Varcare la soglia di ingresso alla galleria Lia Rumma è come essere proiettati in una dimensione dove spazio e tempo appaiono dilatati, quasi assenti, dove i corpi sono ridotti alla loro essenza, solo abbozzati, ma dei quali si possono ancora percepire energia e movimento. Lo spettatore si ritrova – allo stesso tempo – da un lato protagonista che attesta la trasformazione della materia, della forma e dello spazio, dall’altro voyeur, osservatore-giudice distante.
L’immaginario proposto da Luca Monterastelli (Forlimpopoli, 1983) nella sua personale To Build a Fire porta allo scoperto una narrazione che analizza i meccanismi che conducono alla “caduta degli dei” – di viscontiana memoria – partendo dalla fase germinale in cui un gruppo umano minimo genera un tessuto relazionale che sta alla base di una realtà condivisa, fino ad analizzarne le dinamiche rituali e celebrative che precedono l’inevitabile collasso degenerativo della stessa. Così le sagome metalliche che ricordano il midollo nella spina dorsale, la pura essenza dell’essere umano, dispiegano le loro energie, agitandosi, nello spazio tridimensionale verso un’unica direzione. L’azione ripetuta nella dimensione spazio-temporale assume una connotazione rituale canalizzata verso un’unica direzione, la quale sfocia nella venerazione di un feticcio, “un sarcofago di metallo”. È qui che l’impianto della narrazione subisce un corto-circuito, vi è un paradosso della visione dato dalla percezione che tutto sia allo stesso tempo brulicante di energie quanto immobile. L’occhio percepisce l’installazione come un frame all’interno del quale qualcosa è già accaduto, l’apice della tensione ha già forzato il punto di rottura ma, nonostante ciò, si ha la possibilità di coglierne le dinamiche che lo hanno innescato e le future conseguenze; vi è in questo fermo-immagine la trasformazione di un’idea in qualcosa di fisico e trascendentale in cui passato, presente e futuro coesistono in una dimensione di singolarità e universalità. “Costruire un fuoco” per disporvisi intorno, nella preistoria questa azione comportava la formazione di un gruppo. Monterastelli agisce da sociologo contemporaneo: partendo da questo archetipo vuole dimostrare come la stessa dinamica, se riportata nella contemporaneità, dia lo stesso risultato: “Fallito, ancora. Riproviamo”. Angela Faravelli
La Recensione a firma di Angela Faravelli è pubblicata sul n. 265 di Segno