L’esposizione sul tema della natura morta nella fotografia contemporanea, curata per la Niederösterreich- Gesellschaft für Kunst und Kultur (Società della Bassa Austria per l’arte e la cultura), inaugura il 2 ottobre a Zwettl la sua ultima tappa del lungo viaggio in Austria iniziato a Orth an der Donau nel marzo scorso. In mostra 40 lavori, l’esposizione presenta ciascun artista (provenienti da Stati Uniti, Italia, Germania ed Austria) con un’opera.
Il tema della natura morta ha una lunga tradizione nella storia della fotografia, dato che l’immobilità degli oggetti posti in relazione consentiva di ovviare all’incapacità, agli albori della fotografia, di rendere il movimento. L’iconografia della natura morta viene oggi maggiormente arricchita dal significato, e gli artisti, nella compostezza e nell’intimità dei pezzi, sottopongono la realtà ad un’indagine che ne mette in discussione l’ovvietà. Nel fare ciò, i fotografi abbandonano i generi tradizionali (fiori, frutti, bicchieri) per volgere lo sguardo ad inusuali combinazioni di oggetti. Permane, tuttavia, il classico motivo della vanitas.
“La presente mostra, 40 artisti contemporanei di età disparata – la partecipante più anziana è Elfriede Mejchar, residente a Vienna, la più giovane la sudcoreana Jihye Baek, studentessa al Pratt-Institute di Brooklin (New York) – è dedicata ad un topos iconografico ben radicato nella storia della fotografia: la natura morta. Ho deciso di utilizzare “Still” (“Quieto”), un aggettivo, come titolo, e non il sostantivo “Stille” (“Quiete”). Ciò non è casuale. Intorno ad un nucleo di artisti austriaci, e tra di loro volutamente alcuni importanti fotografi della Bassa Austria (tra gli altri Heinz Cibulka), sono raggruppati artisti tedeschi, italiani ed americani. L’intenzione non era quella di una ricerca dell’internazionalità; l’intento era piuttosto quello di riuscire a rappresentare temi caratteristici e strategie estetico-mediali. Ciascun artista è presentato attraverso un’opera da noi scelta in comune accordo. […]
Gli oggetti immobili, l’inventario classico diciamo, si ritrova in una versione moderna nella nostra selezione. Nella natura morta di Fabrizio Sacchetti una mano offre una mela; le mani dell’artista Michael Ziegler avvolgono in un gesto erotico due pere appena troppo mature; è chiara l’analogia al seno femminile. […]
Ciò che unisce tutti questi artisti è la tendenza all’immagine sensuale, una rinuncia a quella cerebralità pericolosa all’arte; permane tuttavia la volontà di trasmettere l’esperienza della vanitas, dell’inutilità, di quel sentimento barocco della vita. L’arresto del tempo nelle immagini, l’esperienza della quiete si oppone all’immaterialità delle immagini, che si dipanano solo nella mente.”
[dal testo in catalogo di Peter Weiermair]