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Rita Vitali Rosati Lo stato di salute dell’artista

L’estate  annaffiata che abbiamo visto trascorrere  non solo scrutando le previsioni del meteo nazionale ci ha restituito una stagione dai profitti invisibili. Non si tratta, come suggerisce l’autrice di libri new age, che sondano le funzioni di determinati Campi Energetici invisibili, di giungere a stimolare felici connessioni con l’Universo empatico che ci circonda. No, non stiamo parlando del lato spirituale che alcune Leggi determinano per prenderci così cura della nostra salute in termini di salvezza. Parliamo invece del lato meno conosciuto,imperscrutabile, di un segmento del nostro anno solare che non ci ha regalato quel benessere sperato durante i mesi di lavoro, sempre più duro, inquieto, forsennato, per noi maratoneti a tempo determinato. Invisibilmente affogati in un mare magnum di fatica ab aeterno. Un big bang, in nome della crescita, recita Renzi, per dirla tutta tra un gelato e una secchiata di acqua azzurra acqua chiara, per ribadire a voce alta che ora l’Italia fa sul serio. Un’Italia delle supertasse e dei balzelli iniqui, un’Italia che frana e si sbriciola insieme alle sue prestigiose memorie storiche, un’Italia con la febbre, e, non del Sabato sera, ma quella della deflazione, quella che, a causa del signoraggio bancario, ci rende come degli assetati in preda ai miraggi. Quelli che ci indica il nuovo governo con ampie pennellate color melassa.

(Una melassa twittata con la velocità del lampo e che non lascia traccia alcuna, se non la simultanea rimozione causa ed effetto sconcertante di una ingombrante presenza di social network all’attacco mediatico).

A ben scrutare oltre le secche dei bagnasciuga dei litorali amatoriali, tra il Tirreno e l’Adriatico selvaggio, dove i nostri politici mettono a mollo le nostre speranzelle, mentre tra i crepuscoli più gettonati vengono insabbiati i misteri e gli intrecci più misteriosi dell’alta finanza, le nostre povere storie rischiano il linciaggio da parte dell’incuria istituzionalizzata.

I titoli dei giornali e altri più prodighi editorialisti ci inondano con fiumi di inchiostro per catechizzarci. Mentre imperversano sul web acrobatici caroselli di news postati da ogni dove per documentarci con accenti drammatici delle follie della politica allo sbaraglio tra gli echi di una lontana, ma poi non tanto Ucraina, e gli orrori di un ben più vicino, ahimè, Medio Oriente. Fino a questo punto ho ricordato cose che sono sotto gli occhi di tutti. Non ho ricordato invece una mia provvidenziale lettura di soli sette anni fa, ovvero il coraggioso saggio “Breve storia del futuro”, con  cui un attento economista francese, Jaques Attali, (già consigliere di Mitterand), ha costruito una architettura di pagine profetiche al limite del visionario ma fortemente realistiche e lungimiranti.  Sono pagine fitte di riflessioni , di ipotesi sulla sfida del mondo, dagli inizi del secolo fino ai prossimi cinquant’anni. Per dire dell’immediato futuro, per affrontare il gravoso problema del terrorismo e del fondamentalismo religioso, dell’esaurimento certo e progressivo delle risorse, l’ascesa di nuove potenze e il declino inarrestabile delle abitudini e di un certo tipo di vita occidentali. Per non parlare degli effetti destabilizzanti della globalizzazione sostituita – scrive Attali –  da un iperimpero che controllerà politicamente ed economicamente un mondo policentrico inglobato da iperconflitti dagli effetti inimmaginabili. Una teoria del terrore, insomma, dove è già descritta la Russa nel tentativo di ritrovare un ruolo mondiale mettendosi in prima linea nei confronti dell’Islam e della Cina e tessere così alleanze militari “seguendo la propria rete di gasdotti”.

Cose che stanno già avvenendo e di cui siamo a conoscenza.

E qui mi fermo, anche se  inopinatamente sorvolo su altri argomenti e su altre e più complesse voci per dare spazio invece ad una domanda conclusiva: ma qual è il finale? Quale sarà il nostro destino più o meno definitivo? Quali saranno i protagonisti della Storia?

Chi sta scrivendo si occupa prevalentemente di arte e della sua sociologia, ma certamente essendo  cittadina soprattutto curiosa ed attiva del mondo non mi sento risparmiata dall’informarmi, e a mia volta ad interrogarmi e, soprattutto, come in questa occasione, ad interrogare gli amici artisti.

