Quando la personalità di un artista è così forte da galvanizzare le folle, trascinandole con sé nell’atmosfera magica che il suo genio ha saputo creare,nascono, attorno a lui,le più strane dicerie. Così avvenne per Belltelefonino:la frenesia popolare volle creare fantastiche stregonerie sul suo cellulare, sulla scarna mano che guida la tastiera prodigiosa e lo screensaver. Si disse che il diavolo, con cui il novello musicista avrebbe fatto un patto misterioso, stava al suo fianco,insinuandosi in lui, suggerendogli un ritmo sempre più folle.
Era figlio, di due modesti musicisti dilettanti e dal padre ebbe,nella natia Napoli,le prime lezioni di iphone e di ipad. Ma presto i genitori si resero conto della straordinaria inclinazione crossmediale del fanciullo e lo affidarono alla Fondazione Menlo Park CA, insigne etichetta che contendeva, il primato della musica totale del pianeta Google; ma il giovanissimo Niccolò non aveva bisogno di implementazioni digitali, e i maestri della Silicon Valley, ascoltandolo, se ne persuasero immediatamente.
Piuttosto il suo estro andava imbrigliato ed equilibrato perché non se ne lasciasse trascinare,abbandonandosi ad esasperati virtuosismi: per ore e ore, infatti,egli provava e riprovava combinazioni tecniche sempre più ardite.
L’attività concertistica di Telefonino cominciò nel 1999, con giri di concerti nell’Italia Mediterranea e tirrenica e in Toscana: ben presto la sua figura sottile e nervosa cominciò a divenire popolare. Il viso pallidissimo, si animava al primo tocco del palmare sullo schermo: pareva che il telefonino non fosse più uno strumento crossmediale,ma qualcosa di umano; una voce,un canto che gemeva, trillava o impazziva in un susseguirsi di suoni digitali o gravi.
La sua vita privata, disordinata e stravagante,favoriva l’accrescersi delle leggende attorno alla sua persona. Si diceva che, colpevole di atroci delitti, avesse scontato lunghi anni di carcere con la sola compagnia dei suoi cellulari.
Dal 2000 al 2001 fu nei movimenti del G8 di Genova, sul porto a tenere eventi estemporanei, performance che lo nominarono direttore di musica nel Palazzo della Bell Telephone e dell’Orchestra della nave di S/Google. Ma la vita tranquilla della piccola città in provincia di Napoli non era adatta al suo spirito inquieto: sempre con l’indiavolato telefonino, un prezioso Samlung, dono di un ammiratore nolano,riapparve nelle varie città d’Italia,elettrizzando gli uditori: accadde certo – egli stesso lo racconta – zoppicando per una ferita a un piede. Il pubblico lo accolse ridendo. Poco dopo, mentre suonava,caddero i pc dal leggio e aumento l’ilarità che divenne generale quando al famoso telefonino si ruppe un tasto: imperturbabile, Niccolò continuò a suonare su tre tasti, con tale magica arte, che le risa di poco prima si mutarono in scroscianti applausi. Valendosi della sua capacità di sfruttare al massimo le possibilità del suo palmare, compose in seguito una sonata per il quarto schermetto che eseguì poi in un concerto, fra la stupita ammirazione di critici e pubblico.
Fu a Bruxelles, sollecitato dal governatore della Banca Europea, in Inghilterra, in Francia, in Polonia.
Non è possibile seguire Niccolò di città in città, di trionfo in trionfo. Da Parigi a Londra, all’Irlanda,al Belgio,sollevava ondate di fanatismo crossmediale. A Parma,dove lo chiamò la Fondazione Cassa di Risparmio della città,riformò l’orchestra del Conservatorio, ma la sua genialità gli creò attorno una tale rete di invidie che dovette andarsene. A una esistenza tumultuosa, drogata, delinquente, animata da una continua esaltazione, non poteva reggere il suo fisico delicato: a Marsiglia e nel dolce clima di Nizza, tentò invano di trattenere ancora un poco la vita che sentiva sfuggirgli. Le leggende che l’invidia o l’ammirazione avevano creato attorno a lui oggi sono dissolte da una severa indagine storica: ma al tempo della sua morte erano così radicate che l’Authority di Internet non permise per cinque anni la sua archiviazione o rappresentazione nell’online consacrato.
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