C’è un film, scritto e diretto dal grande Woody Allen, che più di tutti mi ha sempre fatto sognare: mi riferisco a Midnight in Paris, perché, seguendo l’aspirazione da scrittore di Gil (Owen Wilson), protagonista della storia, ci si ritrova, come per magia, nel tempo della mitica Parigi degli anni Venti. Un tuffo nel passato dove il nostro incontra gli scrittori e gli artisti che a quell’epoca soggiornavano nella Ville Lumière: Francis Scott Fitzgerald con la moglie Zelda, Ernest Hemingway, Gertrude Stein ma soprattutto Pablo Picasso, Salvador Dalí, Man Ray e molti altri ancora. In sostanza, il fascino della pellicola si associa perfettamente alla Storia del Novecento, in questo caso al periodo di poco successivo alle avanguardie formatesi nei primi due decenni, sicché implicitamente, a parte evidenziare la ricorrente aspirazione dell’animo umano a celebrare un glorioso passato anziché vivere il presente, il lungometraggio narra della frenesia sottesa alle origini dell’arte contemporanea.
Cosa c’entra questo con l’opera di Lucia Pescador? Teoricamente nulla ma in verità, volendo vivere una magia, tutto. Come il nostro Gil, possiamo accettare un ipotetico passaggio su di una bella vettura d’epoca e lasciarci trasportare dal lavoro della Pescador …
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