Dal 12 maggio lo spazio FourteenArTellaro accoglierà l’intervento “Dell’azione negatrice” dell’artista Mauro Folci.
Nel piccolo spazio, oltre ad amici, intellettuali ed artisti, incontreremo un’unica placca di ottone, con incisa la frase: “non è vero che non”.
“Non è vero che non” è il frutto di una sottile ed articolata ricerca che Mauro Folci sta portando avanti già da un paio di anni, riflettendo intorno la fine (sigh) dell’azione negatrice. Anche in questa occasione, emerge la capacità di Folci di lasciare ai significati una loro definizione in corso d’opera, ovvero di esprimersi attraverso la potenzialità performatica dell’indefinizione. D’altronde, è forse un modo per sfuggire da quella stanchezza di pensiero di cui è impregnata la nostra epoca, che vede nei concetti preconfezionati un’ancora di salvezza, mentre non scorge il loro ben più effettivo abbraccio mortifero.
Cosicché, ad una piattezza e bidimensionalità semantica, Folci contrappone la spirale del “non è vero che non”. NON è vero che NON, come le onde del mare che sembrano giungere per poi invece ritirarsi, e tornare per riandarsene di nuovo, come il respiro, come tutto ciò che è vivo. Rimpossessarsi del “no” mette in circolo la capacità di definirsi ogni volta secondo coscienza. E il “non”, meglio del “no”, ne mette in evidenza l’attività. Una attività, che sia chiaro, non deve essere confusa con la sua fine: il risultato finale e l’atto concluso, che fanno appunto dell’attività un lavoro.
Qui quello che si cerca è ben altro, ed è proprio il non passare all’atto. Bensì lo sperimentare -in ogni sua mutevolezza, contraddizione e, perché no, precarietà- l’impotenza, intesa come capacità di trattenere, come esperienza dell’inizio incessante, come porta aperta del filosofare. Una porta aperta alla disobbedienza, alla “messa in discussione di ciò che è propinato dal mondo esterno”, come spiega Folci, e “alla negazione che caratterizza l’alienazione del sé/natura da un fuori sorretto dalla logica della ragione.”
Laura Cazzaniga