L’amico architetto ed artista Nello Teodori  aveva risposto un giorno ad una mia provocazione asserendo che “La Storia è la solita storia”, non facendo presagire sostanziali conforti all’annosa domanda.

Forse ci piace pensare, come risposta finale legata a un’ idea di speranza, ad una immagine che mi riporta ad una affermazione del poeta tedesco Durs Grunbein nei confronti della poesia. “Fare poesia è come andare in apnea”, dice il poeta tedesco. Ed è applicabile anche alla vita. Nella solitudine del mare come nella vita siamo costretti, se pure singolarmente ad una riflessione. E quella del bene comune estesa a tutti gli uomini di buona volontà,non può che non essere la risposta più illuminante, la quale non può prescindere da un’intelligenza collettiva  che dovrà attivarsi imprescindibilmente dagli interessi personali e locali. In questa nuova alba di rivoluzioni, dove il quotidiano si misurerà con ogni possibile ideale, solo la forza dell’uomo, dettata dalle necessità, sarà la cifra di ogni migliore cambiamento a cui è legata la specie umana. Una iperdemocrazia , la definisce così Attali, premonitrice dell’avvenire, con il compito di risolvere le attese e le speranze dell’umanità.

In questo panorama non proprio entusiasta fitto di problemi, essendo l’artista soggetto vivacemente interlocutore della realtà e delle inevitabili evoluzioni, con quali strumenti risponde alle minacce che arrivano per intimidire e saccheggiare le migliori certezze?

Chi si preoccupa di questa…”categoria”?, così anomala, poeticamente quasi invisibile, armata solo di una forza che è l’amore per la bellezza e per la cultura?

Ho scelto quindi di chiedere ad alcuni artisti di rispondere a poche domande, credo essenziali.

Rita Vitali Rosati [Agosto 2014]

Giovanni Gaggia

Nel quadro attuale storico e sociale ti senti portatore sano con il tuo lavoro?
La risposta per quanto mi riguarda si scinde in due parti distinte. Come artista non posso altro che essere portatore insano, se diamo per acclarato che la realtà non è nemmeno paragonabile alla merda non posso fare altro che tradurre tutto questo in  immagini.  La seconda via riguarda la piattaforma che dirigo Sponge ArteContemporanea. La mia casa insieme allo studio è stato aperto ad un pubblico più eterogeneo possibile,  sette anni fa, facendo dei miei spazi un luogo di ricerca in relazione alle artivisive contemporanee, si è vero è un’isola una sorta di monastero laico, dove le relazioni umane sono la base, di questo mi sento portatore o portavoce sano.

Come percepisci l’accelerazione dei problemi politici e sociali?
Non le percepisco, non li voglio sentire, preferisco non farmi contaminare e preoccuparmi della linea verticale.

Se è il mercato a gestire il mondo qual è la tua reazione a questo?
Nessuna reazione. Il mercato è fondamentale anche nel nostro piccolo sistema arte, bisogna farci i conti e far si che ciascuno di noi abbia il suo, più o meno etico, per quanto mi riguarda applico quanto posso la formula del baratto.

Rispetto a questi orizzonti  in rapido cambiamento, il tuo ruolo di artista ne risulta sollevato?
No, ne sollevato ne tanto meno appesantito, la mia ricerca in questo periodo della mia vita segue una linea ben precisa e non è di certo quella materiale,  evito quindi di farmi inquinare.

Come artista in che modo traduci nella tua vita la complessità odierna?
In parte ho già risposto prima, creando una piattaforma di ricerca indipendente basata sul confronto intellettuale onesto costante, dove artisti, curatori, collezionisti galleristi si ritrovano intorno allo stesso tavolo a discutere apertamente e costantemente, questa la considero la mia più grande performance. Nello specifico del mio lavoro essendo un performer ci sono degli elementi che sono immutabili, la mia linfa è lo scambio diretto ed immediato tra me ed il mio pubblico.

È notevole lo sforzo dell’artista per esprimersi artisticamente. Nella situazione avversa che vive pensi che tale sforzo riuscirà a creare le condizioni per la sopravvivenza dell’arte e dell’artista?
Banalmente sappiamo tutti che l’artista lo si è e non lo si fa di conseguenza si sopravvive per forza  e sempre, è inevitabile che le nostre viscere ci porteranno a creare il fine è che l arte sopravvive.

