Diverse occasioni d’arte si presentano in questo periodo per chi avesse la possibilità di attraversare il confine e passare per il Canton Ticino. Innanzitutto va segnalata la grande retrospettiva dedicata alla straordinaria figura di Man Ray, artista fra i più noti e influenti del secolo scorso, che il Museo d’Arte di Lugano ospita fino al 19 Giugno. La mostra, a cura di Guido Comis, Marco Franciolli e Janus, comprende oltre duecento opere provenienti dalla Fondazione Marconi, depositaria di una delle più importanti collezioni di Ray a livello mondiale, e da altri prestatori privati e istituzionali, ed è suddivisa in tre sezioni: “gli anni della formazione” (fino al 1921), che Man Ray trascorse fra New York e Ridgefield nel New Jersey; “il periodo parigino” (1921-1940), vissuto a contatto con i più grandi artisti del Novecento; “da Hollywood a Parigi” (1940-1976), dedicata agli anni di guerra e al successivo ritorno in Francia, ormai sua patria d’adozione. Sono incluse nel percorso espositivo opere di Picasso, Duchamp, Brancusi, Arp, Picabia, per offrire un quadro del contesto in cui l’opera di Man Ray vide la luce e le suggestioni che egli condivise con i suoi contemporanei, oltre a una sezione documentaria con fotografie di Dino Pedriali dell’eccentrica casa studio di Parigi negli ultimi anni.
Sempre a Lugano, interessante bipersonale alla Mya Lurgo Gallery dal titolo iridescenti altrove, con protagonisti Ennio Bertrand e Maya Zignone e la curatela di Cristina Trivellin. La mostra, organizzata nell’ambito di Outrenoir: light + new media art project 2010 – 2011, è visitabile fino al 30 Aprile e si compone di installazioni legate alla sperimentazione sulla luce e i nuovi media, da Orange e la serie Alone della Zignone a Cielo di limoni e I Cieli digitali di Bertrand.
Fino al 28 Agosto, il Museo d’Arte di Mendrisio e il Museo Hermann Hesse Montagnola dedicano una ricca retrospettiva a Hans Purrmann dal titolo Un maestro del colore. Dipinti, scritti e amicizie. Nelle due sedi, i curatori Regina Bucher e Simone Soldini hanno disposto un complesso di un centinaio di opere tra dipinti a olio, acquerelli e disegni, specie paesaggi e nature morte da cui spicca la grande sensibilità coloristica che ha caratterizzato la sua lunga carriera, spesa tra Monaco, Parigi, Firenze e il ritiro di Montagnola.
Il CACT Centro d’Arte Contemporanea Ticino propone una personale di Francesca Guffanti dal titolo UNPAINTED. L’artista italiana espone, fino al 22 Maggio, un corpus di lavoro che si suddivide in momenti distinti: un guardare alla storia e al citazionismo come elemento di confronto con essa, recuperando la coscienza storica in bilico tra il dinamismo e la tradizione di Michelangelo, Caravaggio, Pontormo e Hockney, rimettendo in discussione le avanguardie astratte, futuriste e concettuali che hanno dominato tutto il Novecento; un’analisi del concetto di incontro, che la Guffanti trasla al femminile, sottoponendosi a una mise en abîme, immortalandosi in autoritratti e sviluppando il tema come condivisione e definizione di identità anche attraverso la nudità come simbolica sublimazione e spogliazione dell’io per la ricerca del sé; infine il recente studio sulla favola, in particolare sui personaggi di Cappuccetto Rosso, la Nonna, il Lupo e il Cacciatore, icone che danno modo di riflettere sull’attribuzione di funzioni e ruoli morali.
Ovviamente in terra italiana, ma pur sempre a poca distanza dalle precedenti occasioni, segnaliamo anche A perdita d’occhio, mostra antologica che fino al 30 Aprile la città di Como ha dedicato a Marco Cingolani, uno dei suoi talenti più fulgidi, a ben quindici anni dall’ultima occasione. Tre le sedi espositive: il Broletto, la Pinacoteca Civica e la Biblioteca Comunale. L’esposizione è curata da Luca Beatrice e vede, al Broletto, sei opere di grande formato realizzate appositamente per l’evento, in cui l’artista trasfigura paesaggi con velature coloristicamente accese su sfondi scuri e indeterminati, alla Pinacoteca civica venti lavori storici di ambito razionalista e storicista, nell’atrio della Biblioteca un grande pannello dal titolo Italian Apparel su cui, attraverso ritagli di foto, disegni e interventi pittorici Cingolani ha tracciato la sua personale interpretazione dei fatti salienti dei 150 anni di unità nazionale.