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Marina Catalano e Dario Giancane: MADA e l’artigianato contemporaneo

Dario Giancanee Marina Catalano fondano il collettivo artistico M A D A nell’estate 2006 con l’idea comune di porre, nel cuore del Salento, un dinamismo d’avanguardia ben articolato tra progetti urbani e approfondimenti individuali condivisi, a breve,  anche con l’Estero.

Marina Catalano è siciliana, Dario Giancane è salentino. Il loro è un legame formato e rafforzato nell’intesa comune di vivere l’arte, nella sua essenza più basilare, quella del “ fare “ arte plastica e figurativa, che sono per eccellenza le arti della contemplazione e del silenzio, come affermato da Marina, che così continua «l’artigianato è stato la culla dove il nostro equilibrio percettivo/estetico si è formato. Personalmente io dipingo ad olio dall’età di 10 anni, introdotta al figurativo da mio padre pittore per passione;  Dario, a sua volta, è figlio di uno degli ultimi maestri salentini del ferro battuto tradizionale».

Si formano in Accademia, tra Milano, Palermo e Lecce, negli anni in cui l’avvento del digitale non aveva ancora sostituito del tutto le competenze e le abilità manuali, che fanno delle tecniche acquisite  gli orbitali di un nucleo creativo inscindibile dal momento della realizzazione artistica.

«Sembra più un Non-Luogo dell’espressione artistica del presente. Non è più un concetto, non ha un’ unità storica o una discontinuità di stile. La maggior parte degli artisti, passa da un medium all’altro senza approfondirne l’esperienza, senza conoscerne le potenzialità espressive; mette in discussione qualsiasi mezzo e nello stesso tempo li accetta tutti»; la ricezione dell’arte e il corrispettivo limite, per M A D A, ormeggiano esattamente nella stessa isola abbandonata, ed è per questo, anche per questo, che il collettivo nasce dall’urgenza, avvertita quasi epidermicamente, di restituire al panorama artistico locale del Salento, un vero e proprio movimento d’avanguardia, in grado di fungere da paradossale “rottura” con un presente contemporaneista talvolta privo di un’identità, senza per questo perdere di vista che un’arte secolarizzata possa attualizzarsi e porsi, effettivamente, come “piattaforma” interculturale di dialogo e di confronto.

Nel 2017 M A D A ha lasciato dialogare il centro di Lecce con la sua periferia, durante  la seconda edizione del progetto Industrial Therapy con il capitolo “Cesura”. Un progetto, quello di  Industrial Therapy, in cui nulla è stato lasciato al caso. L’installazione vincitrice di M A D A dal titolo “Uovo Cosmico”, posto sulla rotatoria d’ingresso della zona industriale di Lecce, procedendo lungo via Taranto, è stata realizzata con materiali di riuso che, saputi riadattare sulla base della conoscenza della materia stessa e della sua lavorazione, hanno permesso una sintesi costruttivista tra i dettagli e i fenomeni di esposizione dell’opera all’esterno. Il potenziale delle idee di M A D A è grande, perché non solo si addentra nei principi di una tecnica indiscutibile, ma permette di dialogare sul movimento che dall’intuito procede verso il riepilogo di un atto creativo, tanto introspettivo nei termini di una ricerca tecnica, quanto comunicativo nel risultato dell’arte,  interno alla conoscenza, esterno per intenzionalità. In tal modo la materia diviene riconoscibile per tutti.

Ricorre alla mente Fausto Melotti, scultore e pittore italiano, quando pensò al suo spazio urbano: Noi crediamo che nell’arte si arrivi attraverso l’arte, frutto d’intuito personale: perciò tutto il nostro sforzo consiste nell’insegnare il piccolo eroismo di pensare con il proprio cervello. Una dimensione che incontra la musicalità del gesto creativo, attraverso i mirabilia del gioco-forza materia e luce. Il progetto di MADA non solo acquisisce forza dalla geniale intuizione di aver scelto l’Uovo Cosmico, come immagine archetipica di unione primordiale, suggerendo in tal modo idee di complementarità, sinergia, dinamismo e creazione; ma l’Uovo Cosmico tende a rappresentare anche il grembo d’oro da cui nasce nuova vita, punto di origine incontaminato e incorruttibile dal tempo della materia, che tutto corrode e fagocita.

Pensare con il proprio cervello diventa, con Uovo Cosmico, un modo di riflettere su come un nucleo urbano possa trovare il senso di una complicità, nelle esigenze, negli spostamenti, nell’atto di rispettare le strade, le piazze, i giardini pubblici, indipendentemente da dove sono ubicati, se a nord, a sud, o in periferia. Riunirsi intorno ad un Uovo Cosmico, simbolicamente, rappresenta la volontà di poter progettare insieme una nuova idea di città, senza censurare la voce di chi non abita esattamente nel suo centro.

