Da settimane non si parla d’altro che della futura direzione di ArteFiera Bologna che, come è noto, da tempo soffre il peso dei suoi anni, attanagliata dal crescente numero di Fiere concorrenti e alla ricerca esasperata di un rinnovo della propria identità. Ad ingarbugliare la faccenda si è inserita in queste settimane la presunta e falsa notizia della nomina di Lorenzo Balbi, attuale Direttore del MAMbo, sulla quale abbiamo volutamente evitato di esprimerci per non alimentare quella che palesemente appariva come una notizia infondata, non fosse altro per l’evidente incompatibilità fra le cariche ma anche per rispettare, oltre che lo stesso Balbi, un processo fra l’Ente Fiera e il Comune di Bologna che, a seguito delle dimissioni di Angela Vettese, ha portato, come è noto oggi, ad individuare nella figura di Simone Menegoi il prossimo direttore di Arte Fiera.
Sarà dunque una figura curatoriale, e non un manager, come aveva dichiarato l’Assessore Matteo Lepore, a traghettare la storica fiera bolognese nei prossimi anni, una figura, quella di Simone Menegoi, ampiamente conosciuta in città, dove è nato e dove fra l’altro, proprio lo scorso anno, ha curato per Art City la personale di Erin Shirreff, presso il Salone della Banca di Bologna a Palazzo de’ Toschi. Con un curriculum certamente ineccepibile (Menegoi è stato coordinatore di Per4m ad Artissima di Torino, ha curato mostre al Museo Marino Marini, alla Triennale di Milano, al Nouveau Musée National de Monaco, scrive e collabora con “Artforum” e molto altro ancora), il curatore bolognese avrà l’onere e l’onore di studiare la migliore strategia di rilancio della fiera.
Vero è ed è noto, che negli ultimi anni, molte gallerie improntate a un lavoro più contemporaneo hanno abbandonato la piazza bolognese preferendone altre, sicché la nomina di Menegoi, figura ampiamente inserita nel contesto più attuale, lascia pensare ad una spinta per riagganciare talune sostanziali perdite. Tuttavia, l’identità di Bologna, quella prettamente versata a un bilanciamento fra moderno e contemporaneo, più commerciale se vogliamo, resta indissolubilmente, a nostro parere, un punto fermo sul quale lavorare, un’identità semmai da rinfrescare ma non certo da azzerare. Ben vengano tutte le declinazioni curatoriali possibili, graditi sono anche i suggerimenti della direzione alle gallerie che verranno, purché non si trasformino in imposizioni che minimo la libertà di scelta e orientamento commerciale di ciascuna, perché – ricordiamocelo – una fiera per definizione è uno spazio soprattutto economico, un luogo dove le gallerie, hanno certamente il dovere di proporre ricerca ma anche il diritto di muoversi autonomamente, e soprattutto l’occasione di incrociare nuovi collezionisti. Ci auguriamo che il nuovo direttore Menegoi possa consolidare i rapporti con il mercato, quei rapporti che regolano da sempre uno dei bacini del business dell’arte più importanti d’Italia.