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SPAZIO A:  un’Altra dimensione con Melancholia di Alice Caracciolo

SPAZIO A, la nuova casa – studio di Alessia Rollo, ha inaugurato a Lecce il 5 Gennaio 2019, con il progetto espositivo di Alice Caracciolo, dal titolo Melancholia, a cura di Giuseppe Amedeo Arnesano.

Dal testo critico del curatore: «Inaugurare SPAZIO A con il progetto Melancholia ha innescato una serie di dinamiche fatte di continue influenze, interazioni reciproche e confronti sulle metodologie adottate. La connessione tra il sentire abitativo e installativo va oltre l’approccio espositivo e, con questo lavoro a sei mani, emergono le affinità e le differenze nel rapporto tra arte e vita in un continuo processo che coinvolge i pieni e i vuoti dell’appartamento, la riscoperta di nuovi spazi e la sostituzione di alcuni oggetti personali con materiali effimeri inseriti e pensati come una scenografia silenziosa che rimanda a una coscienza intimista».

Per questo, SPAZIO A rappresenta concretamente un’(A)ltra dimensione. L’artista visuale Alessia Rollo ha pensato bene che aprire la propria casa-studio proprio nel cuore della città di Lecce possa rivelarsi un giusto compromesso tra chi crea e chi vive Arte: «una piccola factory che si propone di ospitare in modo ciclico artisti che condividano le loro pratiche di lavoro con il pubblico».

Luogo di assidua interazione, dunque, dove ogni fase del progetto espositivo viene minuziosamente accompagnata dalla stretta sinergia posta tra l’artista, il curatore e l’ambiente stesso, sia quest’ultimo non una “galleria” di immagini e installazioni, ma una realtà più riflessiva, pronta a rivelarsi intimamente, con la medesima eleganza e gradualità cui si assiste ad un processo di metamorfosi.

Uno sperimentalismo, quello di Spazio A, che mira a scardinare l’idea stessa di uno “spazio” dell’arte e dei suoi confini, sapendo adattare agli inevitabili limiti di causa, la capacità di generare, naturaliter, effetti dalle rare e preziose suggestioni.

È così che la novità di SPAZIO A si pone nella mirata intenzione di non mostrare il momento esclusivo e conclusivo di un progetto qual è, appunto, l’esposizione, ma nel di-mostrare come l’esposizione finale sia il frutto maturo di un sensuale ritmo interiore e pulsionale, che muove l’idea dell’Arte verso l’azione per l’Arte.

L’inaugurazione non poteva avvenire se non con un tema come Melancholia dell’artista Alice Caracciolo, un lavoro autobiografico, scrive il curatore, ove “l’artista si priva del gesto iconografico più rappresentativo della melanconia per riconfigurare una sua personale e concettuale raffigurazione dell’umore malinconico, realizzando una sorta di non-finito paesaggistico e visivo nel quale affiora una profonda armonia tra forma, soggetto e proiezione psicologica dell’autrice”.

Alice presenta un percorso in cui il ritmo percettivo della serie fotografica viene accelerato dalle sonorità diffuse per tutti gli ambienti, per poi trovare una stasi contemplativa sotto le essenziali e raffinate isole di luce dalle tonalità saturnine: calde, per natura terrestre, laddove è reso necessario ricondurre un’immagine del sé ad una forma tangibile di riappropriazione mentale, e fredde, per preziosità acquatica, laddove è vitale lasciare che l’immagine si abbandoni nuovamente ai vorticosi abissi dell’ineffabile apnea psichica.

Il tormento che si affaccia sull’inquietudine, la corporeità che anela alla bramosia uterina, sguardo magmatico e insieme sognante, questi gli elementi che si illuminano per brevi istanti, per poi reimmergersi nella rassicurante penombra di una mente che non è bene scoprire del tutto, consumare per nulla, disperdersi mai.

Una forma di prigionia entro i limiti del raffigurabile, che non per questo un vulcano può fagocitare del tutto e che, per dirla con le parole di Enrico di Gand, “non riesce a liberarsi dalle imposizioni dell’immaginazione” eppure, lo stesso intelletto e l’oggetto del suo pensiero aspira a trovare sempre un’estensione o “come un punto geometrico, occupare una posizione nello spazio”.

Melanconia immaginativa, quella di Alice, che, come la candela posta nella libreria del corridoio sulla soglia di una camera da letto dalle luci soffuse, andrebbe giocata tra il reale e l’irreale di una temporalità irrisolta, e che, se fosse possibile rappresentarla, non avrebbe comunque confini, se non quelli di un pensiero insopportabilmente compresso che ha raggiunto il suo stesso limite.

Il temperamento malinconico su cui si sofferma Alice comunica sì un’intimità indomita, ma al contempo lascia riflettere sul senso di una stancante esistenza ripiegata su se stessa, che è quella di ogni donna e di ogni uomo contemporanei, i cui volti, spesso compiaciuti da un nullificante individualismo, ricordano l’inamovibilità di un vulcano, la cui bocca, per brevi tratti tesa e anelante a prender fiato in superficie, torna spesso a serrarsi, reprimendo il Pensiero, opprimendo l’Idea, soffocando in petto il magma della Parola senza più nome.

Nel suo emergere come Darstellung, configurazione concreta ed esterna di elementi, la riflessione sull’immagine di Alice non si pone l’obiettivo di dettarne una forma specifica o una rappresentazione filosofica, ma porsi come un luogo di senso, se possibile anche materiale, in cui riqualificare l’espressione mimetica del gesto tra un soggetto e un mondo, tra un Io e un Non-io.

 

SPAZIO A, casa- studio di Alessia Rollo

Melancholia di Alice Caracciolo

a cura di Giuseppe Amedeo Arnesano

Fino al 19 gennaio 2019

Via Francesco Lo Re 22, Lecce

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