Allo Spazio Testoni di Bologna ha inaugurato lo scorso 12 novembre 2016 la personale di Donatella Lombardo intitolata “Remediation” che prende il nome dalla teoria che vede i media digitali essere contenuto di tutti gli altri media analogici, anche i più antichi. E la mostra è proprio incentrata sull’approfondimento del confronto tra comunicazione analogica e digitale.
Le opere dell’artista raccontano il nostro e il suo passato personale, e il presente nel rapporto con il medium che è messaggio citando Herbert Marshal Mc Luan. Noi siamo ciò che siamo a causa di quello che stato prima di noi. Partendo da questo presupposto, la Lombardo si fa padrona dei suoi studi umanistici e li rende tangibili esaminando temi assolutamente attuali come l’oblio digitale, invitandoci a ragionare su di essi. Lei medesima lo fa, attraverso l’opera Colonne mediatiche, rubando ad un suo vecchio Blog stralci di linguaggio HTML mixato a frasi in lingua italiana, che lette singolarmente sembrano non avere alcun significato, ma che invece racchiudono il vissuto dell’artista, i suoi pensieri e i suoi sogni appartenenti a un passato prossimo donato alla rete.
Non solo si rende conto dell’importanza del supporto, quale è un computer, come più spesso e all’oggi, un tablet o uno smartphone diventati icona dei nostri giorni e metaforicamente interpretati, con un pizzico d’ironia, come colonne greche di epoca classica, ma l’artista ragiona anche sulle differenze d’approccio al cyberspazio, autodefinendosi un analogico-digitale, parte cioè di quella generazione di persone “entrate” in confidenza con la rete e che a piccoli passi l’hanno assaporata, l’hanno conosciuta, l’hanno utilizzata, trovandosi talvolta imbrigliati nella stessa.
La Lombardo si pone anche, e fa porre all’avventore della mostra molte domande su dove finiranno un giorno le informazioni che “regaliamo” alla Rete e che sono contenute nei server, informazioni che ci appartengono. “Quindi ciò che è pubblico in realtà non lo è?”. “Chi non ha bisogno di tenere nella Rete traccia di se stesso?” In tal senso l’artista esamina il mondo dei Blogger mettendosi empaticamente nelle loro vesti, comprendendo perfettamente la “paura” di perdere il lavoro svolto – e le tracce del proprio io – nel corso degli anni. Cosa ci offrirà la scienza in futuro per salvare questi dati? Non è ancora dato sapersi.
In questa mostra, si parla anche, di opposizione di Diritto all’oblio, in virtù di una Sentenza della Comunità Europea, che chiedeva ai grandi motori di ricerca di cancellare pagine scomode su importanti personaggi o di cancellare fatti di cronaca. Un argomento che è stato oggetto di discussione molto sentito. Essendo la Rete un archivio storico universale frequentato da ricercatori e giornalisti, che reperiscono notizie fruibili per il proprio lavoro, il fatto che molti contributi non esisteranno, creerà un’inevitabile buco nero nel Web. Esiste già a tal proposito, una lista di articoli messi al bando e candidati a una futura cancellazione da Google, facilmente rintracciabile su Internet stesso.
La Lombardo, per tutto il percorso del mostra, affronta dunque il tema di questa ormai consolidata realtà, parte di un percorso quotidiano a cui all’oggi è difficile esimersi, perché in Rete ci siamo entrati, e tutti volenti o nolenti, la navighiamo. Nell’ultima sala, infine, quella più nascosta dello Spazio Testoni c’è un particolare studio, a sorpresa, su i “mestieri di genere” di donne “quasi” famose, che hanno regalato all’arte e alla cultura molto del loro ingegno, senza aver avuto nella storia il meritato riconoscimento.
Fino al 14 gennaio 2017