Nell’antichità era comune considerare l’aldilà come un luogo salvifico, una speranza ultima alla quale affidarsi per affrontare la quotidianità della realtà. A seconda della cultura, la rappresentazione del dopo e delle divinità che lo abitano varia, e, tra tante, in questa sede sembra opportuno ricordare l’iconografia del totem.
Presso la sede milanese della Galleria Poggiali è presentato per la prima volta in Italia il lavoro di Sarah Zapata, artista americana con origini peruviane, un’installazione site-specific costituita da sette colonne sulle quali svettano cinque sculture, il tutto immerso in un contesto atemporale fatto di linee verticali che decorano le pareti.
Questi elementi ricordano giustappunto dei totem, dove le sculture soprastanti si ispirano alle mummie di Paracas, una pratica tipica delle civiltà precolombiane. Siamo quindi di fronte a un dialogo tra passato e presente, tra tradizione applicata al presente e viceversa, in un continuo dualismo (sottolineato quasi appositamente dal pattern a righe) che si ritrova anche nel modo in cui la ieraticità e la monumentalità dell’installazione viene messa in discussione dai materiali che la costituiscono. Il tessuto, materiale prediletto dall’artista, è morbido e malleabile, soffice e piacevole al tatto. In diretta contrapposizione con ciò che sta “vestendo”. Sarah Zapata imparò a cucire sin da bambina grazie agli insegnamenti dei nonni, rimandando ancora una volta al legame con il suo passato e le sue origini. Nella sua cultura, inoltre, il tessuto è considerato un oggetto prezioso, che accompagna la vita di ogni persona dalla nascita alla morte, affibbiandogli una sacralità che nuovamente si scontra con il motivo a strisce: sin dal Medioevo, le strisce rappresentano ruoli di subalternità, basti pensare alle divise dei detenuti.
Eleggendo la stoffa a proprio medium artistico, Sarah Zapata lo indaga e lo sviscera ogniqualvolta ci si confronta. In primo luogo, i vestiti sono costituiti da tessuti di varia natura e forma, fungendo da primo biglietto da visita in termini identitari. Nei negozi di abbigliamento, per esempio, esistono sezioni per le donne e sezioni per gli uomini facilmente riconoscibili. In questa sede, To Strange Ground and High Places supera questa concezione proponendo figure senza identità riconoscibili, altro tema caro all’artista in quanto persona queer.
Galleria Poggiali Foro Bonaparte 52 – 20121 Milano Sarah Zapata – To Strange Ground and High Places fino al 30 novembre info: dal martedì al sabato, 11.00 – 19.00 www.galleriapoggiali.com