Ogni figlio cresce in un contesto famigliare all’interno del quale è guidato ed educato al fine di assimilare determinati valori e principi etici universali con la speranza di lasciare andare nel mondo un essere umano consapevole e che possa contribuire a renderlo un posto migliore. Se prendiamo questa affermazione e la pensiamo in termini metaforici, chissà cosa pensa di noi Madre Natura, se è orgogliosa di noi, suoi figli, o se ci sta guardando dall’alto con gli occhi ricolmi di lacrime per il male che le stiamo facendo. Il problema del cambiamento climatico è una questione che ci riguarda ogni giorno ed è il risultato del nostro intervento sul mondo, perché, egoisticamente parlando, nel corso della storia abbiamo rincorso il progresso senza guardarci indietro e non notando le conseguenze. Un vecchio detto afferma “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”, ma a noi le lacrime stanno solo offuscando la dura verità che non siamo pronti ad affrontare, o, per lo meno, stiamo iniziando a vederla da lontano piano piano.
Il Premio Carlo Scarpa per il Giardino, sin dagli anni Novanta, ricerca nel mondo luoghi in cui il rapporto uomo-natura è volto alla cura e alla tutela dell’ambiente, veicolando al contempo tradizioni e culture in un campo sempre più mercificato e commerciale. Nell’edizione 2019 esso ha trovato nei giardini del tè di Dazhangshan – nella Cina meridionale – il vincitore del premio, al quale è dedicata la mostra “The Ground We Have in Common” presso le Gallerie delle Prigioni a Treviso. In queste celle adibite a spazio espositivo, il percorso guida lo spettatore attraverso la scoperta di questi giardini lontani, per mezzo di fotografie, materiali d’archivio, un documentario, alcune carte geografiche e un’installazione immersiva costituita da bustine di tè (prodotto finale che ci è tanto familiare). Questa visita sensoriale e virtuale ci permette di comprendere al meglio le condizioni in cui questi campi sono coltivati, anche da un punto di vista storico, tradizionale e soprattutto geografico, avendo la possibilità di ammirare queste meravigliose e verdi distese di tè che si nascondono dietro le bustine che siamo abituati ad immergere nell’acqua calda.
Parallelamente a questa indagine approfondita a livello quasi documentario, la mostra a cura di Patrizia Boschiero e Nicolas Vamvouklis, propone una selezione di artisti contemporanei rispondenti ai nomi di: Antonio Biasiucci, Andrea Caretto & Raffaella Spagna, William Cobbing, Petros Efstathiadis, Susan Hiller, Christiane Löhr, Laura Pugno, Naufus Ramírez–Figueroa, Elham Rokni, Armén Rotch & Gilda RG, Michele Spanghero, Cao Yuxi (James) che allo stesso modo impegnano la loro ricerca artistica nella proiezione estetica della loro personale percezione di questo rapporto tra l’uomo e la natura. Le sale al primo piano ospitano dunque opere antecedenti o realizzate appositamente per l’occasione, attraverso tecniche di vario tipo, in cui è evidente la preoccupazione comune di un’umanità che deve tornare ad essere consapevole dell’ambiente in cui vive ed impegnarsi a preservarlo e salvaguardarlo.
Questo doppio percorso – in primo luogo documentario e in secondo luogo artistico – trova sintesi concreta nell’installazione posta nella piazzetta anteriore l’ingresso della mostra: “Here in my Garden”, a cura di Tobia Scarpa ed Enrico Bossan. Essa è costituita da assi verticali alternate, sulle quali troviamo fotografie dei giardini del tè e specchi, permettendo una riflessione continua che sembra restituire la percezione dell’immensità di queste piante perfettamente in linea l’una con l’altra. L’accuratezza della coltivazione, vista dall’alto appare quasi geometrizzata e, in questo contesto, dà l’impressione di un giardino onirico, che impone la propria presenza in un contesto urbano che lo opprime e lo schiaccia, creando un dialogo che sembra urlare “Al lupo! Al lupo!”, suggerendo un bisogno di maggiore consapevolezza e di attenzione.
Ma la speranza è sempre l’ultima a morire e il Premio Carlo Scarpa sembra aver scelto i giardini di Dazhangshan anche per questo: piccola luce di buon auspicio che cerca di emergere all’interno di un paese come la Cina, principale responsabile e al contempo vittima dei cambiamenti globali.
The Ground We Have in Common – I giardini del tè di Dazhangshan
Prorogata fino al 1° settembre 2019
Gallerie delle Prigioni
Piazza del Duomo, 20, 31100 Treviso
Info: dal martedì al venerdì, 15.00 – 19.00; sabato e domenica, 10.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00