti per la comprensione e l’interpretazione delle immagini. Con Visser ho lavorato alla stesura di un brano con un giovane del villaggio. Mario, nome di fantasia, è stato subito attirato dagli artisti di Trasformatorio. Studente ripetente e poco incline alla frequentazione scolastica, Mario ci ha raccontato la sua storia e la sua passione per la musica che abbiamo trasformato in un rap “acustico”. Con Visser ho lavorato anche alla ballata di “Maria Basile”, una mini opera realizzata in collaborazione con Rosaria Sfragara, attrice e cantante siciliana. La vicenda di Maria Basile, giovane donna di Giampilieri che negli anni 50 sterminò la famiglia dopo averne subito le angherie, è stata tra le storie del borgo che ha maggiormente incuriosito e suggestionato il lavoro degli artisti.Raccontataci direttamente da Maria Denaro, la sarta del paese, la storia al centro della mini opera di Visser, è stata performance durante la festa del 30 aprile, riattivando e divulgando un’antica vicenda quasi perduta nella memoria del borgo.
Visser ha anche realizzato una composizione per violino, eseguita da Cettina De Benedetto, una musicista di Giampilieri, performata con una coreografia dalla danzatrice Martina Coronna tra le vie della parte più antica del borgo. Hansko Visser ha accompagnato Rosaria Sfragara e il ballerino nigeriano Emmanuel Ndefo nella suggestiva performance tra le imponenti strutture anti alluvione predisposte dalla Protezione Civile e composto Lepri Machine un suggestiva reading suite con Federico Bonelli, Samuele Albani, Giulia Deval e Cristiano Siri eseguita sulla piazza della chiesa.
Orto Verticale Sempre sulla piazza della chiesa è stato approntato un orto verticale realizzato dall’artista finlandese Mikko Laajola dall’artista slovena Jana Nunčičh e in collaborazione con la permacultrice siciliana Eva Polare. Mikko Laajola è artista del riciclo, utilizza materiale di risulta per creare qualsiasi tipo di oggetto d’uso. È il caso del bagno costruito da Mikko con un grande contenitore di plastica alcuni mattoni e una struttura di ferro che è stato fondamentale per la logistica della vita nella tenda di Trasformatorio.
Da che Trasformatorio è finito, ho ricevuto da Giampilieri diverse foto dell’orto verticale, che mostrano un pomodoro che cresce, piante che si spingono fuori curiosando verso l’aria dalle bottiglie di plastica. Il muro è stato adottato con il suo orto. La struttura di cemento armato del “taglio” è anche essa muro, buco, vuoto. Chissà che non possa essere trasformata in un giardino verticale, o in un orto. è un esercizio di immaginazione, ma senza esercizio sarà l’essenza della fogna o del cimitero a prevalere nel tempo. A Giampilieri lo hanno capito benissimo, e sono certo che ne vedremo di bellissime e di tutti i colori.
RE L’arista siciliana ha lavorato a due opere installate in due luoghi simbolici di Giampilieri. La prima opera, “Giampilieri Maggio 2018” è stata installata sul vialetto accanto al grande canale che oggi taglia in due il paesino. La seconda, Tesoro da custodire, si trova nella piazza della chiesa ed ha una storia molto peculiare. L’artista aveva realizzato il reverse on glass “Tesoro da custodire” per l’iniziativa di Museo del Fango, prediligendo una lettura drammatica dello spazio della sua finestra ora trasformata, invece, in un fiorita esplosione primaverile.
Nino Triolo L’opera site specific di Nino Triolo – Annotazione 38 3’ 54” N, 15 28’ 53” E – mette in relazione il concetto di sacralità del luogo con l’azione di testimonianza. Collocata all’entrata del vecchio borgo nell’intenzione dell’artista vuole simboleggiare l’importanza del ricordo e allo stesso tempo della rinascita. La stele rappresenta l’impronta del passato, la storia del luogo, il racconto di chi a creato quella comunità, un disco inciso da anni di cambiamenti e tradizioni, dal rapporto dell’uomo con la natura. Composta di stoffa cucita, è un contenitore e rituale poiché l’azione del ricucire ripara ferite, copre graffi, protegge. Sia sulla parete che sull’opera troviamo inoltre dei simboli e dei numeri e delle coordinate. Tre diverse coordinate che racconto il luogo e il movimento dell’artista nello spazio geografico che l’ha condotto a Giampilieri, documento del viaggio e l’arrivo, in una sorta di dono al termine di un pellegrinaggio.
