C’è tempo fino al 4 settembre per visitare la mostra di Studio Azzurro a Palazzo Reale di Milano. Un’esposizione che racconta la storia dell’avanguardistico gruppo di videoarte italiano e si apre con l’ultima proiezione realizzata dopo l’improvvisa scomparsa il 20 agosto del 2013 del suo leader e teorico, Paolo Rosa.
La mostra di Studio Azzurro è raccontata nella recensione di Pietro Marino.
La volta ovale della grande sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, si anima della meraviglia neobarocca di una folla di personaggi volanti con borse della spesa, zaini, cerchi. È l’ultima, inedita proiezione realizzata da Studio Azzurro, l’avanguardistico gruppo di videoarte interattiva, ed è la prima dopo l’improvvisa scomparsa nel 2013 del suo leader e teorico, Paolo Rosa. S’intitola Miracolo a Milano, esplicito omaggio al celebre film 1951 di De Sica – Zavattini, col volo di barboni che si staccavano dalle miserie del dopoguerra. Omaggio anche alla rinascenza della metropoli lombarda. E homeless, migranti, attori di una vita di espedienti appaiono da vetrine animate dal passaggio del pubblico nel salone e raccontano storie di speranzosa sopravvivenza. Questo “ambiente sensibile” conclude la “retroprospettiva” realizzata dai compagni di avventura di Paolo Rosa, Fabio Cirifino, Leonardo Sangiorgi, Fabio Roversi. Vengono riproposte le opere principali e sono ricostruiti alcuni degli ambienti interattivi che hanno scandito il percorso del gruppo (costituito a Milano come studio di fotografia e cinema nel 1982) sin dalla prima storica esibizione del 1984 in Palazzo Fortuny a Venezia: la sequenza di schermi video nei quali un Nuotatore stendeva le bracciate trapassando da un monitor all’altro, quasi una sequenza animata di foto di Muybridge.
Studio Azzurro s’impose così come uno dei pionieri della nascente tecnoarte elettronica internazionale, con apparizioni, sparizioni, moltiplicazioni di immagini e giochi di luce ad animare gli spazi. Nel 1987 partecipò a Documenta Kassel con una “Camera astratta”. Dal 1992 cominciano gli “ambienti sensibili” con animazioni interattive per terra, a parete, su tavoli: dormienti che si risvegliano allo scalpiccìo dei visitatori, tavole imbandite che si disfanno a batter di mani, sguazza menti in palude, battaglie della storia che si ridestano. Periodo di fervida attività internazionale, con installazioni anche permanenti (come il Giardino delle Anime ad Amsterdam dal 1997 al 2000, ed ora nella Hall of Science di New York) ed espansioni nella musica (i Tarocchi come omaggio a Fabrizio De André nel 2008). Nel 2005 fu attribuito al gruppo il Premio Pascali indetto dal Museo di Polignano a Mare. Per l’occasione fu proiettata una sintesi del complesso lavoro di ricerca compiuto su “paesaggi instabili” del Mediterraneo negli anni Duemila.
Impresa in più tappe sino al 2014 a cui è dedicato ampio spazio nella mostra milanese. Segna una ulteriore svolta nella poetica di Studio Azzurro: non fa più premio la meraviglia quasi ludica dell’interattività espansa in spazi chiusi e teatrali, ma una sorta di meditazione naturalistica-realista su sensi all’aria aperta, odori, voci, vita di comunità come “portatori di storie”. Con tocchi fra il popolare e lo spirituale che sembravano anche voler prendere qualche distanza dalle evoluzioni del contemporaneo internazio- nale (come traspariva nel libro 2011 L’Arte fuori di sé). A questo clima appartengono i personaggi sul tema della Creazione nel primo padiglione del Vaticano alla Biennale di Venezia 20013. Era anche la prima volta che Studio Azzurro partecipava alla massi- ma esposizione italiana – mi disse con una punta di amarezza Paolo Rosa, poco prima della vacanza estiva a Corfù dove trovò la morte.
Il suo ricordo è aleggiato nella mostra di Milano. Che segna una volontà di ripresa del cammino interrotto, nel segno di “leggerezza di una visione”. Un “salto nel sogno del possibile” come dice il più anziano del gruppo, Fabio Cirifino, aperto alla “sorpresa dell’incontro con l’altro”.
Pietro Marino