Si inaugura il 10 luglio alle 18,30, all’interno della manifestazione Arte in centro, la mostra fotografica Stills of peace and everyday life a cura di Antonio Zimarino, Franco Speroni, Lavinia Filippi e Raffaella Cascella. Lo spazio è il Museo Capitolare della cattedrale ad Atri in provincia di Teramo. Certamente la Comunicazione e la globalizzazione hanno diminuito le distanze tra le culture ed è forse giunto il momento da parte dell’arte e degli artisti italiani di cominciare a confrontarsi direttamente con la complessità di ciò che la realtà internazionale pone a livello di sfide umane, culturali, esistenziali e quindi, artistiche. Su questo assunto e su questa apertura al mondo nasce l’idea di “Stills of peace and everyday life”, una mostra che si muove per confronti e problemi, per dialogo e per curiosità, per conoscenza e comprensione.
Nel mondo dell’arte ci sono tante mostre che ricordano, raccontano, urlano o ripetono; nell’intenzione dei suoi ideatori e curatori, questa vorrebbe essere una mostra “che pensa” e fa pensare attraverso l’incontro inedito tra artisti italiani e la cultura visuale ed immaginale del Pakistan contemporaneo. Attraverso il prezioso lavoro di Lavinia Filippi, curatrice italiana residente in Islamabad, si è costruito questo interessantissimo dialogo con le tendenze più attuali dell’arte Pakistana che ha destato un notevole interesse sui media asiatici, incuriositi da questa attenzione dedicata alle problematiche contemporanee di un paese enorme e magmatico, ricchissimo di slanci e contraddizioni drammatiche capaci però di alimentare la creatività di artisti, alcuni dei quali in mostra, che espongono già nelle grandi gallerie newyorkesi ed europee.
Dal punto di vista italiano, si sono scelti artisti e fotografi caratterizzati da una ricerca visiva e concettuale di particolare intensità e profondità umana e sociale che rappresentassero anche una posizione culturalmente “inedita” rispetto all’attuale situazione dell’arte italiana. Il confronto viene posto sul terreno dell’intensità e della poetica ed il risultato è di particolare interesse culturale: gli artisti in Pakistan hanno una sorta di ansia sanissima riguardo il senso e gli orizzonti della loro “trasformazione” individuale e collettiva nel confronto con l’Occidente, gli artisti italiani hanno una sorta di “fame” di senso, di superamento delle retoriche dell’arte, impegnati a scoprire le possibilità di significato che la realtà offre individualmente e socialmente. Sul piano dei linguaggi, tra Pakistan e Italia ci si ritrova a perfezione, perché gli artisti scelti usano il linguaggio dell’arte contemporanea come strumento di analisi, senza autoreferenzialità stilistiche.
Questa operazione conferma in qualche modo che le vie di rinnovamento passano attraverso l’apertura e il dialogo; superando i pregiudizi, le distanze, le diversità di formazioni, culture e condizioni nascono riflessioni tanto sulla specificità che sulle comuni esigenze di dignità, di significato, di etica e rispetto necessarie alla condizione umana. Insieme a questo risvolto culturale nascono anche nuove relazioni, nuove possibilità di ordine pratico e progettuale per gli artisti e per gli operatori. In Arte, come nel vivere, l’apertura al confronto, è occasione di crescita e apertura alla “novità” tanto formale che concettuale: una via anche per ritrovare altri significati, incontrandosi sul terreno comune della ricerca dei valori che, come esseri umani, chiediamo al vivere.
Gli artisti scelti: Iffat Almas, Mobeen Ansari, Sajjad Ahmed, Emanuela Barbi, Farida Batool, Massimo Camplone, Sergio Camplone, Mandra Cerrone, Paolo Dell’Elce, Barbara Esposito, Attilio Gavini, Shalalae Jamil, Lali Khalid, Nadia Khawaja, Naiza Khan, Aroosa Naz, Iacopo Pasqui, Giovanni Sacchetti, Risham Syed.