Felice Levini sulla mostra “Origine del dettaglio” di H.H. Lim.
Ho avuto il piacere di visitare la nuova installazione dell’artista e amico H.H. Lim (di origini sino-malese, residente da tantissimi anni a Roma) presso il Museo delle Civiltà, Luigi Pigorini, all’EUR – Roma. L’opera intitolata “origine del dettaglio” si inserisce all’interno della mostra “The Making of a Point of View“ organizzata dal museo stesso in una delle sale più belle e monumentali.
A colpo d’occhio, entrando nella sala grande si avverte come un senso di sospensione, ma anche di forza e leggerezza in una visione tutta votata all’orizzontalità. Una mossa abile e intelligente, atta a favorire lo spettatore nella scoperta del particolare, di un dettaglio, in un alternarsi di continui rimandi tra passato, presente e un ipotetico futuro, mille miglia lontano dai trend delle mode o le apologie del quotidiano.
Lim ha interpretato bene sia lo spazio che la giusta collocazione dell’opera, facendo coesistere antichi manufatti orientali con questa sua ultima produzione artistica progettata apposta per l’occasione. Ne viene fuori non solo un confronto, ma una fusione, una sorta di “solve et coagula” alchemico, quasi fosse un misterioso linguaggio antropologico contemporaneo .
Lim ci sta parlando di pittura, di arte, e lo fa con un semplice espediente, cioè stabilendo un punto di vista e da questo presupposto egli ci invita a leggere e vedere ciò che idealmente ci indica inseguendo, volente o nolente, quegli artisti che, come Giulio Paolini, Maurizio Mochetti, Giovanni Anselmo, Michelangelo Pistoletto ..ecc ecc.. hanno più volte posto l’accento sull’idea del guardare, del particolare, del punto di vista ecc cc.. per ridefinire, attraverso un processo concettuale e tautologico, lo spazio, il linguaggio, la forma, il luogo, il comportamento .
Per l’occasione Lim ha presentato sei tavole di colore bianco immacolato dove in ognuna sono incise, in bassorilievo, delle frasi: rosso, verde, giallo e blu… che a loro volta vengono messe in dubbio da altre frasi come: forse, vedremo ecc ecc.. Su queste tavole liscissime, l’artista ha appoggiato oggetti provenienti dalla collezione del museo. Sono spade, lance, pugnali, scudi, armature, monili vari, tutti di bellissima fattura e ornati e decorati da variopinti colori. Lentamente tutto emerge: il colore, la forma e anche i contenuti. L’artista dispone, indica attraverso il suo punto di vista, non manipola, ma ridefinisce.
Non più solo oggetti museali esposti ma l’incontro – scontro di mondi passati nel nostro mondo, ognuno rafforzando l’altro e che Lim semplicemente indica attraverso il suo punto di vista, invitandoci su una delle sue sedie dove campeggia inciso, quasi lapidario, la scritta: Punto di Vista.
Felice Levini