La seconda personale di Maria Adele Del Vecchio, allestita presso la Galleria Tiziana Di Caro e visitabile fino al 13 settembre 2019 s’intitola Personne. È una mostra site specific che include diverse opere realizzate in esclusiva per gli spazi della galleria. La produzione artistica della Del Vecchio si muove in vari ambiti disciplinari: dalla politica alla letteratura, dalla storia alla filosofia. Nonostante l’ampio spettro dei campi indagati è sempre possibile rintracciare motivi ricorrenti che, seppur analizzati e proposti in modalità differenti, alla lunga delineano una visione estetica piuttosto unitaria e precisa. Con Personne Maria Adele Del Vecchio “gioca” con una parola che in varie lingue (francese, inglese e italiano) indica significati discordanti: se in francese personne significa nessuno, in contrapposizione per assonanza all’italiano persona (person in inglese) significa qualcuno: due parole molto simili nella loro costruzione sillabica che rimandano però una all’assenza e l’altra alla presenza.
Così come riportato sul testo di presentazione della mostra, con il titolo Personne la Del Vecchio fa riferimento alla sua «riflessione costante sull’identità: la propria, quella dell’altro e quella dell’oggetto proposto» attraverso l’uso della parola che nella sua natura linguistica diventa uno strumento forte e diretto. Il linguaggio quindi come espressione di libertà ed identificazione culturale, nonché politica e sociale. Tra le opere esposte Drowning (2011) un autoritratto fotografico. Una piscina in primo piano, vuota e trascurata, che rimanda al divenire, all’inesorabile scorrere del tempo in cui l’essere rischia di annegare, mentre in lontananza compare la sagoma sfocata dell’artista. In Sedicente (2007), invece, uno specchio mette in dubbio la veridicità del riconoscere la propria immagine riflessa. Ma il cuore del progetto espositivo è costituito dal ciclo di lavori inediti Il fuoco e il racconto (2019), che rende omaggio all’omonima raccolta di saggi del filosofo Giorgio Agamben. È in questo ciclo che si consuma realmente la riflessione tra assenza e presenza incentrata su tre diverse figure femminili e i cui rispettivi titoli sono Una madre, Una peripatetica, Una strega: memorie di donne, di madri e figlie, in uno scambio costante di ruoli e identità.
L’opera Papapaparola (2012- oggi) approfondisce «la narrazione attraverso l’azione ripetuta del ritagliare da un libro i termini parola e parole, per poi creare un collage che lascia visibile solo la sillaba iniziale pa, fino all’ultimo ritaglio che va a comporre il vocabolo per esteso. L’opera palesa innanzitutto la sua dimensione fonetica, illustrando il processo di articolazione del suono; dal primo, quello ripetuto, emesso dal bambino, fino alla sua compiuta evoluzione nell’uso della lingua, evidenziando il passaggio dell’essere umano dallo stato di natura a quello di cultura». Infine, l’installazione al neon, Personne (2019), che riproduce il titolo della mostra sottolinea quanto la parola possa essere davvero un’opera a sé.
Maria Adele Del Vecchio – Personne
Fino al 13 settembre 2019
Galleria Tiziana Di Caro
Piazzetta Nilo 7 – Napoli