E’ l’oratorio di San Mercurio, ornato dagli abbacinanti stucchi di Giacomo Serpotta ed impreziosito dalle rare pavimentazioni maiolicate, lo scrigno (stupefacente) che ospita Sacrosanctum. Sacrosanctum è una rassegna d’arte contemporanea fortemente voluta da Adalberto Abbate e a cura di Adalberto Abbate e Maria Luisa Montaperto; essa nasce dall’urgenza di affermare che i luoghi del patrimonio artistico ed architettonico dimenticati dall’incuria della cosa pubblica e piagati dalla ferocia del tempo possano invero essere restituiti all’originario splendore e rivitalizzarsi nella compenetrazione tra passato e presente che qui si annodano generando un fascinoso ordito.
L’arte che si mobilita per l’arte dunque: promossa dall’Associazione Amici dei Musei Siciliani e pragmaticamente sostenuta dalle donazioni dei numerosissimi visitatori che in poco più di un anno si sono succeduti, Sacrosanctum ha attivato una serie di lavori manutentivi, quali la pulitura di alcune delle cappelle in marmi mischi e tramischi della chiesa di Ss. Salvatore, la pulitura ed il consolidamento degli apparati plastici degli oratori di San Mercurio e San Lorenzo, il ripristino dei tessuti damascati dell’oratorio di San Lorenzo.
Pregevolissimi gli ospiti del panorama artistico contemporaneo nazionale ed internazionale invitati da Abbate e Montaperto ad esprimere la propria visione del sacro.
Come scrive Maria Luisa Montaperto nel testo in catalogo: “Filo conduttore del corpus di opere è stato il tema del sacro, cognizione spirituale in gran parte connaturata nelle nostre radici culturali ma in realtà oggetto di indagine scientifica da tempi relativamente recenti. E’ solo dai primi del ‘900, infatti, che prende avvio in Italia un filone di studi che analizza il fenomeno della fede da un punto di vista storico e sociologico, definendo il ruolo che essa ha avuto anche in contesti non specificamente sacrali. Ma se la storiografia nostrana si è connessa al sacro da poco più di un secolo, l’arte ha avuto da sempre un rapporto simbiotico e privilegiato con la sfera del divino, traducendo in immagini esigenze religiose, cultuali e liturgiche. Il panorama è sconfinato e si allarga ulteriormente se pensiamo al rapporto tra dogma e contemporaneità”.
Nel vano d’ingresso dell’oratorio di San Mercurio, una nicchia –sacra ara, modus, breccia- ha accolto dal Marzo 2015 al Giugno 2016: le deflagrazioni di Joseba Escubi, le obliquità di Mario Consiglio, i gorghi destrutturanti di Stefano Canto, le archetipiche cosmologie di Franko B, il cloisonnisme di Lorenzo Scotto Di Luzio, i rovesciamenti di senso di Thomas Braida, le radici notturne ed arcaiche di Luca Pancrazzi, il memento mori di Jota Castro, la lucidissima denuncia di Sandro Mele, la natività impudicamente sfrontata di Ciprì e Maresco, le espanse volumetrie di Greta Frau, l’invocazione amorosa di Fabio Sgroi, l’anima mundi di Caterina Silva, le epidermidi solcate di Loris Cecchini, lo straniante onirismo di Calixto Ramirez, la pittura fiamminga ed instancabilmente esplorativa di Francesco Lauretta. Si ricordano inoltre le performance sonore di Ottaven (Caned Icoda), AngeloSicurella e Jonathan Rogerson.
Le opere sopra citate, a cui se ne aggiunge una inedita, si dispiegano ora per la prima volta insieme nell’ambiente principale dell’oratorio di San Mercurio divenendo protagoniste di una mostra antologica di raro valore.
Fino al 26 Marzo
Oratorio San Mercurio – Palermo
Info – http://http://www.amicimuseisiciliani.it