Sondando qualche piattaforma di condivisione video sul web è possibile trovare qualche bel filmato di Marcel Marceau, in particolare la sequenza con le mani protese dove l’attore tenta invano di avanzare, bloccato da un muro inesistente: questa è la rappresentazione più efficace e precisa del Limite.
La Storia dell’arte abbonda di riguardi verso questa idea, sia nella tecnica, dalle conquiste plastiche a quelle prospettiche, sia nel concetto, dal senso fisico a quello astratto. Proprio per la miriade di precedenti, anche di mostre di arte contemporanea, è utile l’immagine del Mimo volta a marcare quanto un argomento proposto (talvolta abusato) innumerevoli volte non necessariamente esaurisce la gamma di possibilità di indagine e riflessione: Marceu supera il limite con un passo, perchè attraversa lo specchio del Cinema, si confronta con una dimensione nuova (o comunque fresca) per la sua arte, pur rimanendo con un piede ben ancorato alla tradizione teatrale del suo mestiere.
La mostra proposta dalla Fondazione Ragghianti, “Il Passo sospeso: esplorazioni sul limite”, è puro Cinema.
Merito senza dubbio della cifra del curatore Alessandro Romanini, autentico cultore del binomio Arte-Cinema, ma senza sottovalutare la predisposizione naturale della città di Lucca, votata ad offerte culturali compatte, popolari ma qualificate, in simbiosi con la fisicità della città stessa, puntualmente notata dagli organizzatori intenzionati, di proposito, a scavalcare i confini del complesso monumentale di San Micheletto, sede della Fondazione e cuore generoso dell’esposizione ospitante il nucleo principale di opere, con installazioni disseminate per tutta Lucca in primis sulle mura cittadine attuando una trasformazione di questi Limiti materiali in un’opportuna risorsa e non più ostacolo.
Ecco che passeggiando per le strade compaiono opere di Sandro Chia, Mimmo Paladino, Markus Lùpertz, ma persino circumnavigando esternamente l’urbe si possono intravedere, baluardi sui baluardi, sculture di Igor Mitoraj, Kan Yasuda, Sophia Vai.
Abbondanza che si riflette, anzi, si proietta, riprendendo il parallelo cinematografico, nelle sale della Fondazione, attraverso una mostra organizzata in “capitoli” successivi e pertinenti alla meditazione sul Limite. Il primo passo sospeso (citazione di un film di Theo Angelopoulos), dunque, analizza concettualmente la Mappa, Limite immaginario per eccellenza, proponendo, dall’obbligato Emilio Isgrò, artisti che formalmente, come Monk o Kentridge, o concettualmente, come la curiosa scelta di Peter Greenaway, hanno indagato sulla dimensione geografica sposando, così, questa particolare accezione di Confine.
Volendo evitare di riportare un elenco, per quanto si tratti di un “cast” eccezionale, degli artisti esposti e della correlazione delle loro opere ai vari temi discussi sul Limite, si può sintetizzare considerando l’esibizione, nel suo complesso, come una parabola ascendente, a tratti piacevolmente pindarica, dove l’affidarsi alla qualità dei nomi locati crea istantaneamente suggestioni letterarie e, per l’appunto, cinematografiche, favorite dall’allestimento intelligente e la progressione delle sale leggermente salente. Si ha, pertanto, il superamento del Limite spaziale di Fontana e Castellani, e materiale di Manzoni o Corsini, passando per i Limiti del corpo e anatomici, dove capeggia uno scatto della performance Biennale dell’Abramovic dialogante con un bellissimo e quasi grafico Luigi Ontani, accompagnati dai più recenti e carnali Massimiliano Pelletti e Aron Demetz: queste ultime giovani proposte, nel loro dolce e aggressivo ritorno al Classico, inducono a pensare ad una vena romantica nell’arte contemporanea attuale (o Arte Vivente, se preferite) che ben introduce un ulteriore considerazione ivi offerta sul Limite, ovvero il Sublime. Se nello scopo della mostra, in particolare con i video di Guido Van der Werve e Bas Jan Ader, si intende Sublime nella sua etimologia spaziale, tra il mondo individuale e quello esterno, non si può negare una certa pregnanza di questo concetto in tutte le sale della Fondazione Ragghianti, inteso nell’azzardo di voler oltrepassare il Confine, almeno mentalmente.
Magnifici azzardi sono, difatti, le scelte di esporre, al pari di quadri e sculture, Documenti e Libri, esteticizzando un sapere scientifico, quindi la Curatela, interrogando ambiguamente sull’autorialità delle opere, in una sorta di complesso e rigoroso Ready-Made, con fotografie degli Archivi Alinari ben incorniciate o immagini tratte da un articolo di Georges Bataille, così come il pendant di libri consultabili nei Limiti della sala appartenente. Valore estetico ribadito proprio da Romanini: « Volontariamente la scelta espositiva, opta per una dimensione espressiva metaforica, anziché proporre elementi documentaristici, si affranca dal registro reportage privilegiando in alcuni casi la ‘documentazione sentimentale e lirica’ [Enrique Ramirez, Cruzar un muro] convinti dell’efficacia di una struttura interpretativa aperta che stimola l’intervento attivo del visitatore ».
A sostituire la funzione del Testo, o meglio, del Mirabilia, è stata creata un’applicazione per smartphone e tablet scaricabile gratuitamente che permette l’accesso ad informazioni più dettagliate delle Opere d’arte esterne disseminate per la città: un ulteriore confine, quello virtuale, necessariamente affrontato, promotore di ulteriori aperture sulla percezione dell’immagine.
IL PASSO SOSPESO. ESPLORAZIONI DEL LIMITE
a cura di Alessandro Romanini
Opere di: Marina Abramovic, Gustavo Aceves, Bas Jan Ader, Roberto Barni, Alighiero Boetti, Marcel Broodthaers, Enrico Castellani, Sandro Chia, Michelangelo Consani, Leone Contini, Vittorio Corsini, Gino De Dominicis,Aron Demetz, Giuseppe Donnaloia, Mario Fallini, Roberto Fanari, Davide Ferrario, Lucio Fontana, Luca Gaddini, Peter Greenaway, Emilio Isgrò, William Kentridge, Joseph Kosuth, Markus Lüpertz, Piero Manzoni, Marisa Merz, Igor Mitoraj, Jonathan Monk, Alexey Morosov, Luigi Ontani, Orlan, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Massimiliano Pelletti, Marc Quinn, Enrique Ramirez, Bernardí Roig, Wael Shawky, Santiago Sierra, Giuseppe Uncini, Sophia Vari, Massimo Vitali, Guido van der Werve, Kan Yasuda
Lucca | Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti – Complesso monumentale di San Micheletto | Centro storico | Mura
Fino al 3 settembre 2017