Come ti rapporti con l’amore?
Dipende da quale forma d’amore intendi, posso copiarti un messaggino che ho ricevuto ieri senza citare l’autore che mi ha riempito il cuore: “ A volte penso che tu sei l’unica persona con cui è possibile coniugare la dimensione dell’arte, dell’amore nelle sue molteplici forme e della famiglia in modo ampio e articolato…”!!! Chiudo con una frase che in questo periodo è il mio porta bandiera: “quando hai dato, hai realizzato l’amore”.

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Casaluce/geiger:::synusi@

Nel quadro attuale storico e sociale ti senti portatore sano con il tuo lavoro?
Il mio motto, rimane da sempre, arte & vita. Mondi in un universo stratificato, tra un vissuto personale, ma anche oltre. Ho, infatti, sempre risposto  a chi mi chiedesse di venirmi a trovare nel mio studio/atelier che non vivo uno spazio ben preciso, in questo senso. Il mio pc, le strade, i caffe’, la mia cucina come una sala da cinema. Tutto mobile, nomade e precario, come la vita sessa. Il resto cerco di nutrirlo verso l’interno essendo affascinata dalle discipline orientali e vegetariana da  qualche tempo.

Sono piccole scelte di attivismo, con una formula narrativa che  mi viene suggerita di volta in volta dal mio ascolto curioso  A tratti anche ironica, forse poetica,  convinta che le fome di interazione basate sul  disturbo possono essere infinite. Tutti noi sperimentiamo la forza agressiva del silenzio e gli artigli affilati delle parole. Cerco di rimanere me stessa  con il paradosso di un  complice  come il mio alter-ego  synusi@virus cyborg. Porto con me anche la parte meno sana, probabilmente. Una sorta di yin e yang interiore.

I miei incubi, le mie irrequietezze, ossessioni, paure. Il quadro attuale socio-politico europeo/ mondiale, ci fa respirare venti di prepotenza, di ingordigia e sete di potere a discapito del più debole . Guerre mediatiche fino a guerre di sangue vere e proprie.  L’uomo sembra destinato a non imparare mai nulla dal passato.

Ma resto una portatrice sana per certe forme di utopia ereditate da maestri come Gandhi, Martin Luther King…

Tutto questo nel mio diario di bordo.

Come percepisci l’accelerazione dei problemi politici e sociali?
Siamo in un’ epoca post-umana. La nostra realtà tecnologica ha reso tutto oltre il territorio, dove anche i riferimenti temporali, sono rivoluzionari ed urlano un bisogno di adattamento. Come afferma Zygmunt Bauman, viviamo un veloce cambiamento ma non di transizione ‘ …perché una idea di transizione implica un passaggio da un ‘ qui ’a un  ‘ lì ’ ’, che invece sembra mancare  nel vuoto in cui stiamo precipitando. Percepisco tutto questo come una realtà confusa, carente di figure carismatiche positive, ma mi alleno alla fiducia delle piccole battaglie quotidiane e nella genialità che si nasconde dietro a delle vite, apparentemente, semplici.

Se è il mercato a gestire il mondo qual è la tua reazione a questo?
Il mercato è nato con l’uomo, dove la regola dello scambio, ha lasciato posto a delle forme capitalistiche che ci hanno sedotto con un falso senso di appagamento.  Abbiamo visto tutto questo bagliore , trasformarsi  in una immensa macchina, moltiplicatrice/creatrice  di bisogni e desideri. Mi alleno, con grande fatica, di apprendere la saggezza dell’essenziale.

Rispetto a questi orizzonti  in rapido cambiamento, il tuo ruolo di artista ne risulta sollevato?
Tanta letteratura sul ruolo dell’artista. Non ho ancora trovato risposte certe, dal momento in cui arte & vita, per  me, si ricorrono da sempre. Mi vivo come una persona creativa che intravede sempre, delle grandi potenzialità risolutive ( non senza aver fatto  prima a pugni, con la mia parte più pessimista ! ).  Il vero viaggiatore sa che non esiste un percorso comodo e sicuro. L’orizzonte, comunque esso sia, ti invita a sfidare ogni incognita. I viaggi partono dal di  dentro e  le coordinate interiori sono sempre le più protette, il sollievo più autentico.

