Attribuire all’arte una partecipazione attiva nella sfera del semiotico richiede una valutazione della sua esatta collocazione all’interno del quadro generale della teoria della conoscenza, nonché una considerazione più precisa del rapporto che intercorre tra l’arte e le altre forme, meglio specificate, della conoscenza.
La mattina del 1° marzo si è spento il Maestro Ennio Calabria, all’età di 86 anni, a Roma, a pochi giorni dal suo ottantasettesimo compleanno. L’artista è nato il 7 marzo 1937, a Tripoli in Libia, per poi trasferirsi a Roma, ove ha vissuto e lavorato.
Ogni opera, ogni parola, ogni gesto compiuti dal Maestro Ennio divengono pagina di un diario intensamente sentito e filosofico-sociale che scalfisce, carezzevolmente, la vita di chi ha avuto la possibilità di sfiorare il suo animo.
Ennio Calabria è morto a Roma il 1° marzo 2024, sei giorni prima di compiere 87 anni. I funerali si terranno oggi, lunedì 4 marzo, alle 11.30, nella Chiesa degli Artisti di piazza del Popolo della Capitale. Lo ricorda per Segnonline Roberto Gramiccia.
La pittura è bidimensionale, ma Simmel suggerisce che ha come scopo quello di dare l’impressione di una dimensione in più. Il fruitore deve avere l’illusione di spinte muscolari simili alle varie proiezioni della figura. La grande arte si distingue, dunque, attraverso l’espressione dei valori tattili: tanto più un’opera riesce a stimolare la nostra percezione tattile, tanto più si tratta di un’opera di valore. Occorre, innanzitutto, che essa riesca a dare l’illusione di toccare una certa figura.
“Due qui/ To Hear”: questo il titolo del Padiglione Italia alla 60esima Biennale d’Arte di Venezia. Un gioco di parole che mi ricorda tanto una barzelletta del grande Pera Toons sui grassi, i gatti e i giocattoli in inglese. E che dire del Buddha circonfuso di suoni? Solo Luca Rossi, in un post profetico dello scorso anno, se l’era immaginato. Anch’io, a pensarci bene, ho un Budda nello studio: l’ho battezzato il Budda mi ni futtu, cioè il Budda me ne frego di tutto. Il mondo va in rovina? Lui ride! Magari lo stesso Bartolini è in cerca del Nirvana, cui potrebbe avvicinarsi rinunciando al Padiglione. Scherzo, ovviamente. Se non ci fossero le opere, di cosa potremmo chiacchierare? In attesa di vederle, vi giro alcuni appunti sull’arte e gli artisti che ho preso lo scorso anno, sempre a Venezia, durante una mostra di Banksy, che in quella occasione esponeva insieme a Rosa Mundi.
Fino al 23 febbraio, la mostra personale “Stvdio per vna scvltvra” di Francesco Brigida, curata da Camilla Boemio, è stata ospitata nello spazio AOCF58 della Galleria Bruno Lisi, a Roma.
Questa settimana ho sospeso la pubblicazione del mio saggio, in segno di lutto per la scomparsa della carissima Lucia. Troverete pubblicato, invece, il mio ricordo per lei in homepage.
Sono stati celebrati oggi i funerali di Lucia Spadano. Il ricordo di Beppe Frazzetto
Si è spenta nella notte del 22 febbraio Lucia Spadano, fondatrice e direttrice della nostra rivista, lasciando un vuoto incolmabile, non solo nella famiglia della vita ma anche e soprattutto in quella più grande di Segno, fatta di tanti amici, artisti, critici, collezionisti e amanti dell’arte.
Una vita, per l’appunto, dedicata all’arte, dove con la sua penna inconfondibile ha raccontato e descritto l’opera di tanti artisti oltre a essere stata testimone di momenti cruciali che hanno scritto la storia dell’arte contemporanea.
È in mostra, negli spazi espositivi del Museo di San Salvatore in Lauro, a Roma, fino al 9 marzo, la mostra personale di Sergio Padovani (1972) dal titolo “Pandemonio”.
George Simmel rappresenta uno degli autori tedeschi più importanti di quella che viene chiamata fenomenologia del medium quotidiano. Dalla critica di tutto il mondo è considerato un vero e proprio maestro delle due dimensioni del reale e del concettuale. Il testo L’ansa del vaso, che risale a molti anni prima del ready-made, rappresenta il miglior esempio dell’invenzione dell’interstizio mediale, vitale e teatrale.
La città di Cassino ha scelto l’immagine che rappresenterà l’anniversario dei suoi ottant’anni dalla distruzione: Due donne di Alessia Forconi. Pubblichiamo, col bozzetto della scultura, che verrà collocata a Cassino all’incrocio di Via Gaetano Di Biasio con il Corso della Repubblica, alcune pacate riflessioni.
