Nel Dialogo della natura e di un islandese di Giacomo Leopardi, l’islandese motiva la propria dipartita dalla terra natia con queste parole: “non poteva mantenermi però senza patimento: perché la lunghezza del verno, l’intensità del freddo, e l’ardore estremo della state…perché le tempeste spaventevoli di mare e di terra, i ruggiti e le minacce del monte Ecla, i sospetti degl’incendi…non intermettevano mai di turbarmi”. Proprio questa Natura “perpetuo circuito di produzione e distruzione” diventa per l’artista Alessandro Vizzini motivo di attrazione e di fascino, campo aperto per una ricerca rivolta ad indagare i primitivi legami tra terra e spirito. Infatti, Vizzini ha compiuto un lungo viaggio in Islanda nelle vesti di artista-esploratore presso il NES Artist Residency, toccando con mano la zona del Myvatn, caratterizzata da fenomeni vulcanici e geotermici. Così, l’artista ci racconta l’esperienza islandese nella mostra personale Post-Islanda (Catabasi con Giardino Giallo) presso gli spazi della galleria romana Operativa Arte Contemporanea. Ciascuna opera in mostra sembra costituire una pagina del taccuino di viaggio scritta con il linguaggio della pittura, della scultura e della fotografia. Le sculture in legno chiaro e styrofoam giocano con i colori azzurro e giallo pastello per fondersi nella retina dei nostri occhi nella tonalità del verde, come succede nell’opera Sulla presenza automatica della discesa (2013). Ogni singolo processo percettivo-visivo diventa una metafora spirituale. L’alter ego della materia (lo spirito) si rivela nell’opera di Vizzini come processo di catabasi. L’immagine concettuale di discesa in una dimensione eterea costituisce il metodo mentale dell’artista e la funzione delle opere stesse. L’installazione Allo spirito si aggiunge la psiche e la scultura con materia finita (2014) mostra le due facce della medaglia, cioè il lato materico e quello spirituale dell’esistenza: ai colori che si incontrano nel giallo dello zolfo vivo, alle forme abbozzate che richiamano agglomerati molecolari e alla linea irregolare del marmo, si contrappongono la forma schematica dell’architettura scultorea lignea e le strutture geometriche di una scala d’ascesa e discesa, come se lo scheletro spirituale della materia fosse cosa fissa e matematica, mentre la consistenza materica risultasse in continua metamorfosi, ma non per questo indecifrabile.
Operativa Arte Contemporanea
Via del Consolato 10, Roma
fino al 15 aprile 2014
Foto Courtesy Operativa Arte Contemporanea, Roma