Il 1° ottobre 2017 si è conclusa la quinta edizione dello Skulptur Projekte di Münster. 35 opere d’arte negli spazi pubblici hanno cambiato il volto della città di Münster per 16 settimane. Skulptur Projekte ha così sdoganato l’appartenenza a questa disciplina dei nuovi media. Molte delle 35 opere proposte presentavano un video, un suono o addirittura dei QR code. Considerare la scultura quale risultato di una mera manipolazione della materia è, per i curatori della manifestazione, un concetto superato dunque.
Nella conferenza stampa inaugurale, Kasper König – il direttore artistico delle 5 edizioni, dal 1977 – e le due curatrici di questa edizione, Britta Peters e Marianne Wagner, avevano sottolineato la novità dello sconfinamento della disciplina scultorea verso nuovi linguaggi e nuove contaminazioni, tuttavia resta difficile inquadrare come “sculture” i lavori di Koki Tanaka, di Nora Schultz o Andreas Bunte.
Ora che il sipario si è chiuso König sottolinea: La mia preoccupazione principale è ora di garantire l’indipendenza della mostra. È importante che i preparativi inizino immediatamente. Una fondazione? Un’associazione senza scopo di lucro? Qualunque cosa. Ciò che è essenziale è mantenere lo Skulptur Projekte lontano dalla politica. […] Vorrei suggerire che, se Skulptur Projeckte deve avere un seguito, la sua autonomia finanziaria dovrebbe essere garantita adesso. E suggerisco anche di averla in undici anni – e non durante un’altra snervante “super estate d’arte”.
Sulla stessa linea politica Britta Peters: Guardando avanti, considero molto importante garantire l’autonomia dei progetti e della mostra. Quello che intendo per autonomia non è che l’arte si comporti come una monade indipendente dal contesto. Al contrario, l’arte è sempre interessante quando si possono tracciare connessioni tra altre aree di vita. Le opere che abbiamo presentato quest’anno – che variano notevolmente, sia esteticamente che in termini di contenuti – comunicano tra di loro in un modo incredibilmente vivace. Ciò ha provocato un interessante attrito tra la materialità, la dissoluzione del confine e la transitorietà che si presta molto bene nell’analogia con il significato di esperienza – sia soggettiva che collettiva – in un’epoca di crescente digitalizzazione. La concezione classica della scultura non è più come in passato – una circostanza che rispecchia i nostri tempi spiritosi, volatili e incerti.
Marianne Wagner: Un aspetto cospicuo dell’edizione 2017 è stato il suo esame di domande riguardanti il dominio pubblico e il “terreno comune”: Koki Tanaka ha chiesto come viviamo insieme, Oscar Tuazon ha creato un oggetto con un falò e Jeremy Deller ha presentato i risultati del suo progetto a lungo termine cominciato nel 2007 con i giardinieri di Münster. Il concetto, il contesto e il ritmo di Skulptur Projekte offrono agli artisti condizioni per il loro lavoro che sono uniche nel panorama delle grandi esposizioni su vasta scala. Per il futuro, pertanto, desidero che lo Skulptur Projekte possa continuare a fornire queste condizioni per la produzione artistica e che il format non venga rubato da vari gruppi di interesse. È essenziale che la mostra rimanga una piattaforma per questioni socialmente rilevanti. Questo è anche evidente nell’Archivio Skulptur Projekte, dove diventa evidente il significato del formato rispetto al passato, al presente e al futuro.
Nel numero 264 della rivista Segno, in uscita in questi giorni, un articolo di Antonella Marino su Skulptur Projecte racconta i vari progetti nello specifico, qui di seguito una selezione fotografia di Roberto Sala.