Pensata e sviluppata per affermare una negazione Over all, all over!, la mostra personale di H.H. Lim negli spazi della Tang Contemporay Art a Bangkok, inaugurata lo scorso 22 giugno, azzarda la decostruzione stessa dell’opera dell’artista.
A partire dalla riproposizione di diversi lavori decisivi nell’evoluzione del proprio percorso artistico, Lim ha messo in scena una struttura espositiva che abbraccia una gamma estremamente vasta di forme d’espressione, che vanno dalla video-performance ai pannelli in gesso o ai dipinti, dai progetti installativi agli oggetti che sono stati solitamente presenti e vivaci nelle configurazioni dei propri interventi. Tramite l’utilizzo di diverse tecniche, dunque, Lim cavalca il sottile confine che separa l’oriente dall’occidente per creare un’impostazione visiva tanto soggettiva quanto globale.
È l’approccio a un mondo allargato ad ogni suo orizzonte a definirsi come collante decisivo della mostra, dal quale emerge con forza lo sguardo puntiglioso dell’artista nei confronti di un contesto globale critico in cui enormi movimenti migratori, con l’innalzamento di barriere, non solo culturali, ci spingono costantemente alla riflessione rispetto alle dinamiche di integrazione che caratterizzano le nostre società. Così il panorama dipinto da Lim cerca di cogliere e descrivere in modo sottile la complessità del nostro presente, ed è proprio Panorama il titolo dell’opera che forse simboleggia al meglio lo spirito analitico proposto in mostra. Sul grande pannello bianco si staglia l’incisione in bassorilievo north west south east, rappresentazione emblematica di un mondo in continua evoluzione con limiti e confini sempre più sfumati. Di fronte, la sedia con la seduta in alluminio sulla quale è impressa l’iscrizione punto di vista sembra indicare la varietà delle prospettive rintracciabili nell’ordine costruito dall’artista.
L’esposizione, dunque, entra subito nel vivo tramite lo sviluppo di un linguaggio votato alla poetica del collettivo, particolarmente presente nella video-performance Enter the parallel world, con la quale l’artista afferma la necessità di misurare la propria identità attraverso una difficile ricerca di saggezza, rintracciabile esclusivamente tramite il raggiungimento del totale equilibrio tra le abilità motorie del corpo e le capacità della mente. Affiancate l’una all’altra, le due versioni della performance 60 chili circa di saggezza mostrano da un lato l’artista quasi immobile, in precario equilibrio su un pallone da basket, e dall’altro la rovinosa caduta e la conseguente interruzione di una concentrazione tanto profonda che, come afferma Hou Hanru nel testo che accompagna la mostra, arriva perfino ad allontanare la nozione stessa di pericolo.
Dal confronto con l’altro e dall’idea di comunicazione prendono spunto molti dei lavori di Lim, il quale ha spesso utilizzato il linguaggio come processo di integrazione. Questo elemento, particolarmente rilevante per l’artista, emerge con forza dai pannelli in gesso che sfruttano la potenza immediata dell’immagine integrandola con la capacità espressiva della parola, per creare giochi linguistici in cui significante e significato arrivano ad assumere connotazioni ambigue, aperte a diverse forme di interpretazione grazie all’uso contrastato delle immagini in relazione al testo scritto. Nel caso dell’opera The consequences of the memory le lettere incise, in modo apparentemente casuale e dunque non decifrabile, accanto alle immagini sovrapposte che mimano il linguaggio dei sordomuti, sembrano gridare silenziosamente l’impossibilità stessa di comunicare. Qui, come nel caso dell’immagine della performance Red Room, in cui Lim arrivò persino ad inchiodarsi la lingua, si coglie l’aspetto quieto ma intenso, attentamente bilanciato ma non convenzionale dell’opera che tenta di espandersi nella galleria; e queste caratteristiche risaltano con decisione nell’era della comunicazione globale, soprattutto nel lavoro di artisti che, come Lim, vivono e lavorano tra continenti e culture differenti cercando di riflette attraverso il proprio lavoro sulla duplice intensità della vita, quotidiana e spirituale.
Il percorso prosegue nella sala centrale, in cui è stata realizzata e installata appositamente per l’occasione una nuova versione di The cage the bench and the luggage, una gabbia dalla quale fuoriesce una panchina e che detiene al suo interno una valigia incatenata, contenitore di un tesoro occulto, simbolo delle nostre aspirazioni e, forse, dell’armonia già auspicata ma al tempo stesso imprigionata. Armonia che sembra esplodere nel grande pannello, intitolato appunto Image, e nelle tele che definiscono la mostra, in cui ad emergere è un caos visivo che lascia soltanto intravedere ciò che l’opera aveva inizialmente assimilato; i miti iconografici, tanto orientali quanto occidentali, si mescolano in una contorta simbologia che raccoglie al suo interno svariate immagini riguardanti oggetti o utensili di uso quotidiano, generando nel complesso un miscuglio caotico, quasi inafferrabile, che si ispira prepotentemente alla tortuosa molteplicità dell’età contemporanea dalla quale, tuttavia, bisogna rintracciare la possibilità di immaginare una nuova struttura sociale, economica, culturale e politica in grado di decostruire l’ordine mondiale costituito, suggerito anche dal grande sacco, 9999K, sul quale sono cuciti i simboli del potere e i riferimenti al valore dell’oro.
Con questa sensibilità rivolta nei confronti delle costanti trasformazioni globali, Lim ripercorre alcuni dei passi fondamentali della sua attività e conclude l’itinerario espositivo proprio con la nuova serie di opere su tela, tra le quali spicca Overview, un panorama visivo in cui il gesto dell’artista stesso ha definitivamente cancellato l’immagine precedente, per lasciare lo spettatore in uno stato di riflessione tramite una visuale univoca, ma ricca di rimandi simbolici.
H.H. LIM
Over all, all over!
22 giugno 2017 / 02 agosto 2017
Tang Contemporary Art
3rd Flr, Golden Place Plaza 153 Rajdamri Rd. Lumphini, Pathumwan,
Bangkok, 10330, Thailand.