Come artista in che modo traduci nella tua vita la complessità odierna?
Non traduco mai la vita. La respiro, la assaporo. A momenti anche la vomito. Altre volte cerco di trattenere, ma  è contro natura. So che bisogna imparare a lasciare andare. In tedesco una delle mie espressioni preferite è : los lassen. La vita è intraducibile, complessa, ma anche tanto semplice. Una parte di noi è  – fortunatamente – invendibile !

È notevole lo sforzo dell’artista per esprimersi artisticamente. Nella situazione avversa che vive pensi che tale sforzo riuscirà a creare le condizioni per la sopravvivenza dell’arte e dell’artista?
Trovo l’arte come un qualcosa  di scolpito nella vita stessa.  Impregnata di riflessioni, domande e sfide di cambiamento. In dialogo con la scienza e con gli eterni  misteri sul vero senso della vita. Finchè avremo la necessità di esplorare e navigare, non verrà mai meno il desiderio di raccontare e condividere. Dove sopravvive l’uomo, sopravvive l’artista.

Come ti rapporti con l’amore?
L’amore è una delle più grandi  sfide  che ho accolto! Ti rispondo con una frase di Khalil Gibran : “Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.”

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Gian Ruggero Manzoni

Nel quadro attuale storico e sociale ti senti portatore sano con il tuo lavoro?
Riconoscendo nell’arte, tra le tante valenze, anche quella di “arma”, sì. Il richiamo a una società e a valori che definirei, senza pudore, assoluti è sempre presente nel mio fare artistico. La lotta tra bene e male, in accezione altamente etica, è tra le mie prime pulsioni espressive, quindi esistenziali.

Come percepisci l’accelerazione dei problemi politici e sociali?
Come un’accelerazione anche delle risposte che dovremo dare agli stessi. Più che una lunga agonia, preferisco una morte veloce al fine che la rinascita sia altrettanto veloce. Sono molto stanco di dovermi trascinare le gambe in questa palude, torbida e fangosa, pseudo democratica, corrotta e ipocrita, da quasi quarant’anni.

Se è il mercato a gestire il mondo qual è la tua reazione a questo?
Richiamare l’uomo al respiro, allo spirito e alla rivolta ideale, come la definiva il poeta Oriani.

Rispetto a questi orizzonti, in rapido cambiamento, il tuo ruolo di artista ne risulta sollevato?
Lo stesso del come mi sento uomo, cioè ancora portatore di verità, poesia e impegno nella lotta. Da una “guerra” di posizione, di trincea, si va verso un nuovo conflitto movimentista. O così, oppure la resa. Quindi così, cioè in azione, all’attacco, e l’azione solleva sempre.

Come artista in che modo traduci nella tua vita la complessità odierna?
Essendo me stesso ad oltranza, cioè un uomo che ha sempre avuto casa in provincia e della provincia ha quei ritmi anche quando si reca a Londra, New York o Tokio. La complessità la si vince mantenendo fede al proprio essere, quindi al proprio fare, disimparando la paura.

È notevole lo sforzo dell’artista per esprimersi artisticamente. Nella situazione avversa che vive pensi che tale sforzo riuscirà a creare le condizioni per la sopravvivenza dell’arte e dell’artista?
Una forma d’arte resterà comunque, muteranno i linguaggi, come sempre sono mutati, le tecniche, gli strumenti. La perenne mutazione è insita in questa vita, in questo cosmo. Non esiste mai morte, il tutto si trasforma. Parrà banale, ma pochissimi si attengono a questa verità, facendone tesoro.

Come ti rapporti con l’amore?
In accezione romantica, e mi piace dirlo. Totalità, totalità, totalità, superamento dell’abisso, riconquista del cielo.

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Marco Tronci

Nel quadro attuale storico e sociale ti senti portatore sano con il tuo lavoro?
Si dice portatore sano un individuo contaminato da un agente patogeno o portatore di una malattia genetica recessiva, ma di cui non manifesta i sintomi. Per me l’artista non è mai portatore sano perché e sempre colpito dalla malattia, l’arte, e con il suo lavoro dovrebbe “infettare” gli altri…

Come percepisci l’accelerazione dei problemi politici e sociali?
Al racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci segue il dialogo tra Gesù e i … Chi vuole guadagnare tutto si perde prima come discepolo e poi come uomo, …L’accelerazione del tempo … di riflessi sociali di difesa prendono il posto occupato fino a ora dal pensiero e ……

Se è il mercato a gestire il mondo qual è la tua reazione a questo?
Per conoscere i mercati, è necessario prima di tutto conoscere e riconoscere sestessi. … Qual è il calendario del processo di prova e di errore? … ha luogo in questo mondo, dunque restringere la propria attività di trading a una … Lascia che le tue reazioni agli eventi del mercato seguano degli schemi studiati e collaudati.

