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Mater Dolorosa, la nuova performance di Mandra Stella Cerrone all’Aurum di Pescara

Emozionante ed intensa l’ultima performance di Mandra Cerrone, avvenuta il 2 ottobre all’Aurum di Pescara, a cura di Michela Becchis. La purezza del bianco è il colore scelto per descrivere il peggiore dei lutti, quello di una madre per un figlio, ancor più se deceduto in circostanze tragiche come un naufragio nel Mediterraneo, un attentato di mafia o di stampo religioso, senza differenza tra vittima e carnefice. Questo indicibile dolore è narrato dall’artista attraverso le parole reali pronunciate dalle madri di giovani deceduti in diversi occasioni e luoghi. Come nel compiersi di un’autobiografia collettiva, ogni frase pronunciata dall’artista è ripetuta, in una sorta di mantra infinito, da sei donne in inglese, francese, spagnolo, persiano, ceco e dialetto abruzzese, mentre sono intente a ripiegare un grande cumulo di abiti bianchi accumulati al suolo. Il dolore è palpabile, i gesti lentissimi ed evocativi, il silenzio assoluto. L’unica consolazione è data dal ripiegare quegli abiti che non potranno mai più essere indossati e che gravano nello spazio come centinaia di sudari vuoti. Mentre le frasi si susseguono si percepisce chiaramente come il dolore non abbia confine e colore e ci accomuni tutti in un unico destino collettivo. Ogni frase è stampata su di un supporto di garza bianca, che infine l’artista depone vicino agli abiti dopo aver congedato, una ad una, le donne con un gesto simbolico, un abbraccio o una carezza, perché solo nella condivisione ritroviamo la vera essenza dell’essere nel mondo, ognuno e insieme qui e ora.

Questo è il vero significato delle parole com-unione, con-passione, con-doglianza, com-patire, a contrasto con il senso di isolamento di una società individualista e priva di empatia e accoglienza, che ha dimenticato il senso della relazione e della presa in  carico dell’altro. Una performance quindi sulla vulnerabilità, sulla solitudine, sulla morte e sull’amore, che ritrova, nel legame tra la propria vicenda personale e la coralità della storia, il potere del femminino primigenio e la sua capacità di resistenza e cura.Spiega Mandra Cerrone: “Volevo parlare del dolore più grande e renderlo visibile con i linguaggi del contemporaneo, in continuità con l’arte del passato, anche riutilizzando il patrimonio iconografico della storia dell’arte. Le Pietà e le Deposizioni sono le narrazioni visive (e religiose) del dolore delle madri divine, ma in una rappresentazione laica il dolore non è meno terrificante. La paura della perdita vive nascosta in ogni madre e in questo periodo l’ombra individuale si sovrappone alla violenza degli eventi sociali. Il dolore del mondo si palesa in un atto senza rimedio, di inconcepibile compenetrazione con l’amore, ed è infine una sorta di gesto di pacificazione”.

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