Ahmed Helmy Lungo i vialetti che costeggiano l’imponente canalone costruito dalla Protezione Civile a difesa del territorio, Il video artista egiziano Ahmed Helmy ha realizzato una installazione temporanea “The Free Meal” con un grande mattarello che spiana una distesa di ciottoli. La passione dell’artista per la cucina ha trovato in Trasformatorio degna corrispondenza, anche grazie alla collaborazione con lo chef del workshop, la cuoca tedesca-siciliana Monika Schwenk che ha sfamato e nutrito gli artisti.
Iwona Rozbiewska In prossimità dell’opera di Helmy, l’artista polacca Iwona Rozbiewska ha realizzato un’installazione temporanea con alcune mattonelle di marmi e un elemento in ferro che tra la superficie e l’esterno rappresenta la progressione dell’infinito, lo sviluppo che supera il vuoto causato dal disastro dell’alluvione del 2009.
La manutenzione della pianeta Durante tutti i dieci giorni di Trasformatorio i locali della canonica della chiesa di San Nicola sono rimasti aperti. Passando dalla viuzza che costeggia l’edificio, dal mattino fino alle sera era possibile vedere all’opera la restauratrice di fama internazionale Monica Cannillo che ha lavorato alla manutenzione di una pianeta ricamata (un paramento sacro) risalente alla fine del XVIII secolo. Il lavoro sul paramento, volontario e gratuito, ha attirato l’interesse dei fedeli e degli abitanti di Giampilieri che hanno trascorso le lunghe ore di lavoro insieme alla Cannillo attirati dalla maestria della restauratrice e dalla possibilità di avere di nuovo sull’altare un paramento sacro che la comunità si tramanda da secoli.
La Radio Nella canonica della Chiesa è stata installata la radio di Trasformatorio. La radio ha trasmesso in FM e streaming ascoltabile grazie ad apposita app. Realizzata dall’artista americano August Black. Coordinata da Federico Bonelli la radio ha mandato in onda canzoni, reading e registrazioni ambientali durante tutta la durata del workshop.
CoScienza Ambientale La radio è stata anche il centro informatico per il test della rete di sensori ideati dallo scienziato Paolo Bonelli. Il progetto Coscienza Ambientale intendeva dotare la comunità di Giampilieri un sistema di sensori connessi tra loro in grado di monitorare alcuni parametri come il regime idrico, la temperatura e l’umidità. In un contesto assai sensibile come quello del borgo messinese, lo strumento potrà essere usato per raccogliere dati e utilizzarli per lo studio e la prevenzione di eventuali eventi cataclismatici. Di fatto, Giampilieri è stata sempre soggetta a periodiche alluvioni, la conformazione idrogeologica del sito e il regime idrico di quest’area costituiscono un ben documentato pericolo che vale anche per tutti gli abitati delle valli fluviali che dai monti Peloritani sboccano in mare.
Partner e connessioni Trasformatorio 2018 ha goduto dell’appoggio di numerosi partner, ventuno tra nazionali e internazionali. Partner internazionali sono stati, oltre ai già citati membri del progetto Iterations, Taibola Festival (Russia), World Cultures United (Norvegia), Cairotronica (Egitto), Adam Mickiewicz Institute, (Polonia). Partner istituzionali sono stati il Comune di Messina e Protezione Civile di Messina, l’Assessorato Collettivo alla cultura del Comune di Messina, a cui si è aggiunta la galassia delle associazioni del territorio, tra cui Siddharte quale partner organizzativo strategico grazie al contributo fondamentale del coordinatore Giuseppe Morgana, la Biennale internazionale d’Arte Sacra (BIAS) di cui Trasformatorio è anche sede con l’opera di Rosa Mundi La chiave dell’Ultima Cena, WISH – World International Sicialian Heritage, Fablab Messina, Tamatià Messina, Lalleru Messina, Open Data Sicilia, Radio Street Messina, Start Me Up, Proloco Messina Sud, Associazione Giampilieri 2.0, Comitato Salviamo Giampilieri, la Parrocchia di S. Nicola, la Rete di Permacultura Sicilia. MUSIF, Museo dell’Informatica Funzionante di Palazzolo Acreide La lista è lunga e le connessioni tra persone sono ben più importanti delle sigle e daranno frutto a lungo dopo Trasformatorio.
