Protagoniste di questa mostra sono le numerosissime stampe ai sali d’argento, memorie di un viaggio di quaranta anni fa verso Pechino, cui seguono le città di Dalian, Shenyang, Changchun, Harbin e i pozzi di petrolio di Daqing, fino ai confini della Manciuria. La delegazione di reporter, tra cui il fotografo e architetto Paolo Gotti, ricevuto l’incarico dall’Istituto politico culturale Edizioni Oriente di Milano, resta in Cina per circa un mese con il compito di indagare la nazione, all’alba di un potente mutamento, che ne determinerà un nuovo assetto nello scacchiere politico internazionale.
Luoghi di esplorazione sono le attività produttive, declinate nel settore tessile e metalmeccanico; l’istruzione, in cui si trova un paragrafo completamente dedicato al teatro d’inclusione con inattesi slanci d’avanguardia; l’esercito, rappresentato nella sua compagine femminile, con scatti dalle lunghe e pensose ombre; la città interpretata nelle varie componenti: abitazioni civili, zone produttive, viabilità e mezzi di trasporto.
L’apparente freddezza di questo elenco viene totalmente contraddetta dal calore emanato dalle stampe in bianco e nero, molte delle quali originali dell’epoca. Particolarmente emozionante è la serie dedicata al teatro di Dalien e alla scuola per bambini sordi muti e ciechi ivi istituita nel 1951, fortemente voluta dalla rivoluzione culturale guidata da Mao. Scrive Caudio Meldolesi, in un testo disponibile nelle sale della mostra: “Fuori erano tanti e drammatici i segni dell’involuzione politica, ma in quelle aule si viveva pienamente ancora il significato e la importanza storica della rivoluzione culturale […] Dal ’68 i ragazzi sordi e muti di Dalien cominciarono a essere curati con l’agopuntura e anche con il teatro: sforzarsi di cantare significava ribellarsi a un pregiudizio sociale, rimettere in discussione la tradizione e il concetto di normalità”.
Il reportage fotografico di Paolo Gotti, che è stato recentemente insignito del premio UVA, premio Università di Verona per l’Arte, promosso dall’Ateneo e dal Dipartimento di Culture e civiltà, ha anche un suo contrappunto in una serie di scatti a colori, realizzati sempre durante lo stesso viaggio. Questi ultimi seguono tracce d’indagine personale, conseguendo risultati al confine con le tecniche pittoriche per composizione e liquida, ariosa materia visiva.
Paolo Gotti
CINA 1978. Appunti di viaggio
Temporary Gallery | via Santo Stefano 91/a, Bologna
dal 16 dicembre 2018 al 31 gennaio 2019
Orari: martedì-domenica, 10.30-12.30| 17.00-19.30