Marina Catalano così afferma a riguardo: «L’arte oggi è più un’Idea (nel senso kantiano) senza progetto. E’ legittimata da un sistema, che essendo privo di concetto e coscienza, non può selezionare, escludere o promuovere i propri rappresentanti in base a norme precise. Cinicamente, forse, ci siamo trovati a vedere il mondo dell’arte più come un “industria culturale“, con la più alta quantità di lavoro non pagato. Sembra anche, che tutto si basi sullo sfruttamento di tanti creativi, simili sempre di più ad un “esercito di riserva dell’immaginazione“ per il nostro sistema capitalistico/pubblicitario».

Senza dubbio, seguendo il principio di un Kunstwollen,quale volontà d’arte epocale ed elemento trainante di una creazione figurativa artistica,ciascuna realizzazione si manifesta come impulso estetico,proprio perché una volontà d’arte permane quale unico dato certo, nonché come elemento trainante,il cui orientamento è dato dall’uomo e dal rapporto esistente tra l’unità individuale e collettiva, a patto di non scadere nella “riproducibilità in serie o di massa”. Se reso funzionale, quindi fruibile, il linguaggio estetico di un’opera scansa ogni equivoco interpretativo, si riappropria di un senso specifico  e si afferma nei contesti sociali ad esso contemporanei.

Così i Nostri continuano a raccontarci l’arte di M A D A: «Recuperare il tempo,  il tempo lento di lavorare con le mani, che per fortuna oggi è tenuto in considerazione soprattutto dai designer che ritornano nei laboratori, riscoprendo il valore del “ fatto bene “ e della raffinatezza. Noi di MADA crediamo fortemente che l’identità di un artista si fondi principalmente sulla sua capacità artigianale. La nostra non vuole essere una visione passatista nè tanto meno provocatoria, ma è innegabile che ormai l’arte contemporanea e le sue accademie sono diventate obsolete e mortifere.  Il gesto dà forza o indebolisce la verità delle parole. MADA vuole vivere la tradizione del  “fare bene“, quel legame tra mano e testa,  tra tecnica e scienza, tra arte e mestiere,  con la capacità espressiva in equilibrio tra intelligenza e cuore.  Per noi,  il vecchio  “Homo faber“ di Sennet è l’artista del terzo millennio. Questo è un paradosso che il campo del design e della moda sta cavalcando a regola d’arte.  Così si spiega il nostro lento e assennato confluire dall’arte contemporanea al design artigianale contemporaneo.  Nello specifico,  l’Ageminatura è un nostro punto di forza creativa e di stile. Le origini di questa tecnica sono antichissime, veniva usata per decorare oggetti di uso comune e gioielli, ma ha una difficile tracciabilità storica. Con le nuove tecnologie a nostra disposizione abbiamo portato a perfezionamento l’evoluzione di questa tecnica:  le nostre linee decorative sulle superfici metalliche sono più larghe e con una maggiore profondità.  Diversamente, la nostra ricerca cromatica, è stata ispirata dai colori dell’universo.  Dalle innumerevoli fotografie astronomiche, che hanno reso accessibile al genere umano, gli straordinari e scintillanti colori dei pianeti, delle stelle e delle nebulose. Da qui noi ne abbiamo tratto moltissima ispirazione».

Recensiti sia nel Atlante di Arte Contemporanea De Agostini sia in Artisti 2018 di Silvia Landi, Marina Catalano e Dario Giancane mirano a riequilibrare, attraverso la propria arte,l’origine di un contrasto-incontrato lungo il percorso di epoche e di materiali. Infatti se l’arte stessa si materializzasse, non resisterebbe; per tale motivo diviene, storicamente tramandata, materia-estetica, che “integra” nella legge della forma gli strati cangianti della materia, conservando, al contempo,  ciò cui storicamente si oppone, cioè il proprio epilogo. Se ciascun processo lascia alle spalle un residuo, ciò è necessario  proprio perchè da quel residuo possano crearsi i presupposti di una sinergia costante tra una forma, quella nuova, e un contenuto, insieme storico e umano.Con la durata l’arte protesta contro la morte: perviene a ciò che la morte non raggiunge” e probabilmente il merito dell’arte è sempre stato quello di aver innescato il meccanismo di un’eternità, poiché eternamente rinnovata eppur identica a se stessa.

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