L’architettura medievale di Palazzo Andrea Doria – splendore architettonico di fine Quattrocento, in cui ha sede la SHAREVOLUTION contemporary art diretta da CHIARA PINARDI – e il suo vuoto, sono protagonisti della mostra MURI I in collaborazione con la Galleria Michela Rizzo di Venezia, e lo sono in virtù dell’evento progettato: lo strappo delle funi d’acciaio. Parole, queste, dell’artista-autore Federico De Leonardis, la cui mostra si annuncia a Genova, con vibrante partecipazione e profonda emozione, come il varo di un transatlantico. Essere-Mare – per definirsi tale occorre essere stato, in un tempo indatabile, nave e relitto, acqua e sale, contenitore e contenuto – Essere-Muro, Essere-Strappo, sono già anticipazioni apodittiche che introducono alla mostra: dedica alla città con cui l’artista ha un innegabile, forte, legame. Una detonazione per un salto à rebours, un conto alla rovescia nella storia per anticipare un evento, hic et nunc/qui e ora, del passato. Una cannonata, un fortissimo musicale che spacca il vetro di un oblò del tempio di una città portuale, di una repubblica marinara come Genova. Tre potenti groppi di funi d’acciaio, di quelle braghe che spostano masse di marmo di tonnellate nelle cave, convergono verso il centro dell’oblò della balaustra – connotata dalla bicromia marmorea bianca e nera della tradizione medievale ligure – sul cui vetro spezzato è previsto orientarsi lo sguardo dell’osservatore, condotto, dai vettori direzionali, oltre il muro, sul palazzo esterno. Nel silenzio esibitivo di un “Grande Vuoto”, il pubblico ripercorre secoli di storia e di grandiosità marinara, vivendone l’architettura rigorosa e solenne. Le direttrici che si dipartono dalla terza coppia di colonnine, sormontate dall’oblò dell’ingresso, sfiorano o intersecano, virtualmente, in punti e ad altezze calcolate, la struttura muraria, spigoli, angoli del pavimento. Ognuno dei groppi è costituito da tre funi d’acciaio ritorte, a formare un corpo coeso, tagliato a una delle estremità secondo l’angolo che il vettore direzionale crea con la parete di approdo. L’altra estremità del groppo è, fatalmente, sfilacciata come da violento strappo. S’intende che sono i nodi a indicare gli orientamenti delle direttrici volutamente invisibili. Una volta percepito sensorialmente e mentalmente, e agito performativamente, lo spazio vuoto e silente della galleria può accogliere ancora l’opera Muri III, nella piccola sala, diametralmente opposta alla balaustra, e una significativa versione di Tagliatella, in uno spazio defilato del sottopalco. Il minimalismo della calcografia a punta secca Coni d’ombra III recupera la gestualità vergine della mano sinistra di Federico De Leonardis e conclude la mostra genovese Muri I. Niente colore nelle sue mostre, che non sia il bianco della luce, il nero dell’abisso.
MURI I
Federico De Leonardis
Sharevolution Contemporary Art
Palazzo Andrea Doria, Genova
in collaborazione con la Galleria Michela Rizzo, Venezia
Mostra terminata il 18 settembre 2019