Nelle sale del piano nobile di Palazzo Palmieri a Monopoli, 18 artisti provenienti da Italia, Albania e Montenegro (Valentino Albini, Francesco Arena, Corrado Bove, Gianni Caravaggio, Daniela Corbascio, Endri Dani, Flavio Favelli, Antonio Fiorentino, Andrea Francolino, Gaspare, Goldschmied&Chiari, Michele Guido, Irena Lagator Pejovic, Pierpaolo Miccolis/Claudio Panaro, Rebecca Moccia, Ornaghi&Prestinari, Luigi Presicce, David Reimondo) si confrontano sul tema delle “mitologie contemporanee”.
A cura di Roberto Lacarbonara, Mythologies analizza con i diversi linguaggi artistici il ruolo socializzante e identitario del “mito”, le sue proprietà fenomeniche, estetiche e antropologiche nella contemporaneità e nella storia. Il riferimento culturale è l’omonimo saggio del 1957 di Roland Barthes che nella sua narrazione, analisi e sviluppo delle mitologie contemporanee arriva a noi oggi, fino ad implicare anche il processo creativo dell’artista, la cui necessità espressiva genera da sé i propri codici e il proprio apparato iconografico per dar forma ad uno spazio utopico, ad una radicale ossessione: è ciò che il curatore Harald Szeemann definiva “mitologie individuali”.
In questa mostra le installazioni ambientali, in parte inedite e site-specific, raccontano l’insieme dei processi alla base di nuove e persistenti mitologie: mito della ragione, mito della natura, mito primitivo, mito archeologico, mito del consumo, della velocità, della tecnica, mito eversivo, mito del tempo e della tecnologia.
La domanda che ci si pone è: quanto il mito è vicino all’arte? Il mito è bisogno di spiegare le contraddizioni, è un modo per rendere più tollerabile la realtà, per ordinare e conoscere la propria natura, per rendere più comprensibili le leggi che governano la vita e la morte, il bene e il male, l’ansia e la paura. Ma i miti sono anche forme di controllo, a volte importati e propagandistici, che ci dicono dove andare, come amare, cosa temere, cosa accettare.
Per tornare alla domanda, generare un mito è come generare una espressione artistica e produrre arte è un modo per ricreare una forma di mito, seppur in modo individuale e soggettivo. Ma quello che accade in questa collettiva non è la creazione di immagini mitologiche, non è fare dell’arte una macchina per produrre nuove iconografie che vivono della loro stessa immagine. È una mostra questa, che riabilita il senso delle collettive come luogo potenziale di analisi e di interpretazione e che restituisce uno spazio dedicato alla rivelazione del sacro e del profano mitizzato: ingredienti che se fatti coincidere, nel mito e nell’arte, possono aprire nuove letture e potenti visioni contemporanee che non trovano asilo nella pura affermazione delle immagini, ma nel senso critico di queste.
Allestita in occasione della II edizione di PhEST – See Beyond the Sea, la Festa Internazionale della Fotografia di Monopoli, Mythologies è un progetto ideato e sostenuto da CRAC Puglia – Centro Ricerca Arte Contemporanea.
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![Goldschmied & Chiari [goldiechiari], dispositivi di rimozione #12, 2010, collage e passepartout, 50x50 cm, courtesy le artiste Mythologies: nel segno del mito e dell'arte](https://i0.wp.com/www.rivistasegno.eu/wp-content/uploads/2017/09/Goldschmied-Chiari-goldiechiari-dispositivi-di-rimozione-12-2010-collage-e-passepartout-50x50-cm-courtesy-le-artiste-e1505224325414.jpeg?w=143&h=95&ssl=1)
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Mythologies
a cura di Roberto Lacarbonara
Fino al 29 ottobre 2017
Palazzo Palmieri, Monopoli (Ba)
www.phest.org