Antropofagia simbiotica è il titolo della prima personale di Leonardo Petrucci a Roma, presso gli spazi di Operativa Arte Contemporanea, galleria che dal 2013 ha spalancato le porte ad artisti di nuova generazione italiani e non, dapprima coinvolti in una mostra collettiva a più puntate e, da quest’anno, in un ciclo di personali.
La mostra personale di Petrucci ha già fatto parlare tanto perché l’artista ha portato in galleria sette mantidi religiose vive, lasciandole libere su un albero di alloro piantato in un vaso-obelisco pendente dal soffitto.
Il fatto che le mantidi religiose di sesso femminile siano note per il loro comportamento “omicida” nei confronti del partner dopo aver consumato l’atto sessuale, non è una leggenda. Infatti, le mantidi di Petrucci da sette che erano sono diventate cinque: la natura ha compiuto l’inesorabile ciclo di mantenimento del sottile equilibrio tra vita e morte. E chissà se da qui al 15 giugno (giorno di finissage) non accada di nuovo? La mantide religiosa approda nell’universo artistico di Petrucci come simbolo capace di sintetizzare la legge naturale che si attua liberamente per garantire il perpetuarsi della vita. Essa misura la distanza che separa la logica della natura dalla logica umana, perché si basa sul paradosso di generare la vita attraverso l’esatto opposto: la morte. Questo passaggio costituisce uno dei principi fondamentali della conoscenza alchemica -argomento caro all’artista- che vede nella negazione la via necessaria a compiere una mutazione in positivo. Dunque con Petrucci viaggiamo nella lettura simbolica della realtà, imparando a cogliere in dettagli microscopici della natura, come il corpo e il comportamento di un insetto, leggi di portata universale.
Sin dall’antichità la mantide religiosa ha attirato l’attenzione di molte culture soprattutto per la sua straordinaria capacità di guardare (e non semplicemente vedere), di ruotare il collo a 180 gradi e di fissare lo sguardo: cose che la rendono l’insetto più simile all’uomo. Inoltre, è dotata di capacità prensile per la conformazione delle zampe che le permettono di catturare la preda e di trattenerla per consumare l’atto sessuale-alimentare. Spesso la mantide divora il partner durante l’accoppiamento, sfruttando gli spasmi della preda morente. Vi è una coincidenza primordiale tra atto sessuale e atto alimentare, una sorta di “cannibalismo universale del rapporto amoroso” per dirla con Italo Calvino (“Sotto il sole giaguaro”, 1986). Anche il titolo della mostra in realtà ci fa pensare al cannibalismo attraverso un sinonimo: “Antropofagia”, letteralmente “cibarsi di carne umana”; a seguire il termine “simbiotica”, cioè “che vive insieme”. Ancora una volta ci addentriamo nel mondo del simbolo per introdurre una riflessione che mette in gioco l’uomo e la società contemporanea, imponendoci la stessa domanda che dà il titolo ad un saggio di Claude Lévi-Strauss “Siamo tutti cannibali”?. L’individualismo, lo spirito di sopraffazione, “l’egoismo simbiotico” potrebbero essere degli ulteriori sinonimi di “antropofagia”. Ma, mentre quest’ultimo cannibalismo ha tutta l’aria di non avere risvolti positivi, quello della mantide sì, perché è finalizzato alla procreazione, a causare la morte in virtù della vita.
La scultura che riproduce le uova della mantide religiosa nella tipica struttura detta ooteca, racchiude tutto il senso del “sacrificio”, mentre i due grandi pannelli disegnati con la perizia di una tavola zoologica rappresentano gli insetti con proiezioni geometriche di derivazione alchemica.
Una mostra da non perdere, aperta al pubblico fino a domenica 15 giugno.
Leonardo Petrucci (Grosseto 1986) vive e lavora a Roma. Si è diplomato nel 2009 presso l’Accademia di Belle arti di Roma. Nel 2013 ha esposto al Macro Testaccio nella colletiva Ortica, Organic Theme in Contemporary Art a cura di Artnoise; nello stesso anno era alla Temple University di Roma nella mostra Unisono, ha partecipato al progetto collettivo Il peso della mia luce e alla residenza Studi di Armonia, cantiere didattico con Alfredo Pirri nel parco nazionale della Sila (Cosenza).
Operativa Arte Contemporanea
via del Consolato 10, Roma
fino al 15 giugno 2014