Il nuovo ciclo di opere di Marica Fasoli, ovvero Aurea, nasce dalla conoscenza di una triste storia giapponese legata alla strage di Hiroshima. Nonostante ciò queste opere comunicano una grande forza vitale e speranza per il futuro, ma anche un sotteso senso di cambiamento ed evoluzione. Per l’artista veronese, questo progetto rappresenta una svolta nel suo lavoro. La Fasoli, infatti, passa da un linguaggio iperrealista puro a questa nuova forma espressiva lirica e narrativa molto più astratta a prima vista. Tuttavia, questo suo nuovo dettato astrattista non è fine a se stesso, ma “contiene” – porta con sé – le tracce di una storia attinente al vissuto e di un percorso che coincide con una maturazione stessa del suo linguaggio, avvicinandosi poi alla matematica e nella fattispecie ai concetti di Sezione Aurea e alle Linee di Fibonacci.
Raccontiamo il percorso che ha portato la Fasoli dall’iperrealismo al recepire tratti Pop nella sua opera, fino a questa nuova scelta stilistica, che a detta del curatore della mostra, Ivan Quaroni, non la rende affatto meno iperrealista o credibile di prima. La sua è una trasformazione a tratti sofferta, come lo è per definizione ogni mutazione. È la stessa Marica Fasoli a spiegare che, sentendo di aver raggiunto un punto di stallo, quasi “un blocco dello scrittore”, ha indirizzato i suoi interessi verso la Storia, con la quale ha avuto – si potrebbe dire – una sorta di incontro casuale ma folgorante. L’artista viene a conoscenza della vicenda di Sadako Sasaki, storia nota in tutto il Sol Levante, una bambina esposta alle radiazioni di Hiroshima salvatasi in apparenza ma poi gravemente ammalatasi leucemia. Sadako Sasaki nella speranza di guarire volle tentare un sogno o una leggenda, cioè piegare con la tecnica degli origami 1000 grù, per realizzare il desiderio di continuare a vivere. Purtroppo la bambina ebbe il tempo di piegarne solo 644 per poi lasciare questa terra. Sadako Sasakie ora è ricordata con una statua nel Parco della Pace di Hiroshima.
Questa storia particolarmente toccante e profondamente triste, è una storia di grande speranza e laboriosità, la stessa laboriosità che richiede la pittura ad olio praticata dalla Fasoli. Affascinata dalla bellezza del sogno di Sadako Sasakie, ma anche attratta dalla carta e dalle possibilità immaginative che si generano nel gesto del piagarla, l’artista ha imparato a creare degli origami prevalentemente di animali, per poi “disfarli” e ricopiarli su tela con tutte le loro ombre e sfumature. Un lavoro certosino che richiede sia padronanza tecnica del disegno preparatorio prima sia della pittura poi, disciplina nella quale la Fasoli è indubbiamente maestra.
Ivan Quaroni, infine, spiega che: “il tendere di Marica Fasoli verso un dettato aniconico, rientra perfettamente nella continuità della sua ricerca, tanto è vero che la realistica riproduzione dell’origami trascende la dimensione puramente formale della pittura stessa, per includere quella simbolica ed evocativa, con sequenze lineari dai colori puri che traducono visivamente gli intervalli ritmici della successione di Fibonacci”.
Le opere di Marica Fasoli raccontano una sorta di ciclo di vitale, che va dalla nascita alla morte. Un ciclo che si ripete anche perché l’artista lo “salva” trasponendolo sulla tela.
Aurea, mostra personale di Marica Fasoli è a cura di Ivan Quaroni.
Fino al 19 marzo da ZANINI ARTE
Via Virgilio 7 San Benedetto Po MN