Performance ed esplorazioni Gli artisti partecipanti a Trasformatorio hanno piena libertà di impostare il proprio metodo di lavoro. In gruppo o singolarmente, fuori o dentro cornici di fruibilità pubblica. In ogni caso, artisti hanno vissuto a contatto con il territorio cercando di scoprirne la sostanza autentica, il corpo sensibile con cui lavorare. Come già scritto, questo è avvenuto puntualmente, il legame con gli abitanti ha dato vita a sinergie storie, canzoni, danze, immaginazioni. Si tratta di un esito naturale vista la dimensione di convivenza e la reciproca disponibilità allo scambio che si è palesata anche grazie a una presenza reale, fisica, quotidiana, dentro i ritmi e i luoghi della comunità.
Oltre alla frequentazione costante di Piazza Pozzo, la piazza centrale del borgo, il gruppo di Trasformatorio ha eseguito alcune improvvisazioni notturne in alcuni luoghi simbolicamente molto importanti per la vita di Giampilieri. Gli artisti hanno lasciato la tenda guidati da Bonelli per improvvisare musica, danza e canti.
La prima sessione è stata effettuata a Santa Maria delle Grazie, la chiesa del XVIII secolo che dall’alto dei suoi 350 gradini domina la valle e il mare. Attraverso il movimento, il respiro, il tatto, gli artisti hanno cercato un contatto fuori dalla sensibilità razionale, più strettamente connesso con l’inconscia e inspiegabile energia dei luoghi. Successivamente i 350 gradini che in occasione della festa padronale vengono percorsi dai fedeli in corsa con in spalla il simulacro della Madonna, sono stati reinterpretati dall’artista digitale Teal Gaure che attraverso un sistema di gelatine ha modificato l’illuminazione della gradinata dandogli un tocco di festa perfettamente coerente con l’atmosfera del workshop.
La seconda improvvisazione si è svolta nel canalone che attraversa la parte inferiore del paese in prossimità di Piazza Pozzo. Il letto asciutto e secco della struttura è stato teatro di una performance di percussioni, canto e ritmo. Le parti del canale che sotto la piazza sono continuamente irrorate da una sorgente naturale, sono state sonorizzate dagli artisti grazie anche all’imponente reverbero delle pareti che ha creato una lunghissima coda di armonici dal sapore ieratico. Si è trattato della prima performance pubblica di Trasformatorio. Gli abitanti del villaggio che hanno visto gli artisti scendere all’interno del canale sono rimasti inizialmente piuttosto perplessi ma nella seconda sessione di improvvisazione anche i ragazzi di Giampilieri hanno seguito gli artisti.
Qualche giorno dopo infatti, una settantina di persone tra artisti e abitanti hanno percorso una sorta di passeggiata “psicoacustica” che partita dalla sommità della struttura di contenimento, presso la parte alta dell’abitato, si è sviluppata per trecento metri dentro il canalone in cemento. Nessun strumento tradizionale, gli artisti hanno suonato quello che c’era: bottiglie, pezzi di metallo. L’atmosfera potentissima ha così favorito una straordinaria performance collettiva nel quale il ballerino Emmanuel Ndefo ha dato un’incredibile prova di se. La passeggiata dentro il canale e la condivisione del momento performativo in quel luogo, il luogo che in qualche modo rappresenta la memoria viva e pesantissima del disastro, sono stati un momento particolarmente alto all’interno delle attività di Trasformatorio.
