Per “Cicci”
Sul promontorio di Euterpe, davanti alla Torre ove si rifugia Holderlin, tutte le notti di Luna Piena si consuma una sonorità.
La suonatrice di Partenope rientra nelle sue umane vesti, steso il capo fino ad allora, lo alza finalmente e riapre gli occhi. Poi si sgruma la terra e le piante di dosso e discende la montagna, a piedi nudi, fisso lo sguardo in direzione del mare.
Ha l’intuizione del canto negli occhi, sulle labbra tracce di medicamenti che la tengono attaccata al flauto e fra i capelli neri le spire dell’universo musicale, si muove così tutta carica, con fare sinuoso e progressive e con passo da poetessa, scende dalla collina di Posillipo, suo cuscino, e arriva alla spiaggia di Ferito a morte.
Si stringe in un abbraccio malinconico, dondolandosi materna, con gli occhi chiusi e col pensiero volto al suono, alla teoria del Silenzio di Cage.
Poi d’improvviso si irrigidisce, apre gli occhi, attentissimi, e alzando al cielo braccia e strumenti comincia a ondeggiare e tutt’intorno si alza un gran vento. Il mare di Napoli si increspa, la luna si nasconde, e il monte scompigliato e sofferente l’avvicina, condividendo il suo Napule E’; le poggia una mano sulla spalla ed ella desiste dall’agitar tempesta, la guarda e canta.
Poi tutta torna al suo posto, Eu guarda sull’onda e di lì a poco una grande massa d’acqua si alza e prende le fattezze di una immagine, dalle spalle larghe e gli assi portanti forti, il proscenio e la scenografia sistemata fino agli angoli.
Si fissano silenti. Negli occhi, la massa d’acqua ha tutta la fierezza del Golfo, nelle gocce del Tirreno l’età dei suoi millenni, nelle onde il potentissimo fardello di uno spettacolo, che ora punta contro la Storia, minaccioso. Ma Eu ride, di un riso incosciente, isterico, commediante, sceneggiato correndo sulla sabbia in modo disordinato senza la possibilità di nascondersi al mare.
Infine cade ansimante e maledice il Sonetto che le ha rapito la voce.
In preda all’isteria piano piano si trasforma mentre il mare la respinge al suo posto; la Canzone poggia di nuovo il capo sul suo pianoforte e alle prime luci dell’alba, si addormenta.
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