Rispetto a questi orizzonti in fervido cambiamento, il tuo ruolo di artista ne risulta sollevato?
Il Rinascimento è un periodo artistico e culturale della storia d’Europa, che si sviluppò a … dei suoi protagonisti come un’età di cambiamento, maturò un nuovo modo di … 5 Rinascimento, Medioevo e antichità; 6 Il ruolo dell’Uomo; 7 Il ruolo della … di rottura, o viceversa come una fase di proseguimento rispetto al Medioevo.

Come artista in che modo traduci nella tua vita la complessità odierna?
Le prime figure presenti nella storia del Giappone che potremmo in qualche modo … Per cominciare però a parlare di una figura simile all’odierna “donna d’arte”, … Artisti come Manet, Van Gogh, Klimt e tutto il movimento impressionista furono …. imparavano le complesse tradizioni che comprendono la scelta e il metodo di ..

È notevole lo sforzo dell’artista per esprimersi artisticamente. Nella situazione avversa che vive pensi che tale sforzo riuscirà a creare le condizioni per la sopravvivenza dell’arte e dell’artista?
Perchè questa situazione è, in realtà, possibile perchè i grandi … Ho la sensazione che ci voglia qualcosa di più – per l’Italia dell’arte …. Sembra piuttosto un tentativo (chissà se riuscirà) per cominciare a raccontare condizioni davvero e …

Come ti rapporti con l’amore?
In fin dei conti quello che più conta in un rapporto tra due persone che si amiamo è l’utile, … L’amore è una forza irrazionale che travolge chi investe con la sua potenza. …L’amore tra un uomo e una donna è come una magia che ti prende …

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Nello Teodori

Nel quadro attuale storico e sociale ti senti portatore sano con il tuo lavoro?
Ho una tale paura di ammalarmi che con una frequenza quasi ossessiva faccio ripetuti controlli e ripetute analisi. Affermo con certezza che sono stato, sono e sarò sempre un portatore sano!

Come percepisci l’accelerazione dei problemi politici e sociali?
Con un certo distacco. Come i somari, sai che sono il progettista del “Museo del Somaro”, non amo la velocità e per questa ragione mantengo i miei ritmi lenti-bassi perché “Un mobile più lento non può essere raggiunto da uno più rapido; giacché quello che segue deve arrivare al punto che occupava quello che è seguito e dove questo non è più (quando il secondo arriva); in tal modo il primo conserva sempre un vantaggio sul secondo”.

Se è il mercato a gestire il mondo qual è la tua reazione a questo?
Sono molto incazzato ma siccome l’umanità sembra godere a farsi fregare non mi resta che dire: godete!

Rispetto a questi orizzonti in rapido cambiamento, il tuo ruolo di artista ne risulta sollevato?
Il mio “ruolo di artista” è sempre quello, la mia storia è la mia storia e la storia è sempre la solita storia.

Come artista in che modo traduci nella tua vita la complessità odierna?
A modo mio: un modo diverso da un altro modo che tende al modo che considero il miglior modo. È chiaro qual è il mio modo?

È notevole lo sforzo dell’artista per esprimersi artisticamente. Nella situazione avversa che vive pensi che tale sforzo riuscirà a creare le condizioni per la sopravvivenza dell’arte e dell’artista?
L’arte è sempre stata e sempre sarà. E’ più forte del sistema dell’arte, della dittatura, del cinismo, dell’inquinamento ambientale, politico, del conformismo sociale e artistico. Chiedo piuttosto a te qual è l’attuale “condizione contemporanea?”.

Come ti rapporti con l’amore?
Questa è una domanda legittima, la capisco.

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Rita Soccio

Nel quadro attuale storico e sociale ti senti portatore sano con il tuo lavoro?
Sì. Il mio lavoro artistico, in realtà, vuole essere un virus che si insinua e spinge al cambiamento una società troppo spesso superficiale e autoreferenziale. Più che portatore sano voglio essere un’untrice e contaminare il pubblico con una sana epidemia, sperando che questo si desti dal torpore in cui è immersa.