Abbiamo potute toccare e vivere da dentro la surreale dimensione della tragedia trasformandola in energia creativa, positiva e contagiosa anche per gli abitanti del villaggio che hanno partecipato silenziosi ma coinvolti agli eventi. La stessa sera la performance ha avuto un secondo atto nella grande vasca circolare che domina il canalone di Piazza Pozzo. In questo ambiente, al chiarore della luna l’improvvisazione ha dato vita a un memorabile duetto tra la voce di Rosaria Sfragara e la danza antica di Emmanuel Ndefo. Questi qui raccontati sono stati certamente tra i momenti più forti del laboratorio, sia per la qualità delle performance sia per le ricadute drammaturgiche e forse catartiche di un’azione artistica nei luoghi che della memoria collettiva recente di Giampilieri.
La parte più multimediale, legata alle tecnologie opensource è stata intensa anche se vista di meno dal pubblico, il che è un bene, perché affogati dalla tecnologia preferiamo non vederla. Molti gli spunti per lavoro futuro: Luis Fernandes, artista e Maker che ha lavorato benissimo con altri artisti, realizzando un “abito sonorazziato” insieme a Giulia De Val e campionando la struttura 3d di vari per futuri lavori di rappresentazione, August Black che ha lavorato con me alla Radio e con cui scambiamo idee su come coinvolgere ancora di più e su più livelli i visitatori di manifestazioni future. Ancora molto il lavoro da fare.
Laboratori Le giornate del 26 e 27 aprile sono state dedicata ai laboratori con gli allievi del comprensorio scolastico di Santa Margherita. Le attività partecipate con grande entusiasmo della scuola, bambini e ragazzi tra i 5 e i 13 anni che hanno lavorato a fianco degli artisti in laboratori di Danza (Irene Dominguez, Martina Caronna), canto (Giulia Deval), pittura murale (Aleksander Menhuov, Ilya Kuzubov, Irene Dominguez), disegno (Samuele Albani), musica (Hansko Visser, Giulia Deval e Mosè Previti).
Spettacolo Trasformatorio La giornata del 30 aprile ha concluso Trasformatorio con una serie di performance site specific lungo le vie del paese. Lo spettacolo iniziato nel pomeriggio da piazza Pozzo, dov’era allestita l’”Opera Collettiva Segreta” di Cristiano Siri; si è subito messo in moto con una passeggiata, presenti il sindaco Accorinti e l’assessore Alagna del Comune di Messina, che ha fatto visita ai muri dipinti dagli artisti e all’opera di Ezio Cicciarella.
Dopo la performance con il vestito sonoro della bravissima cantante Giulia Deval e la suggestiva installazione di Claire Ducene, la folla si è riversata nel sagrato della chiesa dove è stata la volta della “Maria Basile – Mini Opera” di Hansko Visser con Mosè Previti e Rosaria Sfragara.
L’attrice siciliana è stata protagonista poco dopo di un monologo da lei scritto e recitato in una suggestiva piazzetta poco distante, contemporaneamente alla Dance for the Plants con Martina Caronna, Emmanuel Ndefo, Azahara Ubera.
La piccola folla presente è stata guidata poi fino alla grande vasca circolare in cima al canalone dove Ndefo Sfragara e Visser hanno dato vita nuovamente ad una scena di musica, danza e voce.
Le luci del grande canale sono state spente, e al chiaro di luna la folla è defluita lentamente verso piazza pozzo per lo spettacolo di Sand Art con la Aleksandr Menhuov, Ilya Kuzubov, Ludovica Avetrani, Mosè Previti, Hansko Visser, Samuele Albani, Gabriele Asbesto Zaverio.
Sempre di Zaverio, direttore del Museo dell’Informatica Funzionante è stata realizzata durante Trasformatorio una versione “radio” dell’installazione Tape Mark 1, frutto di un restauro digitale dell’omonima opera di Nanni Balestrini del 1961. Un computer produttore di poesia automatica e combinatoria attivo per tutto il tempo della performance che lanciava verso il cielo per via radio poemi recuperati al passato.
