“Dialogo è la parola chiave dell’esposizione Prima Materia” – che dal 30 maggio raccoglie negli spazi di Punta della Dogana, 80 opere da 34 artisti della Pinault Collection – “a cominciare da quello che hanno sviluppato, nel corso della sua preparazione, Michael Govan e Caroline Bourgeois, i due curatori incaricati da François Pinault di immaginare la mostra a partire dalla sua collezione.
“Il progetto ha preso forma seguendo i loro scambi, sulla base del confronto tra scelte e prospettive complementari: da una parte l’Europa, dall’altro la California; da un lato un coinvolgimento di lunga data nell’avventura della collezione Pinault, dall’altro uno sguardo nuovo su questo corpus di opere. Dialogo è anche quello che i curatori hanno instaurato con artisti provenienti da orizzonti geografici e culturali diversi”– Adel Abdesseme, Arakawa, Robert Barry, Alighiero Boetti, James Lee Byars, Marlene Dumas, Koji Enokura, Lizzie Fitch & Ryan Trecartin, Llyn Foulkes, Theaster Gates, Dominique Gonzalez-Foerster, Loris Gréaud, Mark Grotjahn, David Hammons, Roni Horn, Susumu Koshimizu, Lee Ufan, Sherrie Levine, Piero Manzoni, Mario Merz, Bruce Nauman, Roman Opalka, Giulio Paolini, Philippe Parreno, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Bridget Riley, Thomas Schütte, Nobuo Sekine, Kishio Suga, Diana Thater PROGETTO SPECIALE NEL CUBO Zeng Fanzhi – “mettendo a confronto con passione, ad esempio, l’arte povera e il movimento Monoha, emerso in Giappone negli stessi anni. Questa idea di dialogo, di raffronto, di tensione dialettica tra pieno e vuoto, rumore e silenzio, materialità ed evanescenza, sottende e struttura tutto il percorso espositivo.”
“Dialogo, infine, è quello che si stabilisce tra le opere e il loro contesto e che costituisce un tema cruciale per tutte le istituzioni dedicate all’arte contemporanea. Ancor più delle mostre che si sono susseguite dall’apertura del museo nel 2009 a oggi, Prima Materia chiama in causa il luogo che la ospita, Punta della Dogana, diventando un’occasione per ripensarne gli spazi e modificarne la percezione. La prima grande sala vive così una metamorfosi ad opera di Ryan trecartin e Lizzie Fitch, trasformandosi in un ambiente multiforme in cui si mescolano costruzioni, mobili, installazioni, proiezioni che propongono al visitatore un’esperienza inedita quanto irriverente di un volume finora affrontato come un navata maestosa. Secondo un processo inverso, l’esposizione permette di sperimentare per la prima volta la monumentalità della seconda grande sala dell’edificio, che raccoglie in un unico spazio che va dal Canal Grande al Canale della Giudecca quelle che in precedenza erano tre sale distinte.
Grazie a scelte radicali come il gioco dei contrasti di ritmo o di tonalità, la volontà di dedicare alla pittura le sale del primo piano, con i muri di mattoni dalla superficie irregolare, o ancora l’attenzione riservata a opere fatte di suono e di luce, Prima Materia dà ancora una volta prova della plasticità dell’architettura concepita da Tadao Ando a Punta della Dogana. Al di là dell’adattabilità a mezzi espressivi o formati molto diversi, colpisce la sua stupefacente capacità di offrire alle opere d’arte un contesto che ne rinnova e ne arricchisce la percezione.” Martin Bethenod Amministratore delegato e direttore di Palazzo Grassi – Punta della Dogana