Ci sono ancora dieci giorni per visitare la mostra di Marcus Jansen alla Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter. Un capannone industriale recuperato e trasformato in un ampio spazio che si adatta perfettamente all’esposizione del lavoro di Jansen, tele grandi e grandissime. E’ come entrare del magico mondo del Mago di Oz, mistero e inquietudine in enigmatici paesaggi urbani fatti di fattorie evanescenti, case di reclusione, detriti industriali abitati da creature fantastiche: capre-pneumatici cornute, maiali volanti a forma di bersaglio, corvi appollaiati su fili, clown solitari. Accanto a queste creature: soli eclissati, giocattoli abbandonati, gomme, recinzioni, carrelli del supermercato, finestre sbarrate. Paesaggi contemporanei, atmosfere metropolitane surreali da cui emerge la devastazione ambientale e la decadenza della natura operata dall’uomo, ma non in modo cupo e deprimente, non solo una realtà desolata ma anche carica di messaggi di speranza, c’è l’uso della simbologia dove emergono con chiarezza i segni dell’innocenza: bambini, animali, donne e giocattoli, dello stupore e dell’incanto, della devastazione e distruzione, del bisogno di tornare a casa. Come nel Mondo di Oz i quadri di Jansen diventano il luogo in cui si dà un peso, una misura e un valore al reale, dove si distingue tra bene e male, dove si riflette su ciò che è stato per arricchirsi e affrontare e misurare ciò che sarà. Sono il luogo della coscienza. Ciò che emerge è un lavoro dove il conscio e l’inconscio convivono e trovano conferma anche nella tecnica utilizzata dall’artista che affronta l’atto creativo come un libero flusso proveniente direttamente dall’inconscio, senza schizzi preparatori e nell’accostamento insolito dei colori pastello che prendono corpo sui grigi dominanti, un altro messaggio di speranza che sorge istintivo dall’interiorità dell’artista. I riferimenti letterari e storici sono la chiave di lettura del mondo di Marcus Jansen che, dopo aver combattuto la Guerra del Golfo, rimane molto sensibile ai temi politici e che proprio nella pittura ha trovato il mezzo per uscire dal trauma e dallo stress della guerra. “Il mio lavoro mette in scena i paradossi della realtà mescolando l’ambiente in cui viviamo con elementi d’innocenza. Il mondo non è a senso unico, quindi, non c’è solo devastazione o solo innocenza, ma una bilancia su cui stanno in equilibrio diversi elementi, e questo è quello che cerco di mettere nelle mie opere” dice Marcus Jansen. La mostra è curata da Sveva Manfredi Zavaglia e rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2014.
Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter – via Cadolini 27, Milano
28 novembre 2013 – 31 gennaio 2014
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