Come percepisci l’accelerazione dei problemi politici e sociali?
Viviamo in un momento storico-sociale dove la percezione del tempo ha subito una notevole accelerazione in tutte le sue attività quotidiane. Telefoni cellulari e similari hanno riempito con le loro funzioni e finzioni ogni momento della nostra vita. Con quest’accelerazione della società, anche la politica si è adeguata, e così quello che un leader afferma oggi può tranquillamente essere smentito dallo stesso il giorno dopo senza colpo ferire, perché la velocità dell’inesattezza sarà percepita come una distorsione temporale senza importanza e rimpiazzata in breve tempo da una nuova affermazione.

Se è il mercato a gestire il mondo qual è la tua reazione a questo?
Non è facile rispondere ne trovare una soluzione a questa domanda. L’unico modo che io conosco per reagire ad una logica di mercato dove il profitto è il solo obiettivo è di creare un mercato alternativo. Mi spiego, non necessariamente il mercato è il male assoluto, ci sono esempi di mercato come ad esempio quello equo e solidale che può far convivere l’etica con il profitto. è sostenendo questo tipo di mercato, anche attraverso il lavoro artistico, che forse si riuscirà a cambiare in meglio la situazione sociale ed economica.

Rispetto a questi orizzonti in rapido cambiamento, il tuo ruolo di artista ne risulta sollevato?
Direi il contrario. Proprio per questi cambiamenti così repentini, il mio ruolo di artista deve entrare nelle logiche di potere e cercare di scardinare dall’interno ciò che non va. La mia è una missione che esercito quotidianamente, tanto da aver adottato il motto “l’arte senza etica è solo estetica”.

Come artista in che modo traduci nella tua vita la complessità odierna?
La mia ricerca verte sulle problematiche sociali che capto nella quotidianità. Ci sono artisti che lavorano sull’interiorità che sviscerano e analizzano le singole cellule di cui sono composti traendone poetiche di grande emozione, io lavoro sull’esterno. La complessità della nostra società e le sue contraddizioni è ciò che mi attrae, non tanto per la sua autoreferenzialità, quanto più per un approccio didattico. Quello che voglio è scuotere e far pensare il pubblico, dire; “attento, apri gli occhi, osserva non guardare!”.

È notevole lo sforzo dell’artista per esprimersi artisticamente. Nella situazione avversa che vive pensi che tale sforzo riuscirà a creare le condizioni per la sopravvivenza dell’arte e dell’artista?
Da sempre la vita dell’arte e degli artisti non è stata facile. Basti rileggere qualche buon libro di storia dell’arte per capire che anche nei secoli scorsi gli artisti dovevano faticare per affermarsi e far conoscere la propria arte. Se ci sono riusciti loro, penso che possiamo farcela anche noi, pur con tutti i distinguo del caso.

Come ti rapporti con l’amore?
Quest’ultima domanda mi sembra un bel modo per finire questa intervista. Sarò forse retorica e un po’ romantica, ma credo realmente che l’amore sia l’unica forza che può spingere ad un cambiamento importante, peccato che sia anche un privilegio per pochi.

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Samuel Montealegre

Nel quadro attuale storico e sociale ti senti un portatore sano con il tuo lavoro?
Portatore sano in medicina è colui che ha la malattia senza svilupparla. Sono piuttosto un uomo afflitto, con un’opera portatrice di speranze. Si è creata però una tale stortura nella società, al punto che la maggior parte delle persone vede i detentori di valori come un pericolo, un “virus” da cui proteggersi, quando in realtà costituiscono degli antidoti contro stupidità e banalità.

Come percepisci l’accelerazione della dinamica politica e sociale?
L’accelerazione porta alla diminuzione graduale dell’attività riflessiva; attività indispensabile per avere individui pensanti e creativi, e quindi conformare comunità stimolanti.

Se è il mercato a gestire il mondo, qual è la tua reazione a questo?
Accentuo l’introspezione e mi sforzo per mantenere viva la fiducia che a guidare i destini del mondo prevarrà una cultura con riferimenti morali e orientamento estetico.

