Da sempre Firenze è luogo di meditazione estetica, di visioni pittoriche, di sublime fusione tra bellezze di natura e bellezze d’arte. Nel dispiegarsi del tempo la sua malìa ha rapito ed affascinato il sentire di artisti, musicisti, letterati: se Firenze è già privilegiato luogo di fughe spirituali del voyage en italie, Tchaikovsky si compiace e si inchina ai suoi splendori chiosando “più ci vivi e più ti accorgi di amarla” e Pablo Neruda omaggia “Palazzo Vecchio, bello come un’agave di pietra” e si inebria delle suggestioni di “sogni e passi che mi univano alla voce del fiume, esseri in movimento, colpi di luce nella storia” concretando nei suoi versi una mirabile orchestrazione sinestetica che ben ci restituisce tutta la preziosa e liquida bellezza di questi luoghi.
Proprio a Firenze Francesco Lauretta e Luigi Presicce – artisti differenti per cifra ma vicini per comune sensibilità ed ispirazione – hanno dato vita alla Scuola di Santa Rosa, un movimento spontaneo, un omaggio a Firenze, un omaggio all’arte. La Scuola di Santa Rosa trova il suo input in un’urgenza, una necessità direi, che è dell’artista di oggi e dell’artista di sempre: ritagliarsi quei momenti in cui protagonista è la pazienza di catturare con l’occhio e con il rapido gesto grafico la fragilità di ciò che è sempre in transizione, il segreto fluire delle cose di tutti i giorni. Da Ottobre Lauretta e Presicce s’incontrano una volta a settimana sul Lungarno Santa Rosa per contemplarne l’incomparabile spettacolo o al “bistrot” di cui Lauretta evidenzia le fattezze di trasparente ed uterino acquario: insieme con loro, studenti/curiosi/pensatori/artisti/passanti. Si disegna (tanto), si chiacchiera di vita e d’arte, ci si corrobora grazie ad una fumante tazza di caffè. Gli incontri posseggono la natura un po’ di Lezione e un po’ di Happening di cui Lauretta e Presicce sono gli indiscussi anfitrioni.
Essendo stata io stessa più volte ospite, affettuosamente accolta, della Scuola di Santa Rosa, ho avuto il piacere di intervistare Francesco Lauretta e Luigi Presicce.
Serena Ribaudo. Come nasce in voi l’idea della Scuola di Santa Rosa?
Francesco Lauretta e Luigi Presicce. La Scuola nasce come nascono i fiori, in modo naturale e con la necessità, poi, come i fiori, di esporsi in bellezza e in beatitudine al mondo.
C’è una poesia nella scelta dei luoghi. Quanto l’anima di Firenze ha un ruolo fondante per la Scuola di Santa Rosa?
Firenze è diventata fondamentale perché ci pone in un interstizio atemporale, per un artista il confort più intrigante per vivere nell’epoca dell’agitazione: una vita contemplativa anima i nostri momenti diffusi.
Trovo che negli incontri della Scuola di Santa Rosa ci siano due dimensioni, apparentemente contrastanti, che qui scivolavano mollemente l’una nell’altra: la meditazione nel sè ed il dialogo con l’altro. Quanto questi due movimenti dello spirito, afferente ed efferente, costituiscono nutrimento reciproco?
Siamo felici. C’è una mistura di sguardi, sorrisi, muscoli rilassati, pensieri, profumi e musiche che fanno di quei momenti minuscoli miracoli, che fanno bene. E lì si sciolgono e si espandono i pensieri, i segni, le parole, dette o solo sognate, un ritrarsi e un esporsi come in un’intimità scoperta che lascia a bocca aperta, ci ri-lascia la bocca, aperta. Succede qualcosa prossimo all’idillio.
Ci raccontate come avvengono le lezioni?
Si esce di casa e lungo il viaggio breve che conduce a Santa Rosa si lascia indietro il quotidiano e le sue ingombranti noie. L’incontro con Luigi è affettuoso, piccoli gesti ci introducono in quelle ore beate. Individuato lo spazio da occupare per deporre gli strumenti di lavoro, comprendere il belvedere intorno, scambiate riflessioni sulle cose che nel frattempo, lontano dalle ‘lezioni’, ci han toccato, si comincia a diventar bambini –in quel mondo mitico e pieno di significato- e lì, in quelle ore liberate, sbocciano disegni che non sono solo disegni perché nel momento in cui nulla vincola durevolmente il tempo la Scuola prende corpo, si fa opera.
Quali i prossimi appuntamenti artistici di Francesco Lauretta?
Sto lavorando su una nuova personale di pittura, per la galleria di Giovanni Bonelli. Un lavoro performativo poi, The battle, per la Fondazione Pietro e Alberto Rossini; Un evento laterale, Isolare, a Manifesta nella cripta del Piliere, a Palermo. E sempre a Palermo una seconda mostra personale di pittura. Insomma mi adagio in quel luogo strano tra la vita e la morte, come mi piace stare, nella postura Inesistenzialista, direi.
Quali i prossimi appuntamenti artistici di Luigi Presicce?
Tra qualche giorno mi trasferirò a New York per tre mesi, sarò ospite di Artists Alliance inc per un programma di residenza. Per questo spostamento oltre oceano ho dovuto cancellare molte cose che avevo in programma in questi mesi, mentre altre sto cercando di tenerle con i denti, tra cui una collaborazione con Virgilio Sieni per il Maggio Musicale di Firenze o Sacrosanctum a Palermo. Al ritorno in Italia mi aspetta un progetto molto importante che dirigerò alla Fondazione Lac o le Mon, si tratta di un Simposio di pittura, un’occasione unica per trascorrere due settimane in una dimensione naturale e conviviale all’insegna della pittura e della sua pratica all’aria aperta.