MIA Photo Fair presenta la 13°edizione della fiera in programma da giovedì 11 a domenica 14 aprile nella nuova e centralissima sede di Allianz MiCo, in via Gattamelata 13 a Milano
Il terzo ed ultimo capitolo della trilogia LOOK AT ME rappresenta l’ultimo tentativo di tradurre artisticamente la ricerca sul corpo così come lo vediamo, lo viviamo e lo percepiamo. Riprendendo elementi dalle edizioni precedenti, Look at me 3 unisce la riflessione sul corpo nella sua funzione estetica, erotica e fisiologica in una mostra collettiva che si articola attorno al lavoro di quattro artisti. Mentre Tommaso Ottomano celebra il corpo riconoscendolo nella sua semplicità, esaltandone l’innegabile presenza nelle azioni e nei gesti del quotidiano, Beatrice Favaretto riflette sulla consapevolezza sessuale che trova il suo spazio attraverso – e dentro – il…
Quando l’incanto è sinonimo di scandalo: “Il bosco d’amore” di Guttuso (olio su tela cm 300 x 410,5) del 1984, venduto all’incanto per 80.000 euro, vale almeno 2 – 300.000 euro.
Qualsiasi teoria cerchi di spiegare l’esistenza della cornice e della perimetrazione del vuoto, ignorando il sistema percettivo della finestra, è destinata al fallimento. D’altra parte, qualsiasi teoria si appoggi esclusivamente sul sistema delle arti visive è destinato a fallire anch’esso. Riprendendo e rielaborando le acquisizioni della ricerca di Georg Simmel dei primissimi anni del ‘900, si condensa qui, in una incalzante esposizione, ogni aspetto mediale dell’intelligenza delle cornici che caratterizza gli schermi. In particolare, analizzando i passaggi evolutivi attraverso i quali si sono via via differenziate le varie forme delle cornici vs gli schermi e viceversa, si delinea in modo quantico la differenza tra cornici insidiose e schermi capaci di “sentire”.
Presso il Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo è ancora visitabile sino al 18 febbraio la personale “Pietre illuminate” di Alessandra Giovannoni, a cura di Francesca Bottari. La recensisce per Segno Roberto Gramiccia.
Franca Maranò (1920-2011), è stata inserita all’interno dell’elenco degli “artisti dimenticati”, abbandonata all’oblio per molti anni. Adesso viene riscoperta, grazie alla pioniera attività della Galleria Gracis di Milano, in collaborazione con la Galleria Richard Saltoun Roma-Londra, entrambe molto aperte a sfide di valorizzazione.
Mi terrò sui bordi geologici della Lucania in un senso del tutto particolare. Descriverò un percorso apparentemente distante dal tema ma che tuttavia potrà introdurre, in guisa di soglie (di creta), verso ulteriori riflessioni su l’estetico e il politico. Si tratta qui di abbordare la società Lucana nei primi momenti dell’agire e del camminare, in quanto sorgente di suolo ma anche origine-ambiente (habitat). Per definizione l’originario di un territorio è colui che non parla, ovvero il suolo, la terra. Occorre dire che è parlato? In che senso questo è accettabile? La dialettica del duro e del molle governa tutte le immagini che ci facciamo della materia (Lucana) delle cose. Questa dialettica anima (dato che il suo vero significato risiede solo in un’animazione) tutte le immagini con le quali partecipiamo attivamente e intensamente alla vita profonda delle «sostanze». Duro e molle sono le prime qualificazioni ricevute dalla resistenza scultorea, la prima forma di esistenza dinamica del mondo Lucano. Niente è comprensibile nella conoscenza della materia Lucana se non vengono posti anzitutto i due termini dello spazio cretoso e della duttilità scultorea di quel territorio. Che cosa sarebbe una resistenza se non avesse persistenza e profondità sostanziale, la profondità stessa della materia contadina? La materia contadina ci fa conoscere le nostre forze, suggerisce una loro categorizzazione dinamica. Va da sé, che la realtà materiale che la rappresenta ci istruisce.
In tempi in cui la questione ecologica viene imposta attraverso gesti che, prendendo di mira opere d’arte, attirano l’attenzione su se stessi anziché sulla natura che intendono salvare, Francesco Fossati persegue una ricerca che fa del rispetto e dell’amore per la natura il suo primo obiettivo. Lo abbiamo intervistato, in due puntate, in margine a una sua personale, a cura di Camilla Remondina, presso IAGA Contemporary Art a Cluj/Napoca, in Romania, sino al 20 febbraio 2024. La mostra, derivata dalla vincita del “premio galleria” al Combat Prize nel 2022, è la prima ricognizione del progetto di Francesco Organic Pictures, ormai al suo ottavo anno: pezzi appartenenti ad ogni “stagione” produttiva dialogano tra loro in un allestimento studiato appositamente per la mostra.