Mappe, Sguardi sui confini, alla Triennale di Milano, è una mostra intensa, impegnativa e coinvolgente a cominciare dalle fotografie del fotoreporter Premio Pulitzer spagnolo Manu Brabo che presenta un lavoro svolto in Ucraina, e che ha per soggetto proprio questa terra nell’anno della guerra che l’ha interessata nel 2014 . Brabo espone, infatti, otto fotografie che parlano di questo luogo meraviglioso sito “sul confine” tra ghiaccio e fuoco, inteso anche e soprattutto come limen di conflitto sociale e politico. Anche Martin Kollar fotografa l’Ucraina, lui slovacco che vive alla frontiera parla attraverso quattro fotografie di prigioni provvisorie. Sempre l’Ucraina è il soggetto d’interesse dell’artista Anna Zvyangitseva, questa volta di origine ucraina, con The cage: una gabbia standard per imputati all’interno di un’aula di tribunale. Una gabbia però intrecciata in tessuto, lavorata all’uncinetto che poeticamente mostra le fragili maglie di un sistema imparziale in cui non è difficile rimanere imbrigliati.
Un’altra terra di confine è la Turchia, soggetto dell’opera di Servet Koçyigit My art is not made by stone, ossia una tela sulla quale s’intrecciano colori e trame diverse e dove sono attaccati bottoni a rappresentare città, oltre che cuciture che ne tracciano i possibili percorsi.
Molto intrigante è il video del turco Halil Altindere Wonderland homeland. Quello che propone è un viaggio allegorico da Istanbul a Berlino che termina all’aeroporto di Tempelhof, sito oggi utilizzato come campo per rifugiati e che mostra, lasciandoci attoniti, le modificazioni di luogo, di uso e di pensiero dell’umanità, così la fotografa di Teheran Shadi Ghadirian incentrando, invece, la propria ricerca sul ruolo della donna in una società prevalentemente maschile come quella del suo paese, cioè l’Iran, mostra le variazioni di comportamento e sociali in un determinato territorio.
L’opera più lancinante forse di questo sguardo sui confini è quella di Alejandro Cartajena, fotografo di Santo Domingo che ci racconta lo spazio di frontiera tra Stati Uniti e Messico attraverso il progetto The Car Poolers, incentrato sui precari messicani che si spostano sui pickup tipicamente sudamericani nascosti, esposti, dormienti, svegli. Insomma, la vita che il fotografo ci racconta sul retro dei furgoni all’aperto, tra attrezzi di lavoro e letti arrangiati per poter riposare, è qualcosa che appare come surreale e fuori da qualsiasi comprensione razionale e umana.
Mappe, Sguardi sui confini si completa inoltre con una sezione di arti visive, curata da Maria Paola Zedda e organizzata da Zeit. Qui incontriamo Andreco che ha aperto la mostra con un prologo, presentando due opere: Between Nationse One and Only, video documento, quest’ultimo, realizzato al confine tra Italia e Austria e che narra quel lembo di terra…terra di nessuno fra l’avamposto austriaco e le trincee italiane, dove 7000 uomini hanno persero la vita durante la grande guerra. Segue l’intervento performativo del collettivo Irwin (Gledališče Sester Scipion Nasice, il gruppo musicale Laibach, il dipartimento di design Novi Kolektivizem) che ha originato l’NSK, ovvero un ipotetico consolato dove è possibile richiedere il passaporto e una nuova cittadinanza libera da pregiudizi etnici e razziali al NSK State in Time dello Stato utopico e distopico NSK State in Time. Completano la sezione le opere del messicano Daniel Monroy Cuevas con il suo recente lavoro New Frontiersui drive-abbandonati nella frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti e quello dell’iraniana Simin Keramati con l’opera The space in between all physical objects, che narra attraverso il corpo femminile e la sua condizione di espatriata, la propria dispersione nel mediterraneo.
Mappe, Sguardi sui confini è una mostra piccola ma preziosa, per quello che interessa in particolare la parte fotografica, curata da MIA Photo Fair Projects, e raccolta in una sola sala, narra con grande intensità proprio quello che stiamo vivendo ora in Italia, attraversata in questo momento particolare della storia da eventi politicamente incentrati sulle dinamiche e polemiche sui migranti.
Proprio nel vicino Parco Sempione, sabato 23 giugno, Roberto Saviano ha chiesto a Salvini di restituire i 50 milioni che la Lega ha preso dallo stato invece di schedare i rom e di chiudere i porti. A voi la riflessione.
Mappe Sguardi sui confini
Triennale di Milano
Fino al 15 luglio 2018
Palazzo della Triennale
Viale Alemagna,6 – 20121 Milano