Rispetto a una situazione di rapido cambiamento il tuo ruolo di artista ne risulta sollecitato?
Provengo da un epoca più stabile, nella quale esisteva una comunità di artisti e intellettuali veri, con diversi livelli di talento, è naturale. Un ambiente di creatori e pensatori autentici, con un ruolo pubblico di forgiatori di modelli di valore. Essi sono stati in buona parte sostituiti dal sistema dell’arte e dalla industria culturale con improvvisatori e impostori funzionali al mercato. Le sollecitazioni ad adeguarsi a un sistema infecondo vanno ignorate. Serve una contrapposizione atta a maturare una coscienza critica per creare, in alternativa, delle opere fruttifere.

Come artista in che modo traduci nella tua vita la complessità odierna?
Esistono due modi: uno, immergersi nella confusione coeva per attingere da essa; e un altro, distanziarsi dalla situazione ostile e sublimare la sofferta solitudine traducendola in intensità sottile dell’agire. Mi sento appartenere alla seconda categoria che, penso, riflette la necessità di avere una visione d’insieme per fornire risposte di ordine all’ingarbugliamento.

È notevole lo sforzo dell’artista per esprimersi artisticamente. Nel contesto avverso che vive pensi che tale sforzo riuscirà a creare le condizioni per la sopravvivenza dell’arte e dell’artista?
Come il mito di Sisifo, insisto. Molti artisti spariranno e tante opere verranno distrutte per vicissitudini storiche, per eventi naturali e per l’ignoranza; ma la necessità di espressione artistica è insita nell’animo umano, così come quella della ricerca del godimento sublime della bellezza.

Come ti rapporti con l’amore?
La mia vita è un totale atto di amore per le persone e gli animali, per la natura e per gli oggetti significativi. Sento pena per chi non prova tale sentimento e mi vergogno dei momenti nei quali me ne sono allontanato. L’amore deve accompagnare pensiero e azione, anche nell’esperienza sessuale occasionale. Amare comporta sofferenza, ma ne vale la pena.

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Carlo Cecchi

Nel quadro attuale storico e sociale ti senti un portatore sano con il tuo lavoro?
L’arte è sempre fuori luogo e fuori tempo, perciò non credo di essere un portatore sano magari di verità. La realtà esterna che si vive ogni giorno, rappresenta solo uno degli aspetti con cui ci si misura che deve convivere con la nostra intimità, con il nostro cosiddetto privato. Certo l’arte può essere una buona o una cattiva maestra, di certo è portatrice di senso.

Come percepisci l’accelerazione della dinamica politica e sociale?
L’accelerazione dei problemi sociali e politici è parte del presente che appare sempre di più come passato, la globalizzazione infuria e si disperde nel deserto della comunicazione che, di fatto, diventa solo un mero scambio di ordinarie informazioni spacciate per emergenze.

Se è il mercato a gestire il mondo, qual è la tua reazione a questo?
Ormai tutto è mercato, persino il nulla si vende, anche il mancante è merce, pertanto chi non si trova nel sistema economico non esiste. Certamente non posso condividerlo.

Rispetto a una situazione di rapido cambiamento il tuo ruolo di artista ne risulta sollecitato?
Se l’artista ha ancora un ruolo è quello di fare Resistenza, di credere ancora nel suo fare, estraneo allo schema di cui parlo nella precedente risposta. Così nel suo lavoro di ricerca deve stabilire una felice discontinuità rispetto al passato.

Come artista in che modo traduci nella tua vita la complessità odierna?
Come artista vivo la complessità del presente esattamente come uomo, cerco di lavorare e vivere con un occhio puntato sul fuori di me e con l’altro rivolto al dentro di me, combinando e dissociando continuamente le due sensazioni inseguendo, se possibile, fasi di stupore originario.

È notevole lo sforzo dell’artista per esprimersi artisticamente. Nel contesto avverso che vive pensi che tale sforzo riuscirà a creare le condizioni per la sopravvivenza dell’arte e dell’artista?
Credo che l’artista possa esprimersi quando e come vuole, lo sforzo, semmai ci fosse, risiede nelle sue capacità creative ed evolutive che troveranno da sole il luogo in cui stabilirsi o dal quale andarsene via e certamente attueranno le qualità necessarie perché l’arte e l’artista sopravvivano.

Come ti rapporti con l’amore?
Quando credo di sapere cos’è l’amore, probabilmente non amo, invece è proprio quando non ne individuo le ragioni probabilmente amo. Comunque come mi piace dire spesso: l’amore come l’arte colpisce sempre alle spalle.

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