Apprendo con grande tristezza la scomparsa di Lucia Romualdi, artista tra le più complesse ed eclettiche, da me conosciuta proprio a Pescara negli anni ’70 in relazione alla sua parentela con l’artista abruzzese Giuseppe Misticoni.
Ma i ricordi più evidenti sono le sue molte generose ospitalità a Roma e le sue particolari mostre (recensite su Segno da me, Gabriella Dalesio, Barbara Tosi, Giuditta Villa, Eugenio Viola), propiziate con avvedutezza dallo Studio di Pasquale Trisorio a Napoli, dalle “pitture da camera” del 1981 ai successivi nuovi stimoli visivi della luce, al rigore del bianco e nero, all’idea di un’ambientazione sospesa tra scienza e poesia, e interventi installativi esperiti con l’ausilio delle moderne tecnologie (fibre ottiche, proiettori, film e video) accoppiati alla musica quale creazione polisensoriale atta a stabilire un preciso rapporto matematico tra suono e visione. Infatti le sue costanti “partiture di luce” con diagrammi numerici, tabulati di maree e di stelle (proposti in diverse annualità a Roma negli Studi Trisorio, Bocchi e Casagrande) sono state concepite come singolari “opere da camera” avvalendosi anche di collaborazioni di compositori e musicisti contemporanei e tra essi, Antonio Ballista, Bruno Canino, Francesco De Gregori, Franco Donatoni.