La ceramica è un medium malleabile e permeabile ai concetti, questo hanno sperimentato, dimostrandolo con risultati sorprendenti, gli artisti Bertozzi & Casoni. Partendo dal desiderio e dalla curiosità di innovare il processo produttivo di questo materiale, le loro opere d’arte hanno trovato nella ceramica la sostanza ideale per venire al mondo e generare visioni di archetipi su larga scala in tre dimensioni.
Il museo Bertozzi & Casoni, inaugurato nel 2017 a Sassuolo, voluto dal mecenate Franco Stefani e allestito nella Cavallerizza Ducale, possiede una selezione di opere di grande formato che pongono l’osservatore nella condizione obbligata di farsi delle domande rispetto a ciò che egli crede di conoscere degli oggetti. La mimesi materica dei singoli elementi rappresentati, offerta con una sottile ironia e grande sprezzatura (“che nasconda l’arte e dimostri ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi” spiega il Castiglione) partendo dal concetto della vanitasci accompagna nello spazio illimitato privo della dimensione temporale, capovolgendo la morale del memento morinella contemplazione di un presente incorruttibile e immarcescibile.
Concepito per offrire al territorio un’attività culturale costante, il Museo ha avviato un ciclo di esposizioni di altri autori, il primo dei quali è Galileo Chini (Firenze 1873-1956). La mostra, curata da Franco Bertoni, è la prima di una serie di Dialoghi d’arte: “Non si può essere ribelli in eterno, o si accetta un dialogo o si muore” dicono gli artisti romagnoli.
Le opere allestite provengono in gran parte dalla collezione Vieri Chini di Borgo San Lorenzo (FI) e saranno visibili fino al 14 ottobre 2018. Otre al comune mezzo, la ceramica, ciò che avvicina il linguaggio di questi autori distanti un secolo è la ricerca della perfezione, declinata secondo il progresso tecnico e il gusto del tempo. “Come infatti non si può capire il mondo nuovo e recente senza conoscere la tradizione, così l’amore del vecchio rimane falso e sterile quando si evita il nuovo che ne è derivato per necessità storica”, si legge nel comunicato stampa della mostra che cita il Thomas Mann del Doctor Faustus.
Museo Bertozzi & Casoni