Questa non è una mostra sul Nazionalsocialismo, anche se voi lo vedete. E’ una mostra che parte da Melville e arriva a Melville. Semplice. Andrea Salvino.
Ieri si è conclusa la mostra personale di Andrea Salvino presso lo Studio Geddes a Roma. È stato il secondo appuntamento del progetto Private che ha inaugurato con l’artista Luca Trevisani e che proseguirà nei prossimi mesi con la personale di altri sei artisti (Giuseppe Pietroniro, Luca Vitone, Olaf Nicolai, Simone Berti, Flavio Favelli, Yto Barrada) e con la partecipazione di Luca Lo Pinto.
Al secondo piano di Via del Babuino 125 si accede allo Studio Geddes dove gli spazi hanno tutta la caratteristica di un ambiente famigliare e domestico. Ed è proprio dalla natura intima dello spazio che prende forma il progetto Private, dove l’artista è chiamato a presentare il proprio lavoro site-specific attraverso un dialogo intimo e personale con l’ambiente.
Partendo dalla suggestione della stanza vuota, Salvino ha ripercorso gli ambienti del cinema tedesco e di quello francese attraverso citazioni e rimandi che si figurano ai nostri occhi come opere-indizi di racconti che si intrecciano con la sottile ambiguità di personaggi che vivono nella dimensione del “doppio”. La gabbia con il canarino posta su uno sgabello è l’opera che segnala questo percorso attraverso il cinema francese degli anni ’60: la pellicola in questione è Le Samourai di Jean Pierre Melville, dove il protagonista vive in un appartamento di una sola stanza con il suo canarino. Così, la presenza dell’uccellino rimanda all’ambiguità del personaggio Hitman Jef Costello interpretato da Alain Delon. La tematica del doppio torna nel duplice ritratto fronte-retro del personaggio Marie Ketteler, l’atleta uomo che trionfò nel salto in alto alle Olimpiadi del 1963 travestendosi da donna e mantenendo tale identità sessuale per oltre tre anni, fino alla denuncia pubblica. A chiudere questo percorso tra le memorie cinematografiche dell’artista è una una piccola foto in bianco e nero sistemata vicino alla libreria-parete della stanza. Senz’ombra di dubbio è l’immagine ritratto di un ufficiale tedesco in divisa e comodamente in posa su un divano. Sembrerebbe una foto d’epoca, ma avvicinandosi si scorge il ritratto dell’artista e si riconosce che l’ambiente è quello del salotto dello Studio Geddes: l’estetica dell’ambiguità e dell’intimità si fondo in quest’opera dove la citazione del film di Malville nel personaggio di Werner von Ebrennac del 1947- tratto dal racconto Silenzio del mare di Vercors- e la scelta del set fotografico definiscono l’anima del progetto Private, lasciandoci immaginare il percorso dei pensieri di Salvino.