Quando più di 200 anni fa Caspar Friedrich dipinse la nota Abbazia nel Querceto, intuì quanto pochi ed esatti elementi fossero sufficienti a descrivere il proprio tempo, lasciando ampio spazio all’impercettibile, alla suggestione e contemplazione, sentimenti che ben si sposavano con il periodo caotico e incerto vissuto all’epoca; Albert Boime parla di un opera in cui “si manifestano tutti i cliché del diciottesimo e diciannovesimo secolo”, ma si può più opportunamente sottolineare quanto la sintesi cromatica e formale la avvicini più ad un disegno, ad un bozzetto, oltre alla splendida sineddoche dell’arco acuto della finestra che racchiude tutto il gusto gotico.
La stessa sintesi formale e ideale si può osservare nella mostra proposta da MD’I: anzi, la sintesi è il Museo d’Inverno.
Adagiato sul culmine della Fonte Nuova, imponente struttura di respiro gotico cistercense, il Museo, diretto dagli artisti Francesco Carone e Eugenia Vanni, si è imposto una mission originale e ambiziosa, invitando artisti ad esporre e curare una selezionata raccolta di opere di altri autori presenti nella loro collezione privata, così da far emergere, attraverso le relazioni e gli scambi avuti, gli aspetti salienti del percorso artistico dell’invitato. Una ragnatela di dialoghi indispensabile nella vita dell’artista, ma talmente sottile e invisibile da non essere sempre evidente al pubblico: il Museo d’Inverno si propugna di raccontare queste “storie” con un occhio attento all’aneddoto.
L’attuale occasione ospita due architetti riconosciuti a livello internazionale e storicamente influenti nell’ambiente romano, quasi ad omaggiare la Contrada senese, quella della Lupa, dove sorge la Fonte Nuova: Piero Sartogo e Nathalie Grenon. Per dare corpo al loro rapporto con gli artisti, è stato scelto di allestire una mostra-narrante incentrata sulla realizzazione della Chiesa del Santo Volto di Gesù a Roma, dove Sartogo e Grenon invitarono sette artisti a elaborare delle opere specifiche. Ne risulta un’esposizione essenziale, pacata, non lontana da Immagine reale e virtuale dello stesso Sartogo, costituita principalmente da bozzetti d’autore (nomi che spaziano da Carla Accardi a Marco Tirelli, Chiara Dynis, Eliseo Mattiacci, Pietro Ruffo, Giuseppe Uncini e Mimmo Paladino) oltre al plastico della Chiesa e gli schizzi preparatori dei due architetti, in un dialogo elegantemente condotto dal disegno, primo attore di questa favola invernale. Vero protagonista, in ogni caso, resta la Riflessione, dosatamente sciolta in un’ottica spirituale, affatto scontata nelle proposte museali di arte contemporanea, spesso decisamente sgargianti e chiassose: qui regna il Silenzio, come giustamente suggerito da Achille Bonito Oliva in una conversazione intrapresa site specific con la curatrice della mostra, Oliva Sartogo, dialogo che funge da testo critico cui merita riportare il passaggio:
«O.S. Riprendendo la tua frase: “L’artista traccia insieme lo spazio e il segno, che ripropone la propria cifra evidente, senza mistero se non quello della propria presenza splendente”. Come potranno i visitatori senesi vivere questa presenza splendente? Che ruolo hanno i bozzetti qui? Riescono ad esprimere il silenzio o essendo la base creativa, l’idea esprimono il pensiero?
A.B.O. Il bozzetto è una promessa di silenzio. In questo caso il silenzio è anche frutto di una felice convivenza delle differenze. Non c’è conflitto e quindi non c’è brusio. Non ci sono urla, non vi è schiamazzo, ma il silenzio è proprio l’appagamento di più presenze che insieme producono questa capacità di convivenza.»
Oltre l’esposizione temporanea, viene presentata per la project room del Museo l’opera in realtà aumentata del giovane artista Alessandrò Giannì, curata da Miltos Manetas, operazione legata al progetto Diòspero e finalizzata ad arricchire la struttura e l’estetica dell’edificio, lasciando tracce specifiche e funzionali, dalla targhetta all’ingresso, al vetro di una botola, fino alle opere osservabili con gli smartphone, tutti elementi permanenti che progressivamente donano carne e identità al Md’I, come i personaggi di un libro di Gombrowicz.
Nel complesso si evince una vena Romantica, manifesta fin dal titolo, … Del Sublime, che sottolinea il bisogno dell’Arte Contemporanea a contrastare un certo tipo di Positivismo dilagante (rigido), con rievocazioni che eliminano la componente temporale sincronizzando il passato con l’attualità. Eppure tutto è proposto in maniera perfettamente razionale, aperta, promuovendo una concettualità che impollina dialoghi e auspica in questo modo a coltivare Bellezza, un fiore che può nascere anche d’Inverno.
…. Del Sublime
Piero e Nathalie Sartogo
a cura di Oliva Sartogo
in dialogo con
Achille Bonito Oliva
Carla Accardi, Marco Tirelli, Chiara Dynis, Eliseo Mattiacci, Pietro Ruffo, Giuseppe Uncini e Mimmo Paladino
fino all’11 giugno 2017
solo su appuntamento
Museo d’Inverno
via pian d’Ovile 29,
Contrada della Lupa, Siena