“Per onorare la memoria di Francesco Paolo Michetti e concorrere alla rinascita spirituale di Francavilla al Mare – e dell’arte ovviamente – nasceva così il Premio Nazionale di pittura F.P. Michetti” nel lontano 1947.
Da allora gli artisti che vi hanno partecipato sono tantissimi e tutte personalità che hanno segnato lo sviluppo dell’arte del XX secolo. Basti citare ad esempio: De Pisis, Cascella, Guidi, Prampolini, Reggiani, Sassu, Ceroli, Burri, Capogrossi, D’Orazio, Fontana, Turcato, Vedova, Spalletti, Summa, Kounellis, Mattiacci, Mochetti, Paolini, Prini, Zorio, Twombly, Cabrera, Moses, Wool, Schifano, Consagra, Pomodoro, Paladino…un elenco infinito cui si affianca quello di altrettanti celebri nomi di critici e storici dell’arte che nel tempo hanno curato l’annuale mostra di questo storico premio. Si pensi ai prestigiosi contributi di Achille Bonito Oliva, Vittorio Sgarbi, Luciano Caramel, Angela Vettese, Philippe Daverio, Luca Beatrice e non ultimo Renato Barilli che, curatore dell’attuale 69° Edizione del Premio, torna a Francavilla dopo ben ventisei anni. Era, infatti, il 1992 quando lo storico portava al Michetti e promuoveva le ricerche degli allora giovanissimi: Mario Airò, Marco Cingolani, Chiara Dynys, Eva Marisaldi, Alessandro Pessoli e Cuoghi e Corsello, nomi che, a distanza di tempo, si sono consolidati nel panorama dell’arte nazionale e internazionale, dimostrando come, la visione barilliana avesse all’epoca un solido fondamento critico.
È così anche per il presente? Nel 2018 Renato Barilli propone una selezione di opere di artisti rappresentativi delle ultime generazioni, raggruppati sotto il titolo CHE ARTE FA OGGI IN ITALIA, un’affermazione più che una domanda che suona leggermente pretenziosa, non fosse altro che i soli 32 nomi presenti in mostra ci sembrano troppo pochi per rispondere ad un così arduo quesito. Tuttavia, vero è che si tratta di una selezione avvenuta su una ricognizione molto più ampia, ma forse non sufficiente a chiarire lo stato della ricerca nel nostro Paese, ad oggi certamente più articolata, frazionata, parcellizzata e variegata di un tempo. È una fotografia, quella del presente, che probabilmente risponderebbe meglio al plurale anziché al singolare, sicché la mostra si sarebbe a ragion veduta potuta meglio intitolare Quali Arti si fanno oggi in Italia. Ma d’altra parte, anche Barilli, forte dello spessore del proprio pensiero, è parte di quella stagione di critica abituata (giustamente – ci mancherebbe!) a incanalare le ricerche artistiche in un unico flusso, in movimenti, in gruppi, anche solo tematici, un esercizio forse oggi obsoleto ma che apre indubbiamente una riflessione sul senso moderno del fare una mostra e sui suoi perché. Questo lo sa certamente anche lui nel momento in cui, in merito al Premio Michetti dichiara che: quello “spostarsi dell’attenzione dall’oggettivo al soggettivo”, porta gli artisti ad elaborare “un nuovo senso del mito che affiora dal profondo sino alle soglie della coscienza, e che è identificabile con la genesi stessa delle immagini, cioè col determinarsi di una realtà linguistica e simbolica”. Una tendenza artistica che potremmo definire, con espressione ossimorica, ma proprio per questo carica di promesse e contraddizioni, slanci imprevedibili e spunti dialettici, realismo visionario […].
Promesse e contraddizioni appaiono, in effetti, come le parole chiave che meglio esprimono il senso di questa esposizione che si compone delle opere di: Marilla Boffito, Cristina Treppo, Cristiano Focacci Menchini, Alex Bellan, Giorgio Guidi, Antonio Guiotto, Lorenzo di Lucido, T-Yong Chung, Alberto Tadiello, Alessandro Roma, Kensuke Koike, Elisabetta di Maggio, Lucilla Candeloro, Lisa Lazzaretti, Chiara Pergola, Diego Soldà, Lucia Veronesi, To / Let, Adriano Valeri, Nicola Gobbetto, Paolo Gonzato, Elena Brazzale, Matteo Montani, Federico Lanaro, Giorgia Severi, The Bounty Killart, Andrea Grotto, Anna Galtarossa, Alvise Bittente, Eloise Ghioni, Renzo Borella, Laurina Paperina, Emmanuele Panzarini. Artisti profondamente diversi per modalità espressive, per temi di ricerca e per passioni passionali. E se è troppo difficile immaginare il futuro dell’arte, godiamoci il presente.
Vincono il 69°Premio Michetti, quest’anno e per la prima volta modificato nell’acquisto opere da parte del Museo, due artisti molto distanti fra loro sia per il linguaggio espressivo sia per i temi di loro interesse. Entreranno in collezione Lucia Veronesi con il ciclo La Stanza Addosso, ovvero scatti fotografici di scatole di cartone “abitabili”, vere e proprie metapicture in cui si annidano anche le presenze/assenze dell’essere umano. Grande Accordo è invece il titolo dell’opera di Matteo Montani, fra i più brillanti artisti del momento e dediti alla ricerca pittorica che meritatamente e coerentemente allo spirito del Premio si aggiudica l’acquisto. Il suo dipinto, opera del 2017, è un puro esempio di semplice lirismo, di come la pittura, in sostanza, sia capace di toccare le corde più intime dell’anima, valicando il tempo e ogni possibile limite culturale. Una pittura, al contempo, moderna e originale sostenuta da una particolare tecnica che lo contraddistingue nel panorama nazionale della pittura, dove la ricerca intorno al colore lo ha condotto a risultati di grande sensibilità e romanticismo.
Tuttavia, segnaliamo almeno altri quattro nomi che a nostro parere mostrano un lavoro interessante e da seguire in futuro: Anna Galtarossa, Diego Soldà, To/Let e Lucilla Candeloro. Non stancano mai i lavori dei The Bounty Killart, di Federico Lanaro e di Laurina Paperina ai quali, sin dagli esordi, abbiamo dedicato attenzione per il particolare linguaggio ironico e new poppeggiante.
La premiazione del 69° Premio Michetti si è svolta lo scorso 14 luglio 2018. Hanno assegnato il premio la giuria tecnico scientifica composta dai critici Guido Bartorelli, Guido Molinari, Gabriele Simongini e dal presidente della Fondazione Carlo Tatasciore.
CHE ARTE FA OGGI IN ITALIA
69° Premio Michetti
Fino al 30 settembre 2018
MuMI
Piazza S. Domenico, 1
66023 Francavilla al Mare CH
085 4913719
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