Ha chiuso lo spettacolo la performance di Ludovica Avetrani presso il ponte che conduce al santuario di Maria delle Grazie.Ma la festa è continuata con un cena comune con artisti e abitanti del villaggio presso il tendone della scuola.
Tutto lo spettacolo è stato profondamente sentito da tutti i partecipanti, le emozioni di 10 giorni di lavoro intenso sono letteralmente esplose nella tensione creativa investendo di energia positiva artisti e spettatori.
Trasformatorio come metodo
La storia recente di Giampilieri e le vicissitudini della sua comunità erano un banco di prova importante per quanto fin oggi Federico Bonelli ha sviluppato con le tre edizioni precedente del laboratorio. Gli artisti hanno lavorato fin da subito per entrare in relazione con il territorio e hanno trovato piena disponibilità da parte degli abitanti. Il bar di Piazza Pozzo è stato il punto di incontro dove le informazioni, i ricordi, le immaginazioni e le esperienze si sono mischiate. Nonostante la barriera linguistica, l’inglese era la lingua ufficiale di Trasformatorio, sono nate relazioni e amicizie che hanno segnato la vita di tutti.
Da molti abitanti è venuto un plauso sincero perché l’azione degli artisti è stata percepita come un vero e proprio risveglio, un’energia positiva che ha contribuito positivamente alla percezione del presente e del futuro del villaggio. Il lavoro di gruppo, il continuo confronto, è stato per gli artisti un momento importante per misurare professionalità ed esperienza ma anche un cimento per le sensibilità personali che hanno dovuto trovare un respiro comune e organico. L’incalzare del tempo e la necessità di creare e produrre in tempi brevi e con qualità sono stati fondamentali per spingere al limite la concentrazione e l’efficacia dell’azione artistica. Un’accesa sensibilità ha guidato le attività nel rispetto costante dei luoghi e del sentire, in un divenire di relazioni dialettico e aperto che ha cercato di raccogliere ogni possibilità di spazio, tempo e suggestioni per creare energie positive.
L’arte che spaventi il borghese è obsoleta. Siamo tutti sufficientemente spaventati. I linguaggi delle avanguardie sono maturi, sono di tutti oramai, e possono servire a ridarci poesia e a costruire comunità partendo dal suo suolo fertile: l’immaginario.
Trasformatorio ha come metodo proprio questo scambio continuo dove i “trasformatori” sono a loro volta trasformati dal luogo che gli fornisce la “prima materia”. Il processo che è fondamentalmente umano tout court lascia un’orma indelebile nell’animo dei partecipanti.
Qui le questioni del museo, della street arte e dell’arte contemporanea in genere vengono bypassate e rese obsolete. La riflessione è il presupposto di un’azione continua che usa ogni possibilità per svilupparsi e nutrirsi.L’azione dell’arte, il fare arte superano di gran lunga ogni mantello teorico, pur presente; l’incalzare del tempo accantona i concettualismi e le convenienze, “l’essere pronti ora” accende l’artista e il pubblico in un movimento assolutamente dirompente per tutte le parti in causa.
Trasformatorio è stato soprattutto un momento di solidarietà, bellezza ed energia positiva. In un’era di profonda svalutazione dell’arte e di impoverimento costante della percezione comune del valore della cultura, il lavoro del laboratorio è stato un vero e proprio shock, una terapia d’urto che ha fatto riscoprire la bellezza della creatività superando il concetto povero, spesso dannoso, che l’intrattenimento globale offre alla gente del mondo. Il legame tra Trasformatorio e Giampilieri è probabilmente destinato a durare e svilupparsi in altre iniziative. D’altra parte il borgo è bellissimo e la sua posizione, le sue tante case vuote sembrano pronte a ospitare altri artisti ed altre iniziative.
Trasformatorio 2018 si è svolto dal 20 al 30 aprile 2018 a Giampilieri, Messina.
testo di Mosè Previti
racconti di Federico Bonelli (in corsivo)