Per fortuna ci sono gli artisti: condividi, e in che misura, questa intonazione o inno che dir si voglia?
Non isolerei l’ambito estetico solo alle pratiche artistiche ma amplierei la visione a un’approccio espanso già timidamente iniziato dalle Avanguardie Storiche del secolo scorso. Non vi è un’unica realtà ma diverse che, se lavorano insieme, ampliano, modificano e ristrutturano la realtà stessa. Quella realtà senza la quale nessuno di noi, con la propria urgenza linguistica esisterebbe.
Non posso quindi dire che condivida o meno tale affermazione perché la mia riflessione tiene conto di un’insieme di pratiche, di presenza, di urgenze ben più ampie del solo fare artistico
Considerando la “liquidità” della nostra epoca, quali sono, se ci sono, i limiti del soggetto artista?
Nessun limite alla ricerca se non l’artista stesso. Di certo il sistema attuale, cannibale, paradossale e poco votato al merito non aiuta l’evoluzione del soggetto artista ma quella liquidità tanto osannata e poi criticata, all’operatore culturale serve per infilarsi meglio in ambiti, contesti e stimoli non immediatamente reperibili. Sebbene la generazione di appartenenza affermi in minore o maggiore quantità la liquidità culturale, politica, sociale ed economica a cui siamo giunti, la tesi di Baumann ha in sé, come spesso accade, elementi molto positivi ed elementi altrettanto negativi. Quindi partendo da questo i limiti non sono solo legati al ruolo dell’artista bensì a tutti noi, soggetti più o meno partecipi di questa complessa società.
Qual è il tuo filo diretto con l’artista, il suo mondo, la sua vita privata? Ti sei mai innamorato di un artista?
Se non mi innamorassi ogni volta come la prima volta non avrei continuato a svolgere il mio lavoro con ostinazione e dedizione allo studio e alla ricerca. Non sono di certo monogama in questa sorta di innamoramento culturale, anzi la promiscuità e la diversità di “gusto” e di “analisi” mi hanno fino a qui permesso di addentrarmi in nuovi luoghi della sperimentazione sinestetica. Non mi basta di certo solo la pratica artistica e buona parte delle mie curiosità e delle mie letture sono a latere della stessa produzione estetica. Oltre a questo mi serve la continua relazione con l’operatore culturale, lo scambio, lo scontro, il dibattito e una lunga frequentazione che spesso diventa amicizia nel tempo.
“Eppur mi son scordato di te”, cantava Lucio Battisti, o un’amnesia momentanea: chi ne ha fatto le spese quel giorno?
Scordarsi significa che per un momento della propria esistenza qualcosa o qualcuno è esistito. Mi spaventa molto di più la non conoscenza, l’ignoranza ma di certo non l’amnesia perché questo significa che aiutata o meno si può tornare a ricordare e a fare buon uso della memoria oppure della storia, per come la si può intendere.
22 lezioni di vita imparate leggendo Harry Potter, o è sempre meglio il nostro Pinocchio? Chi è il Geppetto dell’arte?
Nell’attualità delle situazioni e delle proposte limitarsi all’uno all’altro potrebbe essere anacronistico o semplicemente ingenuo. Per questo io non abbandono di certo Pinocchio ma amo intensamente anche Harry Potter. Per me il punto sostanziale sta nel non escludere partendo dal presupposto che ogni “testimonianza” deve essere contestualizzata, analizzata e codificata alla luce del nostro presente. Temo ogni forma di contemporaneizzazione estrema ma allo steso modo sospetto l’anacronismo e l’integralismo per il passato, come unico “portatore” sano di un sapere che pare non esisti più. Sono invece convinta che viviamo un’epoca certamente banale ma anche pregna di nuove possibilità e di nuovi saperi condivisi che possono produrre sempre e di più qualcosa di interessante.
Qual è il difetto migliore nell’artista di successo?
Il difetto migliore, partendo dalla enorme quantità di presenze nazionali e internazionali, non posso di certo evidenziarli io ma l’autore stesso. Forse un meraviglioso difetto è l’ossessione alla presenza (che è però contemporaneamente uno dei pericoli maggiori nella nostra attualità artistica) come anche l’attuale spinta alla professionalizzazione in tempi non ancora maturi. L’altro grande difetto dell’artista di successo è la negazione dell’errore (ma più che dell’artista è dello stesso sistema che lo ospita e lo ingloba) e l’odierna incapacità di inserire nel proprio lavoro un elemento fondamentale alla sua stessa realizzazione, il concetto di fallimento. Una sorta di genetico “errore di sistema” che deve essere sempre chiaro e prioritario alla ricerca e all’indagine singola
A chi “l’uomo del Monte” dice si? A chi dice no?
Dipende chi è “l’uomo del Monte”. Diciamo che dire si è molto più semplice che dire no. Di certo però accettare comporta una quantità di conseguenze che solo se l’autore del si ha ben chiaro i propri limiti può sopportare, altrimenti il crollo è sempre dietro l’angolo. Il crollo a cui mi riferisco è legato all’etica della ricerca non sicuramente alla carriera in declino. Quello prima o poi accade perché non si può essere “intensamente” artista per tutta la vita e forse, quelle oscillazioni servono, se comprese e usate a propria necessità, a non permettere il crollo. C’è poi la questione del No, a cui io stessa sto dedicando un ambito della mia carriera di critico/curatore e che mi sta portano a indagare, anche in termini storici, tutti quegli operatori che hanno scelto di negare l’opera o la propria identità.
“Alla mediocrità chi ci pensa?”, si domandava Carmelo Bene…
La mediocrità siamo tutti noi a generarla, stimolarla, magari anche ampliarla. Nessuno è escluso e per questo, nessuno è escluso a una continua rimessa in campo delle proprie priorità, sia a livello personale, sia a livello collettivo
Predicare bene e razzolare meglio…un trend?
Non so se sia un “trend”: di certo è un’attitudine a cui tutti noi siamo esposti. Forse la possibilità per non “razzolare” senza neppure “predicare” troppo è quella di non fidarsi mai troppo di nessuno, partendo da noi stessi, ammettendo inoltre che la nostra natura sia così tanto conservativa da portare al continuo tradimento.